Università, addio italiano: l'allarme dell'Accademia della Crusca
L'Accademia della Crusca lancia l'allarme sul rischio che l'italiano scompaia: la lettera inviata all'Università di Bologna e alla ministra Bernini
L’Accademia della Crusca ha lanciato l’allarme: con i corsi di laurea in inglese si rischia la “scomparsa” dell’italiano. La questione è nata dalla decisione dell’Università di Bologna di trasformare il corso Economia e Turismo in Economics of Tourism and Cities, un percorso di laurea da svolgere completamente in lingua inglese.
La lettera dell’Accademia della Crusca sulla “scomparsa” dell’italiano
“La progressiva eliminazione dell’italiano dall’insegnamento universitario (come pure dalla ricerca) in vista di un futuro monolinguismo inglese costituisce un grave rischio per la sopravvivenza dell’italiano come lingua di cultura, anzitutto, ma anche come lingua tout court”.
Lo ha scritto Paolo D’Achille, presidente dell’Accademia della Crusca, in una lettera rivolta al rettore dell’Università Alma Mater di Bologna Giovanni Molari e alla ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini.
Ragionando sul corso triennale in Economia e Turismo, che l’università bolognese ha intenzione di svolgere completamente in lingua inglese dal prossimo anno accademico, D’Achille ha spiegato che “per legge” tutti coloro che acquisiscono la laurea triennale devono avere “un pieno possesso dell’italiano”. “Come può essere assicurato questo obiettivo da un corso la cui didattica si svolgerà interamente in lingua inglese?”, ha chiesto il presidente della Crusca.
D’Achille, nella lettera al rettore e alla ministra, ha aggiunto che “esiste una esplicita sentenza della Corte costituzionale che, pur ammettendo e anzi promuovendo la didattica in inglese, richiede espressamente che la lingua italiana non venga estromessa del tutto da ogni corso di studi”.
La replica del rettore dell’Università di Bologna alla Crusca
Dall’altra parte, il rettore dell’Università di Bologna Giovanni Molari ha respinto le ‘accuse’ spiegando che, come riportato da ‘Il Foglio’, “il corso in questione ha a che fare con il turismo, un tema internazionale. La scelta dell’inglese in un settore come questo mi pare ovvia”.
“Una scelta di senso” l’ha chiamata il rettore, che ha aggiunto: “Il nostro ateneo vanta dei corsi di italianistica che sono tra i più riconosciuti a livello internazionale, così come la ricerca. In più stiamo introducendo dei corsi di italiano in tutti i percorsi internazionali proprio per diffondere la cultura italiana anche agli studenti stranieri che frequentano la nostra università”.
“Per diverso tempo abbiamo avuto due curricula per il corso di Economia del turismo, uno in italiano e uno in inglese – ha continuato Monari -. Negli ultimi quattro anni, però, abbiamo registrato un calo consistente di iscritti al curriculum in italiano e una crescita progressiva per quello in inglese”. Da qui la decisione di avviare “un processo di razionalizzazione e di rinnovo della scelta formativa che ha portato, con il consenso di tutte le parti sociali coinvolte, a chiudere il corso in italiano”.
La scelta dell’Università di Bologna si inserisce all’interno di un preciso progetto che vuole trasformare l’ateneo emiliano in un polo sempre più attrattivo per gli studenti stranieri provenienti da tutto il mondo.
“In questi anni il nostro ateneo ha trasformato un’importante parte di corsi dall’italiano all’inglese” ha detto il rettore. Ce ne sono ben 89 al momento. “Il progressivo aumento dell’offerta in inglese ha portato con sé un incremento degli studenti internazionali che oggi superano il 10% del totale degli iscritti dell’Alma mater”, ha concluso Giovanni Monari.