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Scuola Fonte foto: iStock

USA, sparatorie a scuola: in classe tutto diventa antiproiettile

Da zaini-scudo a cattedre-barriera: negli USA in classe tutto diventa antiproiettile per proteggere alunni e docenti durante le sparatorie a scuola

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Dallo zainetto-scudo per l’asilo al raccoglitore ad anelli che diventa un giubbotto antiproiettile: negli USA le aziende di armature stanno commercializzando materiale scolastico protettivo per alunni e inseganti (anche le lavagne sono a prova d proiettile) in caso di sparatorie a scuola.

Dagli zaini-scudo agli astucci antiproiettile

Negli ultimi dieci anni negli Stati Uniti si sono verificate più di 230 sparatorie nelle scuole. E adesso le tecnologie sviluppate per proteggere i soldati in guerra vengono incorporate negli oggetti che quotidianamente studenti e docenti utilizzano in classe. Lo ha raccontato il ‘New York Times’.

Il materiale scolastico a prova di proiettile è stato presentato durante una fiera dedicata al settore educativo. Tra gli stand di aziende di libri e quelle di giocattoli, è stato allestito uno spazio espositivo con questi prodotti, creati per proteggere il mondo della scuola messo a dura prova da un fenomeno sociale che gli USA non riescono ad arginare.

Si va dagli zaini dai colori sgargianti che si trasformano in un vero e proprio scudo, agli astucci e felpe con cappuccio antiproiettile. E ancora: la cartellina blindata e il raccoglitore ad anelli che, aperto e messo al collo, diventa un corpetto. Poi c’è l’offerta per le scuole: cattedre ribaltabili che si trasformano in barricate; lavagne in materiali d’uso militare; speciali pellicole da applicare sui vetri per impedire che si frantumino se colpiti dagli spari; rifugi da installare in un angolo dell’aula.

Questi prodotti, oltre ad essere stati tutti pensati per rendere più sicuro l’ambiente scolastico, hanno un altro punto in comune: sono molto costosi (185 dollari per un astuccio, 450 dollari per una felpa antiproiettile, 60mila dollari per un rifugio).

C’è chi è pro e chi è contro

Il ‘New York Times’ ha posto l’attenzione sulle campagne pubblicitarie per vendere questi prodotti. “Una tattica di marketing comune è quella di enfatizzare l’estetica adatta ai bambini: colori stravaganti, fantasie e personaggi adorabili”, si legge. Per esempio, una delle aziende di armamenti americane più conosciute ha realizzato uno zaino antiproiettile in 14 modelli e ha parlato di una “collezione esclusiva di opere d’arte per coinvolgere i bambini”. L’acquirente, oltre alla fantasia (unicorni, cuccioli gialli, dinosauri blu), può scegliere anche il livello di protezione: da pistola o da mitragliatore.

Kenneth Trump, consulente nazionale per la sicurezza scolastica, ha affermato di essere scettico sul fatto che uno zaino possa essere efficace in caso di attacco in una scuola. “Se hai lo zaino sulle spalle, non hai bisogno anche di uno zaino frontale, di un casco e di uno scudo di Capitan America?”, ha detto con tono ironico. Inoltre, ha aggiunto, “lo zaino antiproiettile non è particolarmente utile quando è appeso a un gancio in fondo alla stanza”, come solitamente avviene nelle aule americane.

Per qualcuno, invece, sapere che la scuola possa attrezzarsi per proteggere gli studenti è rassicurante. “È come dotarsi di estintori”, ha commentato Steven Lamkin, preside della Salisbury Christian School, nel Maryland, che ha appeso dieci scudi vicino agli ingressi e installato lavagne antiproiettile in ogni aula dell’istituto.

“Armateci piuttosto di libri, formatori e risorse“, ha replicato Randi Weingarten, presidente della Federazione americana insegnanti (American federation of teachers), che ha denunciato: “Invece di avere il coraggio di risolvere il problema, si monetizza la paura”.