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La giara: riassunto, trama e personaggi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

“La giara” è una novella scritta da Luigi Pirandello nel 1909, successivamente adattata in una commedia teatrale nel 1916. L’opera esplora temi come l’avidità, l’ostinazione e l’assurdità delle convenzioni sociali, ambientando la vicenda nella Sicilia rurale e mettendo in luce le dinamiche tra i personaggi coinvolti.

La giara: trama e riassunto

La storia si svolge nel podere di don Lollò Zirafa, un ricco e litigioso proprietario terriero noto per la sua ossessione nel proteggere le proprie proprietà. In vista di un’abbondante raccolta di olive, don Lollò acquista una nuova e grande giara per conservare l’olio prodotto. Tuttavia, poco dopo l’acquisto, la giara viene trovata misteriosamente rotta, suscitando la sua ira e preoccupazione.

Per riparare il prezioso contenitore, don Lollò chiama Zi’ Dima Licasi, un abile conciabrocche che vanta l’invenzione di un mastice miracoloso capace di aggiustare qualsiasi oggetto di terracotta. Nonostante la fiducia di Zi’ Dima nel suo mastice, don Lollò insiste affinché, oltre al mastice, vengano applicati anche punti di fil di ferro per garantire una riparazione più solida. Zi’ Dima, seppur contrariato, accetta e procede con la riparazione, entrando all’interno della giara per unire i lembi rotti.

Una volta completato il lavoro, Zi’ Dima si rende conto di essere rimasto intrappolato all’interno della giara, poiché l’apertura è troppo stretta per permettergli di uscire. La situazione diventa paradossale: per liberarlo, sarebbe necessario rompere nuovamente la giara appena riparata, cosa che don Lollò rifiuta categoricamente, temendo di perdere il valore dell’oggetto. Zi’ Dima, dal canto suo, si rifiuta di pagare per i danni, sostenendo di essere stato costretto a entrare nella giara a causa delle insistenze di don Lollò.

La vicenda attira l’attenzione dei contadini locali, che si radunano intorno alla giara, ridendo e scherzando sulla situazione grottesca. Don Lollò, esasperato e preoccupato per le possibili conseguenze legali di un’accusa di sequestro di persona, si consulta con il suo avvocato, il quale lo avverte dei rischi. Alla fine, in un impeto di rabbia e frustrazione, don Lollò decide di rompere la giara, liberando Zi’ Dima ma distruggendo l’oggetto tanto prezioso.

I personaggi principali de La giara

La novella presenta una serie di personaggi emblematici, ciascuno con caratteristiche distintive che contribuiscono allo sviluppo della trama e alla rappresentazione dei temi principali.

  • Don Lollò Zirafa: proprietario terriero ricco e avaro, ossessionato dalla protezione delle sue proprietà. È noto per la sua litigiosità e per l’abitudine di intentare cause legali per qualsiasi questione, anche la più insignificante. La sua ostinazione e diffidenza lo portano a insistere su metodi tradizionali di riparazione, causando il paradosso centrale della storia.
  • Zi’ Dima Licasi: abile conciabrocche e inventore di un mastice miracoloso. È un artigiano orgoglioso del proprio lavoro e delle proprie invenzioni. La sua professionalità viene messa in discussione dall’ostinazione di don Lollò, portandolo a una situazione grottesca in cui rimane intrappolato nella giara che ha appena riparato.
  • I contadini: lavoratori del podere di don Lollò, rappresentano il coro della vicenda. Assumono un ruolo di osservatori e commentatori della situazione, trovando divertimento nella disavventura di Zi’ Dima e don Lollò. La loro presenza sottolinea l’aspetto comunitario della società rurale siciliana e mette in evidenza le dinamiche sociali e le differenze di classe.

La giara: analisi e spiegazione

“La giara” è una novella che, attraverso una vicenda apparentemente semplice e comica, esplora temi profondi e complessi, tipici della produzione pirandelliana.

Don Lollò incarna l’ossessione per il possesso e la protezione dei propri beni. La sua avarizia lo porta a comportamenti irrazionali, come l’insistenza nel voler riparare la giara con metodi tradizionali, nonostante l’innovazione proposta da Zi’ Dima. Questa ostinazione evidenzia come l’attaccamento eccessivo ai beni materiali possa condurre a situazioni paradossali e autodistruttive.

La figura di Zi’ Dima rappresenta l’innovazione e l’ingegno umano, con la sua invenzione del mastice miracoloso. Tuttavia, la diffidenza di don Lollò verso le novità e la sua insistenza nell’utilizzare metodi tradizionali portano a un fallimento. Pirandello critica così l’ostinazione e la chiusura mentale di chi rifiuta il progresso, preferendo restare ancorato a pratiche obsolete.

La situazione grottesca di Zi’ Dima intrappolato nella giara appena riparata simboleggia l’assurdità della condizione umana, tema centrale nella produzione pirandelliana. L’uomo, spesso, si ritrova prigioniero delle stesse soluzioni che escogita per risolvere i propri problemi, finendo in un paradosso in cui ogni tentativo di miglioramento o innovazione porta a ulteriori complicazioni. Zi’ Dima, abile artigiano, è costretto ad accettare l’imposizione di don Lollò, restando vittima della sua stessa professionalità e della diffidenza altrui. L’immagine di un uomo bloccato dentro una giara diventa una metafora universale della lotta dell’individuo contro un sistema irrazionale, dove la logica e l’ingegno si scontrano con la rigidità e l’ostinazione.

Il contesto della Sicilia rurale diventa il palcoscenico ideale per mettere in luce dinamiche sociali e culturali più ampie. La figura di don Lollò rappresenta non solo l’avarizia e il possesso, ma anche la rigidità delle classi dirigenti, incapaci di riconoscere il valore della creatività e dell’innovazione. La comunità dei contadini, che osserva la vicenda con divertimento e distacco, evidenzia un altro aspetto tipico del mondo pirandelliano: la tendenza collettiva a ridurre il dramma individuale a spettacolo, trasformando la sofferenza di una persona in un evento comico su cui scherzare.

Un altro elemento fondamentale è il conflitto tra individuo e società. Zi’ Dima rappresenta l’uomo comune, creativo e competente, che cerca di affermare il proprio valore attraverso il lavoro. Tuttavia, le sue competenze vengono mortificate dall’autoritarismo e dall’ottusità di don Lollò, simbolo di un mondo che non accetta il cambiamento e schiaccia l’individuo. La giara diventa, in questo senso, la prigione materiale e simbolica in cui l’individuo è intrappolato a causa delle contraddizioni sociali e delle dinamiche di potere.

La critica di Pirandello si estende anche al mondo della legge e della giustizia, incarnato nella figura dell’avvocato di don Lollò. Il tentativo di risolvere il problema attraverso consultazioni legali dimostra l’inutilità della burocrazia di fronte a situazioni semplici ma cariche di assurdità. La legge, anziché offrire soluzioni, si limita a creare ulteriore tensione e complicazioni, lasciando emergere l’ironia amara della vicenda.

Infine, l’opera è un esempio perfetto dell’umorismo pirandelliano, che non si limita a far sorridere ma induce una riflessione più profonda. La comicità nasce dal contrasto tra la banalità della situazione (una giara rotta) e le reazioni esagerate e irrazionali dei personaggi. Questo umorismo mette a nudo le contraddizioni umane e la fragilità delle certezze su cui si fondano la società e i suoi valori.