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Le maschere di Pirandello: cosa sono e caratteristiche

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Il concetto di maschera occupa un posto centrale nella produzione letteraria di Luigi Pirandello, rappresentando la tensione tra l’essere e l’apparire e la complessità dell’identità umana. Attraverso le sue opere, Pirandello esplora come gli individui indossino maschere per conformarsi alle aspettative sociali, nascondendo la loro vera essenza e vivendo in una costante tensione tra ciò che sono realmente e ciò che mostrano agli altri.

La maschera come metafora dell’identità frammentata

Pirandello percepisce l’identità umana come una realtà molteplice e frammentata. Ogni individuo non è un’unità coerente, ma piuttosto una somma di molteplici personalità che emergono in base alle circostanze e alle interazioni sociali. Questa visione si riflette nel suo romanzo Uno, nessuno e centomila, dove il protagonista, Vitangelo Moscarda, scopre di essere percepito in modi diversi da ciascuna persona che incontra, rendendosi conto di non possedere un’identità univoca. Questa presa di coscienza lo porta a una crisi esistenziale, evidenziando la dissonanza tra l’io interiore e le maschere esterne che è costretto a indossare.

La frammentazione dell’io è ulteriormente esplorata in Il fu Mattia Pascal, dove il protagonista, creduto morto, assume una nuova identità per sfuggire alle costrizioni della sua vita precedente. Tuttavia, anche questa nuova identità si rivela una maschera soffocante, portando alla luce l’impossibilità di liberarsi completamente dalle aspettative sociali e dalle convenzioni che definiscono l’esistenza umana.

Il conflitto tra essere e apparire

Uno dei temi più ricorrenti nelle opere di Pirandello è il conflitto tra l’essere autentico e l’apparire imposto dalla società. Gli individui, per essere accettati e riconosciuti, si trovano spesso costretti a indossare maschere che nascondono la loro vera natura. Questo porta a una dissonanza interiore e a una perdita di autenticità, generando una profonda crisi identitaria.

Nella poesia La maschera, Pirandello dialoga con un teschio, simbolo della verità ultima e della condizione umana spogliata da ogni finzione. Attraverso questo dialogo, l’autore riflette sulla “commedia della vita” e sulla necessità di indossare maschere per navigare nelle complessità delle interazioni sociali.

Questo conflitto è evidente anche in Il giuoco delle parti, dove i personaggi sono intrappolati in ruoli sociali prestabiliti, incapaci di esprimere la loro vera essenza. La maschera diventa così una prigione che limita la libertà individuale e impedisce una comunicazione autentica tra le persone.

La maschera e la società: conformismo e alienazione

Pirandello analizza come la società imponga maschere agli individui, costringendoli a conformarsi a ruoli e aspettative che spesso non rispecchiano la loro vera natura. Questo conformismo porta a una forma di alienazione, in cui l’individuo perde il contatto con il proprio io autentico, vivendo una vita che non gli appartiene realmente.

In Così è (se vi pare), Pirandello esplora la relatività della verità e come le maschere sociali possano distorcere la percezione della realtà. I personaggi si confrontano con diverse versioni della verità, senza mai giungere a una conclusione definitiva, evidenziando l’ambiguità dell’apparenza e la difficoltà di conoscere l’essenza delle persone al di là delle loro maschere.

La società, secondo Pirandello, funziona come un grande palcoscenico dove ogni individuo recita una parte, indossando maschere diverse a seconda delle circostanze. Questo teatro dell’esistenza umana mette in luce l’ipocrisia e la superficialità delle interazioni sociali, dove l’apparenza prevale sull’essenza e la verità diventa un concetto relativo e sfuggente.

La maschera come difesa e prigione

Le maschere, nelle opere di Pirandello, assumono una duplice funzione: da un lato, servono come difesa contro le intrusioni della società, permettendo all’individuo di proteggere la propria intimità; dall’altro, diventano una prigione che limita l’espressione autentica del sé. Questo dualismo evidenzia la complessità dell’esperienza umana, in bilico tra il bisogno di appartenenza e il desiderio di autenticità.

In Sei personaggi in cerca d’autore, i personaggi, intrappolati nelle loro maschere, cercano disperatamente un autore che dia loro una forma definitiva, una verità che li liberi dall’indeterminatezza. Tuttavia, questa ricerca si rivela vana, poiché la maschera stessa impedisce loro di raggiungere una vera autenticità, condannandoli a una perpetua incompiutezza.

La maschera, quindi, rappresenta sia una protezione necessaria per interagire con il mondo esterno, sia un ostacolo che impedisce la realizzazione piena dell’individuo. Questo paradosso riflette la condizione umana, costretta a navigare tra l’esigenza di conformarsi alle norme sociali e il desiderio di esprimere la propria unicità.

La maschera e l’umorismo pirandelliano

Pirandello utilizza l’umorismo come strumento per analizzare e svelare le contraddizioni insite nell’uso delle maschere. Come spiega nel suo saggio L’umorismo, l’umorismo non si limita a suscitare una risata superficiale, ma induce a riflettere sulla disarmonia tra l’apparenza e la realtà.

Questa disarmonia è evidente nei personaggi pirandelliani, che spesso appaiono comici proprio per la loro incapacità di riconoscere o accettare la propria condizione di frammentazione. Tuttavia, dietro questa comicità si cela una profonda tragedia esistenziale: la consapevolezza di essere intrappolati in ruoli e convenzioni che soffocano l’autenticità.

Ad esempio, in Il berretto a sonagli, l’apparente leggerezza del conflitto sociale si trasforma in una riflessione amara sulla dignità personale e sulle maschere che proteggono, ma al tempo stesso isolano, l’individuo dalla verità di sé stesso. Attraverso l’umorismo, Pirandello denuncia l’ipocrisia della società e il dolore nascosto dietro le maschere quotidiane.

La maschera come simbolo universale

Le maschere, nel pensiero di Pirandello, non sono solo un elemento personale o sociale, ma diventano un simbolo universale della condizione umana. Ogni persona è costretta a indossare una maschera per vivere, adattandosi a ruoli e aspettative che spesso cambiano nel tempo e nelle diverse relazioni.

La maschera diventa così una metafora della relatività della verità e dell’identità, poiché ogni individuo è percepito in modi diversi a seconda del contesto. Questa relatività è un tema centrale anche in Così è (se vi pare), dove la verità stessa viene frammentata e resa irraggiungibile dalle diverse maschere indossate dai personaggi.

L’attualità delle maschere pirandelliane

Il concetto di maschera sviluppato da Pirandello è straordinariamente attuale. Nella società contemporanea, dominata dai social network e dall’esposizione mediatica, il tema dell’apparenza ha assunto una nuova centralità. Gli individui, oggi più che mai, costruiscono e presentano versioni di sé stessi attraverso immagini e narrazioni che spesso non corrispondono alla realtà.

Le maschere digitali, fatte di profili e post, non sono altro che un’evoluzione delle maschere pirandelliane, simboli di una condizione umana che continua a vivere in bilico tra autenticità e rappresentazione. L’opera di Pirandello, quindi, ci invita a riflettere sulla nostra relazione con le maschere e sulla necessità di trovare un equilibrio tra il bisogno di appartenenza e il desiderio di autenticità.