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Lo strappo nel cielo di carta: la metafora di Pirandello

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Lo strappo nel cielo di carta è una potente metafora utilizzata da Luigi Pirandello per rappresentare la crisi delle certezze e l’inconsistenza delle convenzioni sociali che caratterizzano l’esperienza umana. Questa immagine emerge nel romanzo “Il fu Mattia Pascal”, pubblicato nel 1904, e incarna la presa di coscienza dell’uomo moderno riguardo alla fragilità delle proprie convinzioni e alla relatività della realtà percepita.

Lo strappo nel cielo di carta: una metafora della modernità

Lo strappo nel cielo di carta è una delle metafore più potenti della poetica di Luigi Pirandello, utilizzata per rappresentare la crisi delle certezze e la fragilità delle convenzioni sociali che regolano l’esistenza umana. Questa immagine, introdotta nel capitolo XII de Il fu Mattia Pascal (1904), incarna la presa di coscienza dell’uomo moderno riguardo all’artificiosità delle costruzioni sociali e alla relatività della realtà percepita.

Il protagonista, Adriano Meis (alter ego di Mattia Pascal), ascolta dal suo padrone di casa Anselmo Paleari una riflessione sulla condizione dell’uomo, paragonata a una rappresentazione teatrale in cui, a un certo punto, si apre uno strappo nel cielo di carta, rivelando il nulla dietro il palcoscenico. Questo evento simbolico porta alla consapevolezza dell’inconsistenza delle certezze su cui l’individuo fonda la propria esistenza, costringendolo a confrontarsi con l’assurdità e la precarietà dell’identità.

Contesto storico e culturale

All’inizio del XX secolo, l’Europa attraversava un periodo di profondi mutamenti culturali e scientifici. Le scoperte della fisica moderna, come la teoria della relatività di Einstein, e le teorie psicoanalitiche di Sigmund Freud, stavano mettendo in discussione le certezze assolute che avevano dominato il pensiero occidentale per secoli.

Il progresso scientifico, unito alla crisi delle ideologie e alla perdita dei riferimenti tradizionali, determinò una profonda crisi dell’identità individuale e una nuova percezione del mondo basata sull’incertezza. Pirandello, in questo contesto, si fece interprete della disgregazione dell’io, tematizzando nei suoi scritti il conflitto tra essere e apparire, tra verità e finzione, tra individuo e società.

La metafora nel romanzo: lo strappo nel cielo di carta

Nel dialogo tra Adriano Meis e Anselmo Paleari, quest’ultimo introduce la metafora dello strappo nel cielo di carta immaginando una rappresentazione teatrale in cui, nel momento culminante della tragedia, si apre improvvisamente uno squarcio nel cielo dipinto della scenografia, rivelando il vuoto dietro il palcoscenico.

Questa immagine suggerisce la scoperta dell’artificiosità delle convenzioni umane e del mondo stesso, concepito come un’enorme messinscena in cui ogni individuo recita un ruolo senza esserne pienamente consapevole. Adriano Meis, già smarrito nella sua crisi d’identità, si trova così di fronte a una rivelazione sconvolgente: non esiste un ordine precostituito nella realtà, ma solo illusioni condivise.

Significato filosofico

Lo strappo nel cielo di carta incarna la visione pirandelliana della realtà come costruzione soggettiva e relativa. Secondo Pirandello, l’individuo vive in una società che impone maschere e ruoli fissi, costringendolo a recitare una parte all’interno di un codice prestabilito. Tuttavia, quando si verifica lo strappo nel cielo di carta, l’individuo sperimenta un momento di disillusione e crisi esistenziale, comprendendo l’inconsistenza delle proprie certezze.

Questo momento di rivelazione non porta alla liberazione, ma a un’ulteriore alienazione, perché l’individuo, privato di punti di riferimento stabili, si ritrova in un mondo privo di senso e senza possibilità di ricostruzione.

Oreste e Amleto: il confronto tra due epoche

Nel corso della riflessione, Paleari suggerisce che, di fronte allo strappo nel cielo di carta, l’eroe classico Oreste si trasformerebbe in Amleto. Oreste, figura della tragedia greca, incarna la certezza dell’azione e del destino, mentre Amleto, protagonista shakespeariano, è il simbolo della dubbiosità e dell’indecisione tipiche dell’uomo moderno.

Questo confronto mette in luce il passaggio da una concezione del mondo basata su valori assoluti e immutabili a una visione frammentata e problematica della realtà, in cui l’uomo non può più agire con sicurezza, ma è costantemente dilaniato dall’incertezza e dalla ricerca di senso.

La crisi delle certezze e il relativismo pirandelliano

Lo strappo nel cielo di carta rappresenta la crisi delle certezze e il crollo delle strutture su cui si fondavano l’identità e la conoscenza. Pirandello racconta un’epoca in cui le scoperte scientifiche e le nuove correnti filosofiche hanno minato le verità assolute, portando l’uomo a dubitare di ogni costruzione sociale e personale.

I personaggi pirandelliani vivono una costante tensione tra l’essere e l’apparire, tra la realtà e la finzione, incapaci di stabilire una verità univoca. La vita stessa diventa un teatro dell’assurdo, in cui gli individui recitano ruoli imposti senza sapere quale sia la loro vera identità.

L’umorismo pirandelliano: il disvelamento dell’assurdo

Pirandello sviluppa una poetica dell’umorismo, inteso non come semplice comicità, ma come strumento di rivelazione delle contraddizioni dell’esistenza. L’umorismo nasce dal contrasto tra ciò che l’uomo crede di essere e ciò che realmente è, tra le convenzioni sociali e la loro inconsistenza.

Lo strappo nel cielo di carta diventa il momento in cui l’individuo si accorge dell’incoerenza della propria esistenza e dell’assurdità delle norme che regolano la vita. Tuttavia, questa consapevolezza non porta alla liberazione, ma piuttosto a una sorta di rassegnazione ironica, in cui l’uomo ride amaramente di se stesso e delle sue illusioni.

La maschera e l’identità: il grande tema pirandelliano

La metafora dello strappo nel cielo di carta si collega al tema centrale della poetica pirandelliana: il conflitto tra maschera e identità. Ogni individuo indossa maschere per adattarsi alle aspettative della società, ma queste maschere finiscono per soffocare la vera essenza dell’essere. Lo strappo rappresenta il momento in cui la maschera si lacera, mostrando il vuoto sottostante: non esiste un’identità autentica, ma solo un continuo gioco di illusioni e rappresentazioni. Pirandello ci mostra un mondo in cui l’io è sfuggente, mutevole, privo di un centro stabile, condannando l’individuo a un’esistenza di perenne incertezza e solitudine.

Lo strappo nel cielo di carta non è solo una metafora legata a Il fu Mattia Pascal, ma un simbolo universale della condizione umana moderna. Pirandello anticipa le riflessioni esistenzialiste di autori come Sartre e Camus, mettendo in scena personaggi che si confrontano con il crollo delle certezze e l’angoscia della libertà. L’individuo, una volta scoperta l’illusorietà del mondo in cui vive, può solo scegliere se continuare a recitare o affrontare la propria solitudine. Attraverso questa potente immagine, Pirandello ci offre un’indagine senza tempo sulla crisi dell’identità, sulla relatività della verità e sulla fragilità dell’essere umano di fronte al nulla.