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Carme 11 di Catullo: traduzione, figure retoriche e analisi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Il Carme 11 di Catullo rappresenta un momento cruciale nella produzione poetica dell’autore, segnando un punto di svolta nel suo rapporto con Lesbia. In questo componimento, Catullo si rivolge ai suoi amici Furio e Aurelio, affidando loro un messaggio destinato all’amata, che riflette una profonda delusione e un distacco ormai definitivo.

Carme 11 Catullo: il testo

Furi et Aureli comites Catulli,
sive in extremos penetrabit Indos,
litus ut longe resonante Eoa
tunditur unda,
sive in Hyrcanos Arabesve molles,
seu Sagas sagittiferosve Parthos,
sive quae septemgeminus colorat
aequora Nilus,
sive trans altas gradietur Alpes,
Caesaris visens monimenta magni,
Gallicum Rhenum horribile aequor ulti-
mosque Britannos,
omnia haec, quaecumque feret voluntas
caelitum, temptare simul parati,
pauca nuntiate meae puellae
non bona dicta.
Cum suis vivat valeatque moechis,
quos simul complexa tenet trecentos,
nullum amans vere, sed identidem omnium
ilia rumpens;
nec meum respectet, ut ante, amorem,
qui illius culpa cecidit velut prati
ultimi flos, praetereunte postquam
tactus aratro est.

Carme 11 Catullo: la traduzione

Furio e Aurelio, compagni di Catullo,

sia che egli penetri tra gli estremi Indi,

dove la riva è battuta dall’onda orientale

che risuona da lontano,

sia tra gli Ircani o gli Arabi molli,

sia tra i Saci o i Parti saettatori,

sia verso i mari che il Nilo dalle sette foci

colora,

sia che attraversi le alte Alpi,

visitando i monumenti del grande Cesare,

il Reno gallico, l’orribile mare

e gli ultimi Britanni,

pronti ad affrontare tutte queste cose,

qualunque sia la volontà

degli dèi, insieme preparati,

riferite alla mia ragazza

poche parole non buone.

Viva e stia bene con i suoi amanti,

che abbraccia tutti insieme trecento,

amando veramente nessuno, ma ripetutamente

sfiancando le reni di tutti;

e non rivolga più, come prima, il suo sguardo al mio amore,

che per colpa sua è caduto come il fiore

all’estremo del prato, dopo che,

sfiorato dall’aratro, è morto.

L’analisi

Il Carme 11 si distingue per la sua struttura metrica in strofe saffiche minori, una scelta che Catullo adotta anche nel Carme 51, creando un parallelismo tra l’inizio e la fine della sua relazione con Lesbia. Mentre nel Carme 51 l’amore è descritto con toni appassionati, qui prevale un sentimento di amarezza e disillusione.

La poesia si apre con un appello a Furio e Aurelio, compagni di Catullo, ai quali il poeta affida un messaggio per Lesbia. La prima parte del carme è caratterizzata da una serie di immagini esotiche e lontane, che spaziano dagli estremi confini dell’India alle terre degli Ircani, degli Arabi, dei Saci e dei Parti, fino alle sponde del Nilo e alle regioni settentrionali dell’Europa, come il Reno gallico e le isole britanniche. Queste descrizioni enfatizzano l’idea di un viaggio simbolico attraverso luoghi remoti, rappresentando forse le esperienze e le fatiche che Catullo sarebbe disposto ad affrontare.

Nella seconda parte, il tono cambia drasticamente. Catullo incarica i suoi amici di riferire a Lesbia un messaggio duro e definitivo:

  • “Viva e stia bene con i suoi amanti, che abbraccia tutti insieme trecento, amando veramente nessuno, ma ripetutamente sfiancando le reni di tutti;”: qui il poeta accusa Lesbia di promiscuità e infedeltà, sottolineando la sua incapacità di amare sinceramente.
  • “e non rivolga più, come prima, il suo sguardo al mio amore, che per colpa sua è caduto come il fiore all’estremo del prato, dopo che, sfiorato dall’aratro, è morto.”: Catullo paragona il suo amore a un fiore reciso dall’aratro, un’immagine potente che simboleggia la fine irreparabile del loro rapporto.

Il Carme 11 rappresenta dunque una sorta di congedo poetico di Catullo da Lesbia, in cui il poeta esprime la sua sofferenza e il suo disincanto, sancendo la conclusione di una relazione che ha segnato profondamente la sua vita e la sua opera.

Temi principali

Nel Carme 11, Catullo affronta diversi temi chiave:

  • L’universalità dell’esperienza umana: attraverso la menzione di luoghi esotici e lontani, Catullo enfatizza il contrasto tra l’immensità del mondo e la piccolezza della sua delusione amorosa. Il viaggio simbolico che descrive rappresenta l’idea che, indipendentemente da quanto si possa andare lontano, il dolore dell’amore tradito rimane con lui.
  • L’infedeltà e la promiscuità: il poeta accusa Lesbia di avere numerosi amanti, descrivendola con toni quasi caricaturali (“quos simul complexa tenet trecentos” – “che abbraccia tutti insieme trecento”). L’iperbole serve a evidenziare il contrasto tra l’amore sincero di Catullo e la superficialità di Lesbia, che “non ama nessuno veramente”.
  • La fine dell’amore e la disillusione: Il passaggio più toccante del componimento è l’ultima similitudine: “nec meum respectet, ut ante, amorem, qui illius culpa cecidit velut prati ultimi flos, praetereunte postquam tactus aratro est.” Il fiore reciso dall’aratro simboleggia la fine dell’amore in modo poetico ma definitivo. Non c’è più spazio per il rimpianto o il tentativo di recuperare il passato: l’amore di Catullo è morto per colpa di Lesbia, proprio come un fiore reciso non può tornare in vita.

Struttura e metrica

Il Carme 11 è composto in strofe saffiche minori, una struttura metrica derivata dalla poesia greca, in particolare da Saffo. Ogni strofa è formata da tre versi saffici (11 sillabe) seguiti da un adolio (un verso più breve di 5 sillabe). Questa metrica conferisce al carme un andamento solenne e cadenzato, adatto alla gravità del messaggio espresso.

L’uso delle strofe saffiche è significativo perché collega il Carme 11 al Carme 51, in cui Catullo aveva descritto l’amore per Lesbia in toni estatici e passionali. Se nel Carme 51 l’amore era ancora un’esperienza che provocava turbamento e meraviglia, nel Carme 11 lo stesso amore è ormai spezzato e distrutto.

Figure retoriche e stile

Il Carme 11 è un componimento altamente elaborato dal punto di vista stilistico. Catullo utilizza un’ampia gamma di figure retoriche per rafforzare il tono solenne e la drammaticità del testo.

L’anafora, ovvero la ripetizione della congiunzione “sive”, serve a scandire il ritmo della prima parte del carme, creando un effetto incalzante che amplifica l’elenco delle possibili destinazioni del viaggio.

L’iperbole è evidente sia nella descrizione dei viaggi esotici che nell’esagerazione del numero degli amanti di Lesbia (“trecento”, un numero chiaramente simbolico e non realistico).

La similitudine più forte del carme è quella finale, in cui l’amore perduto è paragonato a un fiore reciso da un aratro. Questa immagine è di una bellezza struggente e sottolinea la fragilità dell’amore, che può essere distrutto da un solo gesto, esattamente come un fiore può essere spezzato dal passaggio dell’aratro.

Infine, il tono del carme cambia radicalmente tra la prima e la seconda parte. Se all’inizio la descrizione dei viaggi ha un’aria quasi epica e solenne, l’ultima parte è pungente e crudele, con una violenta critica a Lesbia e alla sua condotta. Questo cambiamento improvviso rende il componimento ancora più efficace dal punto di vista emotivo.

Significato e interpretazione

Il Carme 11 segna la rottura definitiva tra Catullo e Lesbia. Se in altri componimenti l’amore era ancora accompagnato da speranza o desiderio, qui si avverte un senso di chiusura e distacco irreversibile.

L’idea del viaggio diventa metaforica: non si tratta solo di un’esplorazione geografica, ma anche del viaggio interiore del poeta, che finalmente si allontana dal sentimento che lo aveva tormentato per così tanto tempo. Tuttavia, il distacco non è privo di dolore: la rabbia di Catullo è evidente nella descrizione di Lesbia come una donna dissoluta e incapace di amare davvero.

L’immagine finale del fiore reciso è una delle più potenti di tutta la poesia catulliana. Essa suggerisce che l’amore di Catullo non è stato semplicemente abbandonato, ma brutalmente distrutto. Il poeta non lascia spazio al rimpianto: il danno è irreparabile e l’amore non può più esistere.