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All'Italia: testo e spiegazione della poesia di Leopardi

Francesca Mondani

Francesca Mondani

DOCENTE DI INGLESE E ITALIANO L2

Specializzata in pedagogia e didattica dell’italiano e dell’inglese, insegno ad adolescenti e adulti nella scuola secondaria di secondo grado. Mi occupo inoltre di traduzioni, SEO Onsite e contenuti per il web. Amo i saggi storici, la cucina e la mia Honda CBF500. Non ho il dono della sintesi.

Giacomo Leopardi, uno dei più grandi poeti italiani del XIX secolo, compose “All’Italia” nel 1818, esprimendo un profondo sentimento patriottico e una critica accorata alla decadenza della sua patria. In questa poesia, Leopardi confronta la gloria dell’antica Italia con la condizione di sottomissione e degrado del presente, utilizzando immagini potenti e un linguaggio elevato per evocare l’orgoglio nazionale e incitare alla rinascita.

All’Italia: il testo

O patria mia, vedo le mura e gli archi
E le colonne e i simulacri e l’erme
Torri degli avi nostri,
Ma la gloria non vedo,
Non vedo il lauro e il ferro ond’eran carchi
I nostri padri antichi. Or fatta inerme,
Nuda la fronte e nudo il petto mostri.
Oimè quante ferite,
Che lividor, che sangue! oh qual ti veggio,
Formosissima donna! Io chiedo al cielo
E al mondo: dite dite;
Chi la ridusse a tale? E questo è peggio,
Che di catene ha carche ambe le braccia;
Sì che sparte le chiome e senza velo
Siede in terra negletta e sconsolata,
Nascondendo la faccia
Tra le ginocchia, e piange.
Piangi, che ben hai donde, Italia mia,
Le genti a vincer nata
E nella fausta sorte e nella ria.

Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive,
Mai non potrebbe il pianto
Adeguarsi al tuo danno ed allo scorno;
Che fosti donna, or sei povera ancella.
Chi di te parla o scrive,
Che, rimembrando il tuo passato vanto,
Non dica: già fu grande, or non è quella?
Perchè, perchè? dov’è la forza antica,
Dove l’armi e il valore e la costanza?
Chi ti discinse il brando?
Chi ti tradì? qual arte o qual fatica
O qual tanta possanza
Valse a spogliarti il manto e l’auree bende?
Come cadesti o quando
Da tanta altezza in così basso loco?
Nessun pugna per te? non ti difende
Nessun de’ tuoi? L’armi, qua l’armi: io solo
Combatterò, procomberò sol io.
Dammi, o ciel, che sia foco
Agl’italici petti il sangue mio.

Dove sono i tuoi figli? Odo suon d’armi
E di carri e di voci e di timballi:
In estranie contrade
Pugnano i tuoi figliuoli.
Attendi, Italia, attendi. Io veggio, o parmi,
Un fluttuar di fanti e di cavalli,
E fumo e polve, e luccicar di spade
Come tra nebbia lampi.
Nè ti conforti? e i tremebondi lumi
Piegar non soffri al dubitoso evento?
A che pugna in quei campi
L’Itala gioventude? O numi, o numi:
Pugnan per altra terra itali acciari.
Oh misero colui che in guerra è spento,
Non per li patrii lidi e per la pia
Consorte e i figli cari,
Ma da nemici altrui,
Per altra gente, e non può dir morendo:
Alma terra natia,
La vita che mi desti ecco ti rendo.

Oh venturose e care e benedette
L’antiche età, che a morte
Per la patria correan le genti a squadre;
E voi sempre onorate e gloriose,
O tessaliche strette,
Dove la Persia e il fato assai men forte
Fu di poch’alme franche e generose!
Io credo che le piante e i sassi e l’onda
E le montagne vostre al passeggere
Con indistinta voce
Narrin siccome tutta quella sponda
Coprìr le invitte schiere
De’ corpi ch’alla Grecia eran devoti.
Allor, vile e feroce,
Serse per l’Ellesponto si fuggia,
Fatto ludibrio agli ultimi nepoti;
E sul colle d’Antela, ove morendo
Si sottrasse da morte il santo stuolo,
Simonide salia,
Guardando l’etra e la marina e il suolo.

E di lacrime sparso ambe le guance,
E il petto ansante, e vacillante il piede,
Toglieasi in man la lira:
Beatissimi voi,
Ch’offriste il petto alle nemiche lance
Per amor di costei ch’al Sol vi diede;
Voi che la Grecia cole, e il mondo ammira.
Nell’armi e ne’ perigli
Qual tanto amor le giovanette menti,
Qual nell’acerbo fato amor vi trasse?
Come sì lieta, o figli,
L’ora estrema vi parve, onde ridenti
Correste al passo lacrimoso e duro?
Parea ch’a danza e non a morte andasse
Ciascun de’ vostri, o a splendido convito:
Ma v’attendea lo scuro
Tartaro, e l’onda morta;
Nè le spose vi foro o i figli accanto
Quando su l’aspro lito
Senza baci moriste e senza pianto.

Ma non senza de’ Persi orrida pena
Ed immortale angoscia.
Come lion di tori entro una mandra
Or salta a quello in tergo e sì gli scava
Con le zanne la schiena,
Or questo fianco addenta or quella coscia;
Tal fra le Perse torme infuriava
L’ira de’ greci petti e la virtute.
Ve’ cavalli supini e cavalieri;
Vedi intralciare ai vinti
La fuga i carri e le tende cadute,
E correr fra’ primieri
Pallido e scapigliato esso tiranno;
Ve’ come infusi e tinti
Del barbarico sangue i greci eroi,
Cagione ai Persi d’infinito affanno,
A poco a poco vinti dalle piaghe,
L’un sopra l’altro cade. Oh viva, oh viva:
Beatissimi voi
Mentre nel mondo si favelli o scriva.

Prima divelte, in mar precipitando,
Spente nell’imo strideran le stelle,
Che la memoria e il vostro
Amor trascorra o scemi.
La vostra tomba è un’ara; e qua mostrando
Verran le madri ai parvoli le belle
Orme del vostro sangue. Ecco io mi prostro,
O benedetti, al suolo,
E bacio questi sassi e queste zolle,
Che fien lodate e chiare eternamente
Dall’uno all’altro polo.
Deh foss’io pur con voi qui sotto, e molle
Fosse del sangue mio quest’alma terra.
Che se il fato è diverso, e non consente
Ch’io per la Grecia i moribondi lumi
Chiuda prostrato in guerra,
Così la vereconda
Fama del vostro vate appo i futuri
Possa, volendo i numi,
Tanto durar quanto la vostra duri.

All’Italia: il significato della poesia

La poesia “All’Italia” di Giacomo Leopardi è stata scritta nel 1818, durante un periodo di profonde trasformazioni politiche e sociali per l’Italia, ancora divisa in stati e sottoposta a dominazioni straniere. Il componimento fa parte delle “Canzoni”, una raccolta di poesie in cui Leopardi affronta temi di grande respiro morale e civile, esprimendo un profondo senso di dolore per la condizione della sua patria.

Il contesto storico in cui nasce questa poesia è quello successivo al Congresso di Vienna (1814-1815), che aveva sancito la restaurazione dei vecchi regimi monarchici e la suddivisione dell’Italia in stati sottoposti a influenze straniere. Leopardi, da patriota e profondo conoscitore dell’antichità classica, si rivolge al passato glorioso dell’Italia, quando essa era la culla della civiltà e un esempio di virtù e forza.

Il significato dell’opera è duplice: da una parte, Leopardi celebra la grandezza dell’antica Italia, patria di eroi e cultura, dall’altra esprime una dura critica alla decadenza contemporanea. La poesia è un appello accorato alla rinascita dell’orgoglio nazionale, un grido di dolore che riflette il desiderio di vedere un’Italia libera e unita. La metafora della “formosissima donna” che piange, ferita e umiliata, è un’immagine potente della patria ridotta in schiavitù.

All’Italia: analisi e tematiche

La struttura della poesia segue la forma della canzone petrarchesca, caratterizzata da strofe lunghe, un ritmo elevato e un linguaggio aulico che esprime la solennità del tema trattato. Gli aspetti principali della poesia includono:

  • Contrasto tra passato e presente: Leopardi alterna immagini della gloria antica a quelle della miseria attuale. Questo contrasto è evidente fin dall’incipit, dove le vestigia del passato (archi, colonne, torri) sono contrapposte alla mancanza della gloria presente.
  • Lamento patriottico: il poeta si rivolge direttamente all’Italia, personificandola come una donna che piange il proprio declino. Il tema del lamento patriottico è una costante della letteratura risorgimentale, di cui Leopardi è un precursore.
  • Eroismo e sacrificio: Leopardi celebra gli eroi dell’antichità, in particolare i Greci che combatterono contro i Persiani nelle Termopili, vedendoli come esempio di virtù e coraggio. Questo tema serve a spronare i contemporanei a ritrovare lo stesso spirito.
  • Critica all’inerzia contemporanea: l’accusa di Leopardi è rivolta anche agli italiani del suo tempo, incapaci di difendere la patria e di reagire alla dominazione straniera. L’immagine del poeta disposto a sacrificare il proprio sangue per risvegliare il valore negli italiani sottolinea la sua frustrazione e il suo senso di impotenza.

All’Italia: le principali figure retoriche

Leopardi utilizza un’ampia gamma di figure retoriche per rendere il suo messaggio più incisivo e suggestivo. Tra le principali, troviamo:

  • Personificazione: l’Italia è descritta come una donna ferita e umiliata, una rappresentazione che rende tangibile il dolore della patria.
  • Anastrofe e iperbato: l’ordine delle parole è spesso invertito per conferire solennità al verso e richiamare la tradizione classica.
  • Climax: l’intensità emotiva cresce progressivamente, come nella sequenza di immagini che descrivono la sofferenza dell’Italia.
  • Allitterazioni: l’uso di suoni ripetuti enfatizza il ritmo e la musicalità del componimento.
  • Interrogazioni retoriche: il poeta si rivolge direttamente a un interlocutore immaginario per sottolineare la gravità della situazione e stimolare una riflessione.
  • Similitudini e metafore: Leopardi impiega immagini evocative per rendere più vividi i concetti, come nella similitudine che paragona l’eroismo greco a un leone che assale i tori.
  • Parallelismi: le strutture ripetitive conferiscono un ritmo incalzante, evidenziando il tema della caduta e della possibile rinascita.

“All’Italia” rappresenta una delle poesie più emblematiche di Leopardi, non solo per il suo valore letterario, ma anche per il messaggio politico e morale che veicola. Attraverso il lamento per la decadenza dell’Italia, Leopardi non si limita a denunciare una situazione storica, ma invita a riscoprire i valori di unità, coraggio e sacrificio. La sua poesia rimane un monito universale, che trascende i confini temporali e geografici, richiamando l’importanza della memoria storica e dell’azione collettiva per costruire un futuro migliore.