Salta al contenuto

Malcolm X: storia e pensiero dell'attivista americano

Perché Malcolm “X”? La vita e l’impegno di uno dei più grandi e discussi leader afroamericani. Dalla conversione all’Islam Sunnita fino alla morte violenta a 39 anni

Valeria Biotti

Valeria Biotti

SCRITTRICE, GIORNALISTA, SOCIOLOGA

Sono scrittrice, giornalista, sociologa, autrice teatrale, speaker radiofonica, vignettista, mi occupo di Pedagogia Familiare. Di me è stato detto:“È una delle promesse della satira italiana” (Stefano Disegni); “È una scrittrice umoristica davvero divertente” (Stefano Benni).

Nato Malcolm Little

È il 19 maggio del 1925 quando Earl Little e Louise Norton Little mettono al mondo il figlio Malcolm. Earl, predicatore battista in Nebraska, viene a mancare sei anni dopo, investito da un tram.

Questa, secondo il figlio, è la versione di comodo: come sostiene lui stesso all’interno della propria autobiografia, la famiglia era da tempo perseguitata da un gruppo violento di suprematisti bianchi, motivo per il quale la famiglia era stata costretta ripetutamente a trasferirsi, soprattutto a seguito di un incendio di natura dolosa che aveva raso al suolo la casa di residenza.

La questione razziale è particolarmente sentita in famiglia. Louise è figlia di un rapporto sessuale estorto: la madre, al tempo, era stata stuprata da un bianco.

La morte del marito, la persecuzione che non accenna a sopirsi, il peso delle bugie sull’omicidio – o presunto tale – annegano la donna in un lago di disperazione e depressione. Dichiarata insana di mente e rinchiusa in un istituto psichiatrico, si vede sottrarre i figli a cui spetta il crudele destino di venire separati anche tra loro, distribuiti tra famiglie affidatarie differenti e orfanotrofi.

Malcolm cresce serio e studioso. Ha il sogno di incidere nella società diventando un brillante avvocato. Eppure – come racconta egli stesso – decide di abbandonare gli studi a seguito di un traumatico “bagno di realtà”. L’insegnante che ha più a cuore e dal quale di sente maggiormente stimato, incoraggiato, gli consegna una previsione sul suo destino: quello di diventare un avvocato di fama non è “un obiettivo realistico per un negro“; da questa rivelazione prende il via la nuova vita di quello che sarebbe divenuto Malcolm X.

Ma il seguito della vicenda non può che essere turbolento.

Tutto inizia con qualche piccolo crimine, qualche arresto e brevi periodi presso centri di detenzione. Poi, la questione si fa più seria. Il trasferimento ad Harlem non aiuta: si dà allo spaccio, sfruttamento della prostituzione, estorsione, rapina. Alla visita per l’arruolamento – durante la Seconda Guerra Mondiale – viene giudicato inabile perché psicologicamente inadatto. Nella sua autobiografia sottolinea la sua grande capacità di finzione in tale occasione.

Il Carcere, la Nation of Islam

Possesso illegale di armi da fuoco, violazione di domicilio, furto: nel gennaio del 1946, a soli venti anni, Malcolm vien condannato a dieci anni di carcere da scontare presso la Charlestown State Prison. Durante il periodo di reclusione, riceve una lettera dal fratello Reginald che gli propone di unirsi alla Nation of Islam (NOI), una “setta islamica militante”.

La tesi fondante del movimento sostiene che gli schiavi africani fossero musulmani, prima che fosse posta in atto la loro cattura e deportazione. Da qui, la logica necessità di riconvertire i neri all’Islam. L’obiettivo finale del gruppo è la creazione di una Nazione nera autonoma.

L’approccio lo conquista. Legge gli scritti di Elijah Muhammad – fondatore del movimento – e ne sposa le tesi. Inizia studiare, ad approfondire, ad accumulare elementi a suffragio delle teorie della NOI. La sua ottima condotta in carcere gli valgono uno sconto di pena: esce in libertà vigilata, il 7 agosto 1952.

Perché “X”

Una scelta simbolica.

Se, infatti, la storia aveva consegnato agli schiavi neri il cognome dei propri padroni, liberarsi dai retaggi di tale pratica barbara – specchio del “possesso” che un uomo poteva esercitare su un altro uomo – è un passo fondamentale per Malcolm.

Lui non è figlio di schiavi, certo, ma la battaglia non è individuale: è globale. E se la “X” in matematica rappresenta una incognita, ecco allora che in questo caso diviene il segno visibile e tangibile di una origine – quella degli afro-americani deportati dalle proprie terre natali – ormai perduta.

Il successo del NOI, le conversioni illustri

Malcolm X diviene ben presto decisamente centrale, all’interno del movimento. A tal punto da attirare le attenzioni di FBI e CIA. Sotto constante osservazione perché probabilmente “comunista” e di certo scomodo, figura negli archivi anche come “Malachi Shabazz”, pseudonimo che trae la propria radice dal riferimento ad una discendenza da un’antica “nazione asiatica nera”.

Malcolm prima si trasferisce presso Elijah Muhammad a Chicago, quindi torna a Boston con il ruolo di “Ministro del Tempio Numero 2 della Nazione dell’Islam”.

La sua attività di proselitismo moltiplica iscritti, anche illustri. Cassius Clay – proprio aderendo alla NOI – modifica il proprio nome in Muhammad Alì.

Tra il 1952 e il 1963, la NOI – che originariamente registrava cinquecento iscritti – arriva a toccare quota trentamila.

Nel 1958 Malcolm X sposa Betty Dean Sanders (o Betty Shabazz o X) con cui mette al mondo sei figlie.

I contrasti interni alla NOI, la separazione

Non è semplice la convivenza all’interno della Nation. Divergenze di pensiero e di “stile di vita”, nonché probabilmente un certo fastidio nei confronti della figura sempre più ingombrante di Malcolm, iniziano a produrre qualche scricchiolio.

Elijah Muhammad, ad esempio, conduce un’esistenza sostanzialmente edonista, dividendo le proprie attenzioni tra svariate segretarie e condendo i rapporti con un certo numero di figli. X non crede sia una comunicazione positiva, verso l’esterno. Così come si trova a criticare pesantemente la marcia su Washington, che ribattezza la “buffonata di Washington”.

In occasione dell’assassinio di J.F.K., Malcolm si lancia in affermazioni volte quasi a giustificare l’atto, dichiarazioni dalle quali la NOI prende le distanze, vietandogli di parlare in pubblico per i successivi novanta giorni. Le sue posizioni lo allontanano da altre figure di leader afro-americani come Martin Luther King, sostenitore della nonviolenza.

L’8 marzo 1964 comunica la sua separazione dalla NOI e il 12 marzo annuncia la creazione di un nuovo movimento, il Muslim Mosque, Inc, in cui X abbandona il presupposto religioso come elemento di coesione per il “popolo nero”.

Nello stesso anno, Malcolm X si converte all’Islam sunnita e sceglie un nuovo nome: El-Hajj Malik El-Shabazz.

Durante un discorso alla nazione, da molti ritenuto storico, dichiara:

«I diritti umani sono qualcosa che avete dalla nascita. Vi sono dati da Dio e sono quelli che tutte le Nazioni della Terra riconoscono.

In passato, è vero, ho condannato in modo generale tutti i bianchi. Non sarò mai più colpevole di questo errore; perché adesso so che alcuni bianchi sono davvero sinceri, che alcuni sono davvero capaci di essere fraterni con un nero. Il vero Islam mi ha mostrato che una condanna di tutti i bianchi è tanto sbagliata quanto la condanna di tutti i neri da parte dei bianchi. […] Oggi i miei amici sono neri, marroni, rossi, gialli e bianchi»

Con Peter Bailey fonda il distaccamento statunitense dell’Organizzazione per l’Unità Afro-americana che adotta una linea aconfessionale nella difesa dei Diritti Umani.

Con sette colpi

Malcolm X viene assassinato con sette colpi d’arma da fuoco – a 39 anni – il 21 febbraio 1965 ad Harlem, durante un discorso pubblico, dopo essere scampato a un tentativo d’attentato assieme alla sua famiglia la settimana precedente.

Al suo funerale partecipa oltre un milione e mezzo di persone.

A seguito delle indagini, tre membri della NOI vengono arrestati per il suo assassinio: Talmadge Hayer, Norman 3X Butler e Thomas 15X Johnson. Va sottolineato come il solo Hayer confessi il proprio coinvolgimento diretto nell’omicidio.