La Rivoluzione Russa del 1917: cause e conseguenze
La Rivoluzione Russa del 1917 rappresenta uno dei momenti più significativi del XX secolo, un evento che segnò la fine dell’Impero zarista e l’inizio di una nuova era politica, economica e sociale per la Russia. Questo periodo turbolento vide il crollo di una monarchia millenaria, la nascita di un regime socialista e l’ascesa del Partito Bolscevico guidato da Lenin. La rivoluzione fu il risultato di decenni di crisi, aggravata dalle devastazioni della Prima Guerra Mondiale, e trasformò per sempre il corso della storia russa e mondiale.
- La Rivoluzione Russa del 1917: le cause
- L'inizio della Rivoluzione nel 1917: la rivoluzione di febbraio
- Le tesi di aprile
- L'ascesa di Lenin
- La pace e la fine della rivoluzione
La Rivoluzione Russa del 1917: le cause
Le radici della Rivoluzione Russa del 1917 affondano in una profonda crisi economica, sociale e politica. All’inizio del XX secolo, la Russia era un paese ancora fortemente legato all’agricoltura, con una popolazione contadina che viveva in condizioni di estrema povertà. Sebbene la servitù della gleba fosse stata abolita nel 1861, i contadini non avevano accesso a terre sufficienti per garantire il proprio sostentamento e soffrivano per le pesanti tasse imposte dal governo. Nel frattempo, l’industrializzazione, seppur in crescita, era limitata ad alcune grandi città e si sviluppava in modo disorganizzato, generando una classe operaia urbana sottoposta a condizioni di lavoro disumane, con salari bassi e orari estenuanti.
A questa difficile situazione economica si aggiunse la partecipazione della Russia alla Prima Guerra Mondiale, un conflitto che aggravò ulteriormente le già precarie condizioni della popolazione. Milioni di soldati russi persero la vita o tornarono gravemente feriti, mentre le risorse del paese venivano drenate dallo sforzo bellico. La guerra portò a carenze alimentari, inflazione galoppante e crescente disoccupazione, alimentando il malcontento sia tra i civili che tra i soldati al fronte.
Sul piano politico, il regime zarista guidato da Nicola II era percepito come incapace di affrontare le sfide del tempo. Lo zar si dimostrava distante e indeciso, mentre le riforme promesse rimanevano inattuate. La mancanza di rappresentanza politica, le limitazioni delle libertà civili e la repressione dei movimenti di opposizione alimentavano un clima di sfiducia e rabbia verso l’autocrazia. In questo contesto, ideologie socialiste e marxiste cominciarono a diffondersi, trovando terreno fertile tra operai, contadini e soldati. Partiti rivoluzionari come i bolscevichi iniziarono a guadagnare consenso, proponendo un cambiamento radicale del sistema sociale e politico.
L’inizio della Rivoluzione nel 1917: la rivoluzione di febbraio
La scintilla che diede inizio alla rivoluzione scoppiò a Pietrogrado (l’odierna San Pietroburgo) nel marzo 1917. Le prime manifestazioni si verificarono l’8 marzo, quando migliaia di donne scesero in piazza per protestare contro la mancanza di pane e le condizioni di vita insostenibili. Le proteste crebbero rapidamente di intensità, coinvolgendo operai, studenti e soldati, trasformandosi in uno sciopero generale che paralizzò la città.
Il punto di svolta arrivò il 12 marzo, quando le truppe zariste, anziché reprimere le proteste, decisero di unirsi ai manifestanti. Questa diserzione segnò la fine dell’autorità dello zar Nicola II, che abdicò tre giorni dopo, il 15 marzo 1917, ponendo fine a tre secoli di dominio della dinastia Romanov. Con l’abdicazione dello zar, il potere passò al Governo Provvisorio, formato principalmente da esponenti liberali e moderati, che si proponeva di guidare il paese verso una democrazia parlamentare.
Tuttavia, il Governo Provvisorio si trovò subito a dover affrontare numerose difficoltà. La decisione di continuare la partecipazione alla Prima Guerra Mondiale si rivelò estremamente impopolare, alimentando il malcontento tra una popolazione già esausta dal conflitto. Contemporaneamente, i Soviet (consigli di operai e soldati) che si erano formati nelle principali città russe cominciarono a esercitare un’influenza crescente, entrando in competizione con il Governo Provvisorio. Questo dualismo di poteri generò una situazione di instabilità politica che aprì la strada a ulteriori sviluppi rivoluzionari.
Le tesi di aprile
In questo clima di incertezza, Vladimir Lenin, leader dei bolscevichi, fece ritorno in Russia il 3 aprile 1917, dopo anni di esilio. Pochi giorni dopo, presentò le sue celebri Tesi di Aprile, un programma politico che delineava una strategia rivoluzionaria chiara e radicale. Tra i punti principali delle Tesi, Lenin propose:
- La fine immediata della guerra;
- La redistribuzione delle terre ai contadini;
- Il trasferimento del potere ai Soviet;
- L’abolizione del Governo Provvisorio.
Queste idee erano rivoluzionarie e incontrarono inizialmente resistenze, anche all’interno dello stesso Partito Bolscevico. Tuttavia, la chiarezza e l’audacia delle proposte di Lenin guadagnarono rapidamente consenso tra le masse, specialmente tra operai e soldati stanchi della guerra e desiderosi di un cambiamento radicale.
L’ascesa di Lenin
Lenin sfruttò abilmente il crescente malcontento popolare per consolidare il potere dei bolscevichi. Durante l’estate del 1917, il Governo Provvisorio perse sempre più autorità, incapace di rispondere alle richieste di pace, terra e pane che provenivano dalla popolazione. Gli scioperi e le proteste si intensificarono, mentre il Partito Bolscevico continuava a rafforzare la propria posizione all’interno dei Soviet.
Il momento decisivo arrivò nell’ottobre 1917 (novembre secondo il calendario gregoriano), quando i bolscevichi guidarono un’insurrezione armata contro il Governo Provvisorio. L’assalto al Palazzo d’Inverno, sede del governo, fu rapido e quasi incruento. Il Governo Provvisorio fu rovesciato, e i bolscevichi presero il controllo del potere. Lenin dichiarò la nascita di un governo sovietico guidato dal Partito Bolscevico, ponendo fine alla fase iniziale della rivoluzione.
La pace e la fine della rivoluzione
Una delle prime azioni del nuovo governo bolscevico fu quella di negoziare una pace con le potenze centrali per porre fine alla partecipazione della Russia alla Prima Guerra Mondiale. Questo obiettivo fu raggiunto con il Trattato di Brest-Litovsk, firmato nel marzo 1918. Sebbene la pace fosse accompagnata da pesanti perdite territoriali per la Russia, permise al governo bolscevico di concentrarsi sulla lotta interna per consolidare il proprio potere.
La Rivoluzione Russa del 1917 non terminò con la presa del potere da parte dei bolscevichi. Seguì un periodo di guerra civile tra l’Armata Rossa, sostenitrice del governo sovietico, e l’Armata Bianca, composta da forze controrivoluzionarie. Solo nel 1922, con la vittoria definitiva dell’Armata Rossa, i bolscevichi riuscirono a stabilire il loro controllo su tutto il territorio russo, fondando l’Unione Sovietica.
La Rivoluzione del 1917 rappresentò una svolta epocale, non solo per la Russia, ma per il mondo intero. Essa segnò l’inizio di un esperimento politico e sociale che avrebbe influenzato profondamente il XX secolo, con effetti duraturi sull’economia, la politica e la cultura globale.