Salta al contenuto

La Rivoluzione Russa del 1905: cause e avvenimenti

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

La Rivoluzione Russa del 1905 rappresenta uno spartiacque nella storia dell’Impero Russo, un evento che rivelò il malessere profondo di un sistema incapace di rispondere alle esigenze di una società in trasformazione. Si trattò di un momento in cui tensioni economiche, sociali e politiche trovarono un punto di rottura, generando una serie di eventi che portarono l’Impero a confrontarsi con la necessità di cambiamenti significativi.

La Rivoluzione Russa del 1905: le cause

Le radici della Rivoluzione del 1905 affondano in un contesto di crisi profonda che interessava diversi aspetti della società russa. Da un lato, vi era la pressione economica e sociale su una popolazione in gran parte rurale e agraria; dall’altro, il malcontento politico cresceva di pari passo con la repressione autocratica del regime zarista.

Una delle principali cause fu la questione agraria. Sebbene la servitù della gleba fosse stata abolita nel 1861, i contadini continuavano a vivere in condizioni di estrema povertà. Le terre assegnate a seguito delle riforme erano insufficienti, spesso di scarsa qualità, e i contadini dovevano affrontare debiti significativi derivanti dai pagamenti di riscatto imposti dallo Stato. Questa situazione alimentava il risentimento verso i proprietari terrieri e il governo zarista, che veniva percepito come incapace di risolvere i problemi fondamentali della popolazione rurale.

Parallelamente, l’industrializzazione rapida e disorganizzata della fine del XIX secolo aveva creato una nuova classe operaia urbana. I lavoratori delle fabbriche soffrivano condizioni durissime: orari di lavoro estenuanti, salari insufficienti e ambienti di lavoro insalubri. Il malcontento tra gli operai portò alla nascita di movimenti sindacali e politici che, seppur repressi dal regime, iniziarono a organizzarsi per rivendicare migliori condizioni di vita.

A peggiorare la situazione fu la repressione politica esercitata dallo zar Nicola II. La Russia del tempo era un’autocrazia in cui ogni forma di opposizione veniva soppressa con la forza. Le libertà civili erano quasi inesistenti: la stampa era censurata, i partiti politici venivano perseguitati e la Duma, istituita come organo consultivo, aveva un ruolo marginale. Questo contesto generava frustrazione non solo tra le classi popolari, ma anche tra la borghesia, gli intellettuali e persino alcuni settori della nobiltà.

Infine, la sconfitta nella guerra russo-giapponese (1904-1905) rappresentò un punto di svolta. La Russia, considerata una delle principali potenze mondiali, subì una clamorosa umiliazione militare da parte di un paese che veniva percepito come meno avanzato. Questa disfatta non solo evidenziò le debolezze dell’apparato militare e politico russo, ma aggravò le difficoltà economiche del paese, aumentando il malcontento generale.

L’inizio della Rivoluzione nel 1905

La scintilla che fece esplodere il malcontento generale fu il tragico evento noto come Domenica di Sangue. Il 9 gennaio 1905 (22 gennaio secondo il calendario gregoriano), migliaia di operai si radunarono pacificamente a San Pietroburgo per presentare una petizione allo zar. La manifestazione, guidata dal sacerdote Georgij Gapon, chiedeva riforme economiche e politiche, tra cui migliori condizioni di lavoro, una giornata lavorativa di otto ore e l’istituzione di un’assemblea rappresentativa.

Le truppe zariste, però, aprirono il fuoco sui manifestanti, causando centinaia di morti e feriti. Questo evento ebbe un impatto devastante sulla percezione dello zar, fino a quel momento considerato il “Padre del Popolo". La Domenica di Sangue segnò l’inizio di una serie di scioperi e insurrezioni in tutto il paese, coinvolgendo operai, contadini e persino alcuni membri dell’esercito.

Le proteste si diffusero rapidamente nelle città industriali e nelle campagne. Gli scioperi paralizzarono l’economia, mentre i contadini iniziarono a saccheggiare le proprietà dei latifondisti. Anche le minoranze etniche dell’Impero Russo, come polacchi, finlandesi e georgiani, colsero l’occasione per rivendicare maggiore autonomia, contribuendo a rendere il movimento rivoluzionario ancora più complesso e frammentato.

Il Manifesto d’Ottobre

Di fronte alla crescente pressione, lo zar Nicola II fu costretto a fare concessioni. Il 17 ottobre 1905, emanò il cosiddetto Manifesto d’Ottobre, un documento che prometteva riforme significative per placare il malcontento. Tra le promesse principali vi erano:

  • La creazione di una Duma con poteri legislativi, che avrebbe dovuto rappresentare la popolazione e collaborare con il governo;
  • L’introduzione di alcune libertà civili, come la libertà di parola, di associazione e di riunione;
  • La concessione del diritto di voto a una parte più ampia della popolazione.

Il Manifesto d’Ottobre segnò un momento importante nella storia politica russa, poiché rappresentava la prima ammissione, da parte del regime zarista, della necessità di limitare il proprio potere. Tuttavia, le concessioni dello zar non furono sufficienti a soddisfare tutti. I più radicali, come i bolscevichi, consideravano le riforme insufficienti, mentre altri gruppi politici speravano in un cambiamento più graduale.

Nonostante ciò, il Manifesto contribuì a dividere il movimento rivoluzionario. Alcuni gruppi, come i liberali, accolsero le riforme come un passo nella giusta direzione e cessarono le proteste, mentre altri, più radicali, continuarono a chiedere la fine dell’autocrazia.

La fine della rivoluzione del 1905

Sebbene il Manifesto d’Ottobre avesse temporaneamente calmato le acque, le tensioni non si placarono del tutto. Nei mesi successivi, il governo zarista adottò una duplice strategia: da un lato, cercò di attuare alcune delle riforme promesse, dall’altro intensificò la repressione contro i movimenti rivoluzionari più radicali.

Nel dicembre del 1905, un’insurrezione armata scoppiò a Mosca, guidata dai socialdemocratici. La rivolta fu brutalmente repressa dalle forze governative, segnando il culmine della violenza rivoluzionaria. Dopo questa sconfitta, il movimento perse gran parte del suo slancio. Il governo riprese il controllo della situazione, arrestando i leader dei movimenti rivoluzionari e rafforzando il proprio potere.

La fine della Rivoluzione del 1905 non portò a un cambiamento immediato e significativo del sistema politico russo. Tuttavia, le concessioni fatte, come la creazione della Duma, segnarono l’inizio di un lento processo di riforma. Allo stesso tempo, la rivoluzione lasciò un’eredità importante: dimostrò che il regime zarista non era invulnerabile e che un movimento di massa poteva mettere in crisi l’autocrazia.

Gli eventi del 1905 furono il preludio alle rivoluzioni del 1917, che avrebbero definitivamente abbattuto il regime zarista. La Rivoluzione del 1905 insegnò ai rivoluzionari russi che solo un’azione più organizzata e determinata avrebbe potuto portare a un cambiamento radicale. Allo stesso tempo, rivelò le profonde debolezze del sistema zarista, incapace di adattarsi alle sfide di un mondo in rapida evoluzione.

La mappa concettuale

Scarica qui il PDF della mappa!

Scarica PDF