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Cartesio: il principio del Cogito, ergo sum

Andrea Bosio

Andrea Bosio

INSEGNANTE DI FILOSOFIA E STORIA

Nato a Genova, è cresciuto a Savona. Si è laureato in Scienze storiche presso l’Università di Genova, occupandosi di storia della comunicazione scientifica e di storia della Chiesa. È dottorando presso la Facoltà valdese di teologia. Per Effatà editrice, ha pubblicato il volume Giovani Minzoni terra incognita.

René Descartes, comunemente noto come Cartesio, è una figura centrale nella storia della filosofia e della scienza, la cui eredità continua a influenzare profondamente il pensiero occidentale.

Nato in Francia nel 1596, Cartesio è spesso celebrato come il “Padre della Filosofia Moderna“, grazie alla sua radicale proposta di dubitare sistematicamente di ogni conoscenza preesistente per costruire un fondamento epistemologico solido e indubitabile.

La sua famosa frase “Cogito, ergo sum” (Penso, dunque sono) incapsula l’essenza del suo approccio: l’affermazione dell’esistenza del sé come punto di partenza indiscutibile per qualsiasi ulteriore indagine filosofica.

Cartesio: la vita

Cartesio fu un filosofo, matematico e scienziato francese nato il 31 marzo 1596 a La Haye en Touraine, Francia. La sua vita fu segnata da un incessante desiderio di conoscenza e da un profondo interesse per una vasta gamma di discipline, dalla filosofia alla matematica, dalla fisica alla fisiologia. Educato presso il collegio gesuita di La Flèche, Cartesio sviluppò presto una visione critica nei confronti dell’insegnamento tradizionale, spingendolo verso un percorso di indagine indipendente e razionale.

Dopo aver completato gli studi, Cartesio viaggiò in tutta Europa, entrando in contatto con i circoli scientifici e filosofici dell’epoca. La sua ricerca di una base certa per la conoscenza lo portò a sviluppare il celebre metodo cartesiano, basato su dubbio sistematico, analisi, sintesi e verifica. La sua opera più nota, il “Discorso sul Metodo“, pubblicata nel 1637, segna l’inizio del pensiero moderno e pone le fondamenta del razionalismo.

Cartesio è anche famoso per il suo contributo alla matematica, in particolare per lo sviluppo della geometria analitica, che ha aperto la strada alla formulazione di concetti matematici in termini di equazioni.

Nonostante la sua salute cagionevole, Cartesio continuò a lavorare instancabilmente ai suoi progetti scientifici e filosofici fino alla sua morte, avvenuta il 11 febbraio 1650 a Stoccolma, dove si era trasferito su invito della regina Cristina di Svezia. La sua eredità persiste fino ad oggi, influenzando profondamente il pensiero occidentale in diversi campi dello sapere.

Il nuovo metodo di Cartesio

Cartesio è famoso per aver sviluppato un metodo di pensiero razionale che mirava a raggiungere la verità assoluta attraverso il dubbio sistematico e l’analisi. Questo metodo è articolato in quattro criteri fondamentali:

  1. Evidenza: Il primo criterio richiede che si accetti come vero solo ciò che si presenta alla mente in modo chiaro e distinto, cioè ciò che è evidente e non lascia spazio a dubbi. Per Cartesio, l’evidenza è il segno distintivo della verità.
  2. Analisi: Il secondo principio consiste nel dividere ogni questione complessa in tante parti più piccole e gestibili quanto possibile, per facilitarne la comprensione. Questo approccio analitico mira a semplificare i problemi fino a ridurli ai loro elementi più fondamentali.
  3. Sintesi: Una volta analizzata la questione, il terzo criterio prevede di organizzare e ordinare i pensieri, partendo dai concetti più semplici e ovvi per procedere gradualmente verso la costruzione di conoscenze più complesse, assicurandosi che ogni passaggio sia solido e ben fondato.
  4. Enumerazione: Infine, il quarto criterio sottolinea l’importanza di una revisione completa, per assicurarsi che nulla sia stato trascurato nel processo di analisi e sintesi. Questo passaggio garantisce che tutte le possibili implicazioni siano state considerate, prevenendo errori e omissioni.

Questi quattro criteri del metodo di Cartesio rappresentano un tentativo di applicare un rigore matematico al pensiero filosofico, con l’obiettivo di superare il dubbio e raggiungere certezze indubitabili.

Cartesio: dubbio metodico e dubbio iperbolico

L’atteggiamento scettico di Cartesio è fondamentale per comprendere il suo approccio filosofico, basato sull’impiego del dubbio metodico come strumento per raggiungere certezze indubitabili. Cartesio inizia il suo percorso filosofico adottando uno scetticismo radicale, decidendo di mettere in dubbio ogni credenza e ogni sapere che non possa resistere all’analisi rigorosa del dubbio stesso. Questo processo non è fine a se stesso, ma mira a stabilire una base solida e indiscutibile su cui costruire la conoscenza.

Il dubbio cartesiano non riguarda solo le informazioni sensoriali, spesso ingannevoli, ma si estende a tutte le conoscenze considerate ovvie, incluse le nozioni matematiche e persino i principi logici. Questo dubbio, definito iperbolico, rappresenta un’estensione del dubbio metodico, portato a un livello estremo. Cartesio immagina infatti un “genio maligno“, potente e ingannatore, che potrebbe manipolare le sue percezioni e convincerlo dell’esistenza di una realtà che in verità non esiste. Questo esercizio di pensiero spinge il dubbio ben oltre le esperienze quotidiane e le certezze matematiche, sfidando ogni credenza possibile.

Il “Penso, dunque sono” di Cartesio

Da qui la necessità di dare vita a un nuovo metodo che gli permetta di gettare le basi di un nuovo sapere.

Attraverso questo dubbio iperbolico, infatti, Cartesio giunge alla sua celebre conclusione “Cogito, ergo sum” (“Penso, dunque sono”), una verità inconfutabile che emerge proprio dall’atto del dubitare. Il “Cogito” diventa così il punto fermo da cui iniziare la ricostruzione del sapere su basi solide, usando il razionalismo e l’intuizione come strumenti per discernere ulteriori verità.

Questo percorso lo conduce a quattro osservazioni chiave:

  1. Anche se dubito di tutto, non posso dubitare che io esisto: Cartesio inizia il suo ragionamento adottando un dubbio metodico estremo, mettendo in questione ogni credenza e ogni sapere, inclusa l’esistenza del mondo fisico. Tuttavia, si rende conto che, anche mettendo in dubbio tutto, l’atto stesso di dubitare conferma l’esistenza del soggetto che dubita. Quindi, nonostante il dubbio universale, l’esistenza del “dubitante” rimane una certezza.
  2. Se dubito, allora esisto: Questa fase del ragionamento sottolinea il legame intrinseco tra l’atto del dubbio e l’esistenza dell’io. Il dubbio, come atto di pensiero, presuppone necessariamente un’entità che dubita. Pertanto, il semplice fatto di dubitare fornisce una prova diretta e indubitabile dell’esistenza del soggetto pensante.
  3. Se mi inganna, allora esisto: Cartesio considera l’ipotesi del “genio maligno” che lo inganna su tutto ciò che percepisce e pensa. Tuttavia, riconosce che, affinché possa essere ingannato, deve necessariamente esistere. Anche in questo scenario estremo, l’inganno implica l’esistenza dell’io ingannato, consolidando ulteriormente la certezza della propria esistenza.
  4. Penso, dunque sono: Attraverso queste riflessioni, Cartesio arriva alla conclusione che l’atto del pensiero stesso è la prova inconfutabile della sua esistenza. La frase “Cogito, ergo sum” sintetizza l’idea che non importa quanto profondamente si dubiti di tutto, l’esistenza dell’io pensante rimane una verità fondamentale e indubitabile.

Mappa mentale: la scheda per ripassare Cartesio

Se vuoi stampare la mappa mentale con le informazioni principali su Cartesio, scarica il pdf in bianco e nero qui:

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