L'Inquisizione: il processo contro Bruno e Galileo
Questa è la frase che Giordano Bruno avrebbe pronunciato di fronte a colui che veniva a comunicargli la sentenza di morte. Non possiamo sapere se sia andata veramente così, né se siano state proprio queste le parole del Nolano, tuttavia una cosa è certa: vero o falso che sia, questo aneddoto rende benissimo la forza d’animo e la risolutezza del filosofo Giordano Bruno, capace di restare fedele a se stesso e di tenere fede alle proprie convinzioni fino ad affrontarne le estreme conseguenze.
Giordano Bruno durante il processo come Socrate
Esattamente duemila anni prima di Giordano Bruno, un altro filosofo è condannato a morte per aver osato pensare diversamente da quanto imposto dal potere costituito. Si tratta di Socrate (470/469 – 399 a. C.) accusato di corrompere i giovani, non credere negli dei tradizionali e introdurre in Atene nuove divinità. Nel corso del processo a Socrate viene proposto non di abiurare, ma di andare in esilio, ma egli rifiuta, sdegnoso. In carcere, il discepolo Critone gli propone allora di evadere, avendo già corrotto le guardie ma, questa volta ricorrendo a ragionamenti filosofici, Socrate persuade l’amico che è meglio per lui andare alla morte anziché macchiarsi di un crimine di fronte alle Leggi della città di Atene. Anche Bruno, come Socrate, suggella quindi la sua esistenza con la morte degna di un grande uomo e un grande filosofo.
Il processo dell’Inquisizione contro Galileo Galilei: cause e riassunto
Il processo dell’Inquisizione contro Galileo Galilei rappresenta uno dei più celebri episodi di conflitto tra la scienza e le autorità ecclesiastiche. Galileo, astronomo, matematico e fisico, divenne un personaggio controverso a seguito della pubblicazione del “Sidereus Nuncius" nel 1610, opera nella quale descriveva le sue osservazioni celesti fatte con il telescopio, inclusa la scoperta delle lune di Giove, che fornivano supporto alla teoria eliocentrica di Copernico.
Nel 1616, la Chiesa cattolica ammonì Galileo, intimandogli di non sostenere né propagandare le idee copernicane, considerate contrarie all’interpretazione letterale delle Scritture. Nonostante ciò, nel 1632, Galileo pubblicò il “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo“, un’opera in forma di dialogo che presentava argomentazioni a favore del sistema eliocentrico, contrapponendolo al sistema geocentrico tolemaico, allora accettato dalla Chiesa.
Questo portò all’inizio del processo a Roma il 12 aprile 1633, durante il quale Galileo fu interrogato sull’accusa di eresia per aver difeso e insegnato una teoria che era stata proibita dalla Chiesa. Il processo si concluse il 22 giugno 1633 con l’abiura di Galileo, che fu costretto a ritrattare pubblicamente le sue convinzioni scientifiche sotto minaccia di tortura, e con la sua condanna per eresia.
Dopo la condanna, Galileo fu confinato agli arresti domiciliari nella sua villa di Arcetri, vicino a Firenze, dove trascorse il resto della sua vita. Nonostante l’abiura forzata, si dice che Galileo abbia mormorato la famosa frase “Eppur si muove“, sostenendo la verità del movimento terrestre nonostante la sua ritrattazione ufficiale.
Il processo a Galileo è diventato un simbolo della lotta per la libertà intellettuale e della tensione tra l’evidenza scientifica e l’ortodossia religiosa. La sua vicenda è un esempio emblematico di come le nuove idee scientifiche possano mettere in discussione le convinzioni stabilite e come le autorità possono reagire per mantenere il controllo sulle interpretazioni del mondo e dell’esistenza.
Mappa mentale dell’Inquisizione contro Bruno e Galileo
Ben al riparo delle grinfie del Papa, Bruno girovaga in Europa a partire dal 1578 fino a quando non accetta l’ingannevole invito del nobile veneziano Giovanni Mocenigo, il quale lo sequestra nel 1592 e quindi lo consegna alla Santa Inquisizione romana. Il 17 febbraio del 1600 Giordano Bruno viene arso vivo in Piazza Campo de’ Fiori in Roma.
Galileo, invece, viene ammonito nel 1616 (quando sotto processo sono le idee del già defunto Copernico) e, successivamente, processato nel 1633 per aver difeso il sistema eliocentrico nell’opera Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo tolemaico e copernicano (1632). Galileo accetta di abiurare le proprie idee e viene condannato a qualcosa di molto simile agli attuali arresti domiciliari.
Questi due processi sono molto interessanti perché, seppure corretti da un punto di vista formale e giudiziario in riferimento alle pratiche e alle leggi dell’epoca, presentano alcuni aspetti interessanti per noi che viviamo nel terzo millennio. È corretto mettere sotto processo un’idea che non nuoce a nessuno? È giusto che una persona venga condannata a morte perché osa pensare diversamente da tutti gli altri senza che abbia torto un capello a nessuno? Queste e simili sono le domande che oggi ci poniamo nel tentativo di capire se, quanto è capitato a Bruno e Galileo, possa in qualche modo ripetersi anche oggi. Il 31 ottobre 1992 la Chiesa cattolica, dopo una riflessione durata ben 11 anni, decide finalmente di “riabilitare" il grande filosofo, riconoscendo l’errore commesso tre secoli e mezzo prima.
Se vuoi stampare la mappa mentale sui processi della Santa Inquisizione contro Giordano Bruno e Galileo Galilei, scarica il pdf in bianco e nero qui: