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Cristoforo Colombo storia dell'uomo che ha scoperto l'America

La vita e le vicende del grande navigatore che, affascinato dall'idea di raggiungere "le Indie"viaggiango verso occidente, incappò nel "Nuovo Continente" e "scoprì l'America"

Valeria Biotti

Valeria Biotti

SCRITTRICE, GIORNALISTA, SOCIOLOGA

Sono scrittrice, giornalista, sociologa, autrice teatrale, speaker radiofonica, vignettista, mi occupo di Pedagogia Familiare. Di me è stato detto:“È una delle promesse della satira italiana” (Stefano Disegni); “È una scrittrice umoristica davvero divertente” (Stefano Benni).

Navigatore fin da giovanissimo

Cristoforo Colombo nasce a Genova nel 1451, in una data compresa tra il 26 agosto e il 31 ottobre, primogenito di quattro figli: tre maschi e una femmina. I genitori, Domenico Colombo e Susanna Fontanarossa, sono proprietari prima di una piccola azienda tessile e successivamente – a seguito del trasferimento nella città di Savona – divengono gestori di un negozio di vini e formaggi.

A quanto è dato sapere, Cristoforo deve la propria istruzione non alla scuola tradizionale – che sembra non abbia mai frequentato – bensì alle lezioni private che gli impartisce il padre, speranzoso di plasmare con le proprie mani il successore alla guida dell’attività di famiglia.

foto: Getty Images

Cristoforo Colombo

Eppure, sia Cristoforo che il fratello Bartolomeo rimangono letteralmente folgorati dallo studio della geografia e della cartografia.
In particolare Cristoforo racconta, in una lettera molto successiva, come fin da giovanissimo – dall’età di quattordici anni – si sia esercitato nella navigazione marittima e che, da quel momento in poi, «non abbia fatto altro» lungo tutta la sua esistenza.

I primi viaggi

Non sono molte le notizie che riguardano i primi anni della sua vita. Certo è che – anche per motivi di natura commerciale – a mancargli non sono certo i viaggi.

Nel 1472, nonostante la disapprovazione paterna, entra nelle flotte al soldo del Re Reynel Renato d’Angiò e quindi accetta di navigare per alcune tra le famiglie mercantili più influenti di Genova: Centurione, Di Negro, Imperiali, Spinosa.
Ottiene il grado di Comandante di Vascello e imparando il Castigliano e il Portoghese che tanto gli saranno utili di lì a venire.

Nel 1473 parte alla volta di Chio, in Grecia, dove abita per circa un anno, alternando navigazioni nell’Egeo, nel Mediterraneo, spingendosi fino al Portogallo e a Madera, toccando spesso anche la sua terra d’origine: la Liguria.

Il 31 maggio 1476 parte da Noli (in provincia di Savona) a bordo della Bechalla, imbarcazione della Repubblica Marinara di Genova comandata da Cristoforo Salvago, insieme a tre galeazze e una baleniera, tutte dirette nelle Fiandre e poi a Bristol, in Inghilterra. Lungo la rotta però, la flotta è attaccata da corsari francesi al largo di Capo Vincenzo: in Portogallo. Colombo riesce a rifugiarsi a Lagos, nel sud del Paese e poi, da lì, riparte alla volta prima di Galway, in Irlanda, e infine raggiungendo l’Islanda nella primavera del 1477.

La suggestione della rotta verso Ovest

Durante i suoi viaggi, Colombo legge tantissimo: l’Imano Mundi di P. d’Ailly, la Historia rerum ubique gestarum di Papa Pio II Piccolomini, il Milione di Marco Polo; letture che stimolano in modo potente il suo immaginario, la sua innata curiosità e feroce ambizione.

Latinizza il suo nome, come in uso al tempo nelle firme su lettere e documenti. E, in seguito, utilizza anche il nome in Castigliano: Cristóbal Colón.

A seguito delle numerose letture – e dopo essersi confrontato con il fratello Bartolomeo, che lavora come cartografo presso la famiglia Centurione – Colombo inizia a convincersi del fatto che al di là delle isole Azzorre, oltre il Mare Oceano (ovvero l’Atlantico) esista una terra; e che questa non possa che essere «Le Indie»: l’Asia.

Intanto, conosce e sposa Filipa Moniz Perestrello, figlia di un navigatore portoghese, poi Governatore di Porto Santo. Con Filipa si stabilisce nell’arcipelago di Madera, dove nasce il loro unico figlio: Diego.

È il 1483 quando incontra Giovanni II di Portogallo per proporgli di finanziare la spedizione al di là dell’Oceano. Quando il re rifiuta e viene raggiunto dalla notizia della moglie deceduta durante un viaggio a Roma, Cristoforo si trasferisce a Siviglia assieme a Diego.
Nulla, infatti, lo lega più alla terra portoghese; e il suo unico scopo, oramai, è quello di reperire fondi per la sua impresa.

Nello stesso anno, Colombo tenta di convincere anche Don Luis de la Cerda, duca di Medinaceli ad intercedere presso la regina Isabella di Castiglia e, in attesa del fatidico incontro, si stabilisce a Cordova.

Qui intesse una relazione con Beatriz Enriquez de Arana – da cui ha un figlio, Fernando, pur senza sposarsi – e quindi con De Bobadilla y Ulloa, nipote della marchesa di Moya e governante di La Gomera, che avrà – a quanto si dice – un ruolo decisivo nel convincere i regnanti ad accettare di finanziare il viaggio.

Colombo presenta il progetto a Ferdinando e Isabella nel maggio 1487 ma viene respinto – dopo un lungo lavoro d’analisi da parte di una apposita commissione di corte – ben 2 anni e mezzo dopo.

È il 1492 quando Colombo, grazie all’intercessione del vescovo Geraldini – confessore della regina Isabella e amico personale di Colombo – riceve la notizia secondo cui la Regina si è convinta a consentire il viaggio.
Per riconoscenza, Colombo intitolerà poi una delle nuove isole scoperte alla madre del Vescovo (Graziosa), mentre questi si stabilirà in America.

L’accordo, il finanziamento, le navi

Cosa chiede Colombo per la sua impresa?

  • Il titolo di Ammiraglio
  • La carica, ereditaria, di Vicerè e Governatore delle terre scoperte
  • La titolarità nel conferire ogni tipo di nomina nei territori conquistati
  • Una rendita pari al 10% di tutti i traffici marittimi futuri.

Il contratto viene siglato il 17 aprile 1492.

L’operazione ha un costo stimato di 2 milioni di maravedì, metà appannaggio della corte e metà di Colombo (finanziato dal Banco di San Giorgio e dal mercante fiorentino Giannotto Berardi).
L’ammontare, in realtà, è sostanzialmente basso; paragonabile a una somma odierna contenuta tra i 20mila e i 60mila euro.

Vengono, dunque, allestite tre Velieri (le tre Caravelle):

  • La Nina, la più piccola, dotata di vela latina e capitanata da Martin Pinzón
  • La Pinta, dotata di alberi a vele quadre, comandata da Vicente Pinzón
  • La Santa Maria, di proprietà di Juan de la Cosa, così nominata dallo stesso Colombo, che ne diviene il Capitano; dotata di vele quadre anch’essa.Sono reclutati, come equipaggio, novanta uomini grazie a Martin Pinzón, che diviene anche Comandante in seconda di Cristoforo Colombo.

Per mare: l’America e non solo

Contrariamente a quanto si sia soliti pensare, non è un unico viaggio quello che Colombo effettua “verso Catai e Cipango”.
Cristoforo era convinto di dover percorrere una tratta lunga circa 4.500 km. Tale era la distanza stimata tra Canarie e Giappone.
Oggi sappiamo che tale percorso – in line d’aria – è pari a quattro volte tanto; così come abbiamo contezza del fatto che in mezzo risieda un intero, al tempo sconosciuto, continente: l’America.

– Primo viaggio:

Le tre navi salpano all’alba del 3 agosto 1492. E approdano il 12 ottobre dello stesso anno alle Bahamas, accolti dalla popolazione dei Taino.
Colombo rimane alquanto colpito dall’estrema gentilezza di quel popolo e crede di riconoscere la gente asiatica descritta da Marco Polo.
Tale accoglienza -purtroppo – non risparmierà ai Taino lo sterminio ad opera dalle tante “nuove” malattie infettive portate dai colonizzatori europei che seguirono le spedizioni di Colombo, così come la loro stessa violenza conquistatrice.

In questa prima spedizione, il Comandante perde la Santa Maria, incagliata malamente in una secca. Col relitto della caravella allestisce un accampamento di fortuna nel quale lascia 40 uomini – impossibili da caricare sulle due caravelle rimaste, con la promessa di tornare a prenderli in un viaggio successivo.
Colombo torna in Spagna il 15 marzo del 1493 portando con sé una ridotta quantità di oro, qualche animale esotico e 10 prigionieri Taino.

Secondo viaggio
Con quanto riportato in patria dopo la prima spedizione, Cristoforo convince Isabella di Castiglia delle infinite opportunità schiuse dalla conquista di quelle terre.
Riparte da Cadice il 25 settembre 1493 con una flotta di 17 navi e circa 1500 uomini (e nessuna donna).
Molti di essi sono alla ricerca di fortuna. Portano con sé anche bestiame: cavalli, mucche, pecore e galline.
Giunti all’accampamento, come promesso, la sorpresa è grande: gli indigeni Taino si sono vendicati del rapimento dei loro compagni; non rimane traccia di nulla o nessuno.

Colombo approda a Dominica, nel novembre del 1493, nei Caraibi, così nominata perché raggiunta di domenica.

Il 2 gennaio 1494 nasce la prima colonia europea in America: «La Isabela». Il 30 aprile giunge a Cuba, ancora convinto di trovarsi in Asia.

A settembre – a seguito di una fastidiosa malattia – Colombo delega potere e responsabilità sulle terre scoperte al fratello Bartolomeo, giunto con altre tre caravelle.
La scelta nepotista non viene apprezzata da tutti: molti uomini decidono di ammutinarsi e partire con alcune navi.
Colombo – a bordo di una nuova nave, «India» – nel 1496 torna in patria con 200 uomini e 30 schiavi.

– Terzo viaggio

Il 30 marzo del 1498 Cristoforo Colombo parte nuovamente con sei navi. Di queste tre proseguono verso le rotte già esplorate, mentre le altre, con Colombo a bordo, giungono fino alle coste del Venezuela e all’interno del fiume Orinoco.

La flottiglia arriva a Hispaniola l’11 agosto 1498. Colombo è alla ricerca della nuova città fondata dal fratello Bartolomeo, Santo Domingo, per essere poi raggiunto anche dal figlio Diego. A seguito di una rivolta capeggiata dall’alcalde di Isabella – Francisco Roldàn – i sovrani ispanici nell’estate del 1500 inviano il militare inquisitore Francisco de Bobadilla, per far luce sull’accaduto.

Bobadilla ritiene responsabile i Colombo per la tirannica gestione delle colonie che ha causato tali disordini e ne ordina, dunque, l’arresto.

A ottobre, i tre Colombo arrivano in catene a Cadice. Qui, Cristoforo consegna a un suo uomo di fiducia una missiva da recapitare a Donna Juana, sorella di Antonio de Torres, confidente della regina. Isabella ne dispone il rilascio, a fronte della rinuncia al titolo di Viceré delle nuove terre.

– Ultimo viaggio
Colombo riparte un’ultima volta. Troppo anziano per guidare la spedizione, affida il comando al fratello Bartolomeo. Si dirige verso Martinica, nelle Antille. A causa del maltempo, costeggia l’Honduras, il Nicaragua e la Costa Rica, negli ultimi mesi del 1502.

Durante uno scontro con una popolazione panamense, il fratello Bartolomeo rimane ucciso.

Il 16 aprile 1503 riparte per Hispaniola. Scopre le Isole Cayman e le battezza «Tortugas», per via della fauna locale.

Il 25 giugno giunge nella baia di Santa Gloria. Gli equipaggi sono costretti a sbarcare sulla costa settentrionale della Giamaica: le navi hanno imbarcato troppa acqua.
Colombo vieta a chiunque di scendere a terra, per via dell’inospitalità del luogo e della gente della regione. Invia Diego Mendez con tre uomini al seguito a parlamentare con gli indigeni, ottenendo permessi per la caccia e la pesca.
Per provare a tornare a Hispaniola, si costruiscono due canoe, affidate a Mendez e a Bartolomeo Fieschi. Con loro, salpano alcuni indigeni.
Dopo tre giorni di navigazione giungono a Navassa e a settembre a Santo Domingo.

La gestione degli animi è complessa. Si assiste ad ammutinamenti e a contrasti con gli indigeni. Colombo riesce a gestire la situazione attraverso l’esperienza.
Manda a chiamare il capo della popolazione locale e – sapendo che il 29 febbraio ci sarebbe stata una eclissi lunare – sostiene con forza che il suo Dio sia in collera con la gente del posto; pertanto, avrebbe oscurato il cielo.
La sera la luna diviene rossa e il giorno successivo gli indigeni tornano a fornire cibo ai superstiti.
I soccorritori giungono, finalmente; il 28 giugno si riparte per Hispaniola e il 12 alla volta della Spagna. Pagando di tasca propria il viaggio di rientro, Colombo giunge a destinazione il 7 novembre.

Le rivendicazioni, la morte

Alla fine del 1504 decide di non lasciare più il Regno di Castiglia.
Invia lettere al figlio Diego – divenuto cortigiano – chiedendo incontri con i reali. La regina Isabella, sua protettrice, nel frattempo è deceduta; mentre il re e la corte non comprendono la portata delle sue scoperte.

Diego riesce a far ottenere al padre un incontro con re Ferdinando e l’offerta di Carrión de los Condes in cambio di tutte le sue rivendicazioni.
Colombo rifiuta. Si ritira a Valladolid, dove muore il 20 maggio 1506 all’età di 54 anni.