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Bronzi di Riace: cosa sono e quando sono stati rinvenuti

Le statue di bronzo oggi conservate al Museo Archeologico di Reggio Calabria sono considerate tra i ritrovamenti archeologici più importanti del Novecento. La loro storia è avvolta nel mistero, così come quella del loro rocambolesco rinvenimento

Silvia Pino

Silvia Pino

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Ho iniziato con le lingue straniere, ho continuato con la traduzione e poi con l’editoria. Sono stata catturata dalla critica del testo perché stregata dalle parole, dalla comunicazione per pura casualità. Leggo, indago e amo i giochi di parole. Poiché non era abbastanza ho iniziato a scrivere e non mi sono più fermata.

Cosa sono i Bronzi di Riace

Si tratta di due sculture a tutto tondo in bronzo rinvenute nei pressi di Riace Marina, in Calabria, negli anni Settanta. Le opere con tutta probabilità risalirebbero alla metà del V sec. a.C. e, grazie all’analisi delle terre di fusione, si accertò che furono realizzate ad Argo nel Peloponneso. La tecnica scultorea del bronzo è una delle più difficili perché non consiste nello scolpire, o “levare” il materiale, come accade con i materiali lapidei, bensì nel modellare direttamente la lega. Ecco perché i Bronzi di Riace sono considerati tra gli esempi più pregiati di arte classica greca nel Mediterraneo, perché aderiscono ai principi di perfezione delle forme sviluppati dagli scultori classici, in particolare da Policleto di Argo.

L’ipotesi più accreditata è che si tratti della rappresentazione di due opliti, due guerrieri della fanteria pesante dell’antica Grecia, o meglio un oplite e un re guerriero. Non può trattarsi di due semplici soldati poiché la nudità nell’antica Grecia era iconicamente riservata agli eroi e alla mitologia.

Statua A e statua B

La statua A è alta 1,98 metri e rappresenta un giovane uomo in posa naturale, con la testa leggermente piegata verso destra. Il corpo è teso, contratto, come in procinto di muoversi. Il braccio destro è disteso lungo il fianco, mentre il sinistro è piegato e reca l’anello di impugnatura di uno scudo. Il volto è ricco di particolari, i capelli ricci e lunghi, così come la folta barba, la cavità oculare è realizzata in avorio, la bocca in rame lascia intravedere la dentatura d’argento.

La statua B è alta 1,97 metri e la posizione del corpo è simile a quella della statua A. La testa invece presenta alcune differenze, a partire dalla lavorazione del capo, liscia, come se fosse stata tralasciata per posizionare un copricapo. Inoltre la bocca della statua B è chiusa.

In conclusione, i materiali e le caratteristiche delle statue portano con ogni probabilità a immaginare che siano state realizzate dallo stesso artista e che facessero parte entrambe di un gruppo scultoreo.

Il ritrovamento dei Bronzi

Era il 16 agosto del 1972, quando, in modalità ancora non del tutto chiare, nella località Porto Forticchio di Riace Marina furono ritrovate due statue di bronzo. Fu un giovane sub romano, Stefano Mariottini, ad accorgersi di un “braccio” che emergeva dal fondale – quello di una delle due statue – mentre era immerso a 8 metri di profondità a circa 230 metri al largo della costa.

La denuncia avvenne il giorno seguente, presso la Soprintendenza alle antichità della Calabria a Reggio: “…dichiara di aver trovato il giorno 16 c.m. durante un’immersione subacquea a scopo di pesca, in località Riace, Km 130 circa sulla SS Nazionale ionica, alla distanza di circa 300 metri dal litorale ed alla profondità di 10 metri circa, un gruppo di statue, presumibilmente di bronzo…”.

Era la denuncia di uno dei ritrovamenti archeologici più importanti del Novecento.

Entrarono quindi in azione i Carabinieri del nucleo sommozzatori. Grazie a un pallone gonfiato con l’aria delle bombole, riportarono in superficie la statua B il 21 agosto e la statua A il 22 agosto del 1972. I due bronzi si presentavano in uno stato di conservazione eccellente.

Attorno alla vicenda del ritrovamento aleggiano teorie e misteri. Ad esempio, sembra che non ci sia una corrispondenza tra quanto dichiarato nella denuncia da Stefano Mariottini e quanto in effetti fu poi recuperato dal fondale, e che all’epoca i “saccheggi” da parte di privati erano diffusissimi.

Il viaggio dei Bronzi

Perché le due statue si trovavano in quel punto del Mar Ionio? E perché erano isolate, senza (stando agli atti) altri reperti archeologici nei dintorni? Navigavano come bottino di guerra o per ragioni commerciali?

In realtà del viaggio che ha portato le due statue vicino alle coste calabresi non si ha nessuna informazione. Ma d’altronde il fascino di queste opere d’arte è alimentato dai grandi misteri che le circondano.

Gli studiosi hanno comunque stabilito che le due statue furono realizzate per stare insieme e per essere ammirate insieme, a questo è dovuta la loro somiglianza, che tuttavia non le rende uguali. Un’ipotesi spicca su tutte: quella che, trattandosi di un gruppo statuario collocato ad Argo, possa avere a che fare con il mito dei Sette a Tebe e che quindi i due guerrieri appartengano al gruppo di statue bronzee realizzato per il culto del “mito nazionale” argivo.

Dove sono esposti

I Bronzi di Riace oggi sono conservati al Museo Archeologico di Reggio Calabria.

Data la loro estrema importanza, ma anche la loro fragilità, sono custoditi in una stanza a temperatura costante dotata di un impianto antisismico in grado di proteggere le opere dalle vibrazioni.

Dopo il loro ritrovamento per le due sculture iniziò un lungo percorso di restauro della durata di otto anni. Le operazioni si conclusero con una prima esposizione al pubblico a Firenze, da dicembre 1980 a gennaio 1981, e una seconda a Roma, al Quirinale, da giugno a luglio 1981.