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Come fare il commento di una poesia: modelli ed esempi

Silvia Pino

Silvia Pino

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Ho iniziato con le lingue straniere, ho continuato con la traduzione e poi con l’editoria. Sono stata catturata dalla critica del testo perché stregata dalle parole, dalla comunicazione per pura casualità. Leggo, indago e amo i giochi di parole. Poiché non era abbastanza ho iniziato a scrivere e non mi sono più fermata.

Commentare una poesia, snocciolare i suoi significati e le suggestioni, non solo attraverso la parola scritta ma soprattutto attraverso il riconoscimento dell’artificio retorico, è un lavoro denso di difficoltà. C’è chi non ne trova il senso (d’altronde non è l’evocazione attraverso la sintesi il fine ultimo della poesia?), chi lo trova un meccanismo estremamente complesso. Ma va fatto. Allora alleniamoci e immergiamoci in una guida per riuscire a portare a casa l’arduo compito.

Cosa è il commento di una poesia?

Scrivere il commento di una poesia significa innanzitutto comprendere un testo poetico e successivamente saper spiegare ed esporre in modo puntuale le sue caratteristiche. L’analisi deve essere condotta tanto a livello di contenuto quanto dal punto di vista stilistico. A partire dall’analisi del testo poetico, nel commento possono essere snocciolati il nucleo tematico e le riflessioni scaturite dalla poesia. Infine, è sempre molto apprezzabile riuscire a esprimere i propri giudizi, contestualizzare l’autore e l’opera e fornire le proprie impressioni personali.

La fase preparatoria

Quando ci accingiamo a scrivere il commento di una poesia, l’azione più importante – e che per molti può sembrare scontata – è una soltanto: leggere. La lettura della poesia è il nucleo della preparazione del commento. Leggere attentamente, magari ad alta voce (in questo modo alcune figure retoriche di suono emergeranno automaticamente), vi aiuterà nelle fasi successive della stesura.

Durante la lettura e la comprensione del testo poetico, molti trovano utile impiegare una matita o dei pastelli colorati per evidenziare: parole chiave, rime, metafore e similitudini, figure retoriche di significato, sintattiche o di suono.

Avere un riferimento grafico sul testo aiuterà sin da subito la mente a elaborare struttura e contenuto del commento.

Struttura del commento

Dopo la lettura e la comprensione del componimento è opportuno tenere a mente una scaletta alla quale affidarsi per non perdere il filo del discorso. Per comodità, qui di seguito, nello spiegare tutti i passaggi nella stesura del commento, leggerete le domande essenziali a cui ciascun paragrafo dovrebbe rispondere.

La struttura del commento di una poesia si può riassumere nei seguenti paragrafi che lo compongono:

  1. Introduzione
    Nel paragrafo introduttivo solitamente si contestualizza l’opera in esame. Vengono indicati il titolo e l’autore, del quale si danno, brevemente, dei cenni biografici e si racconta in che modo la poesia presa in esame si inserisce nella sua opera complessiva.

Le domande a cui l’introduzione deve rispondere sono: chi ha scritto la poesia? In quale epoca storico-letteraria è stata scritta?

  1. Contenuto
    In questo paragrafo si espone il contenuto della poesia in forma essenziale. Per spiegarlo, si possono utilizzare elementi del testo ed espressioni che definiscono il tema della poesia. Avremo individuato così anche il messaggio del testo.
    Di cosa parla? Qual è il tema centrale? Qual è il suo messaggio?
  2. Analisi formale
    L’inquadramento tematico lascia spazio all’analisi vera e propria del componimento poetico, dal punto di vista:
  • strutturale e metrico: di che tipo di componimento si tratta? quali versi e che tipo di rime vengono usate?
  • fonico e ritmico: ci sono figure retoriche di suono (onomatopee, allitterazioni…)? Ci sono particolarità ritmiche?
  • sintattico: qual è l’ordine delle parole? Ci sono figure retoriche sintattiche come chiasmo, iperbato, anastrofe…?
  • semantico: quali sono le figure retoriche di significato utilizzate e qual è il loro ruolo all’interno della poesia?
  1. Conclusioni

È il momento di metterci il tuo zampino. Nell’ultima parte del commento via libera al proprio giudizio e alle proprie interpretazioni del componimento. Ben venga se si ha la possibilità di confrontare la poesia con altre dello stesso autore o della stessa epoca: sarà la ciliegina sulla torta.

Quali sono le sensazioni e le emozioni che la poesia ha suscitato? Cosa ti ha colpito di più?

Un esempio di commento

Passiamo alla pratica. Vediamo come fare il commento di una poesia di Giuseppe Ungaretti, Veglia.

Veglia

Un’intera nottata

buttato vicino

a un compagno

massacrato

con la sua bocca

digrignata

volta al plenilunio

con la congestione

delle sue mani

penetrata

nel mio silenzio

ho scritto

lettere piene d’amore

Non sono mai stato

tanto

attaccato alla vita

Cima Quattro il 23 dicembre 1915

Introduzione

La poesia di Giuseppe Ungaretti che analizzeremo, “Veglia”, è stata scritta il 23 dicembre del 1915, come riportato in calce al componimento stesso. Per la sua stesura, infatti, Ungaretti trae ispirazione dalla sua drammatica esperienza al fronte durante la Prima guerra mondiale. “Veglia” fa parte della sezione “Il porto sepolto”, contenuta all’interno della raccolta “L’allegria”, pubblicata nel 1931. Il poeta è tra le personalità più importanti del Novecento italiano ed è considerato il precursore dell’ermetismo, un grande innovatore. La ricerca della verità e del valore essenziale della parola, il legame profondo tra la propria esistenza e la poesia sono, come emerge dalla poesia che ci accingiamo a commentare, il fulcro della poetica di Ungaretti.

Contenuto

“Veglia” spiega già dal titolo la tragica esperienza da cui scaturisce il componimento: il poeta è costretto a passare la notte accanto a un compagno soldato ucciso, con il corpo ferito e l’espressione contratta dalla morte. Eppure l’orrore e la morte risvegliano in lui la ricerca dell’amore e della vita, come atto di ribellione ultimo.

Analisi

Il componimento è formato da due strofe in versi liberi: la prima di 13 versi e la seconda di 3 versi. Ciò che emerge a una prima lettura è l’utilizzo di rime interne, spesso evidenziate nell’isolamento della singola parola all’interno di un verso: “nottata… digrignata… penetrata” o “buttato… massacrato… attaccato”. L’utilizzo delle consonanti t ed l nelle allitterazioni “indurisce” il lessico per trasmettere con forza la durezza della situazione vissuta: “Un’intera nottata / buttato”, “volta al plenilunio / con la congestione”. La punteggiatura è del tutto assente, ma la cesura che precede l’ultima strofa esprime una pausa, quella che precede la speranza, la contraddizione nella violenza della guerra: vedere la morte, vegliare la morte, fa scaturire un grande attaccamento alla vita.

Il contrasto tra morte e vita viene espresso dall’utilizzo di campi semantici opposti. La morte: massacrato, bocca digrignata, congestioni delle sue mani, silenzio; contro la vita che prevale: ho scritto / lettere piene d’amore, vita.

Si segnala la presenza di numerosi enjambement, della metonimia (“la congestione / delle sue mani”, ovvero la congestione che provoca il gonfiore alle sue mani”), di una metafora (“penetrata / nel mio silenzio”: l’immagine è talmente persistente da diventare materica e penetrare nel silenzio. In questo caso anche il silenzio potrebbe esprimere una metonimia).

Conclusione

Lungo i versi di questa poesia la sensazione di immobilità, di silenzio, di solitudine e di morte – la guerra, in una parola – si impadroniscono del lettore. Stupefacente è il momento di svolta in cui, istintiva, la voglia di vivere di impadronisce del poeta ed emerge come una necessità anche nel lettore. Il richiamo all’amore è un richiamo a vivere, un istinto incontrollabile che ci rende umani tutti