Con Alessandro Manzoni inizia la letteratura italiana moderna. La prosa narrativa si adegua alla modernità, nella forma e nei contenuti: lo scrittore non è più estraneo alla società del suo tempo. Cardine di questa vera e propria rivoluzione è senza dubbio il romanzo I promessi sposi.
Nato a Milano il 7 marzo 1785, Alessandro Manzoni ha uno stretto legame “di sangue” con gli ambienti culturali milanesi. La madre è nipote di Cesare Beccaria. Il padre legittimo è il conte Pietro Manzoni, ma il padre naturale pare essere Giovanni Verri, fratello di quel Pietro Verri fondatore del “Caffè”. La madre si separa dal marito dopo appena due anni e va a vivere a Parigi, insieme al compagno Carlo Imbonati. Proprio a quest’ultimo Manzoni dedicherà uno dei suoi primi componimenti poetici, In morte di Carlo Imbonati. Sempre ascrivibile al periodo parigino è il poemetto Urania, del 1809.
Di ritorno a Milano, insieme alla moglie Enrichetta Blondel, sposata pochi anni prima, tra il 1812 e il 1815 scrive gli Inni Sacri. Dal 1815 al 1827 produce gran parte dei suoi capolavori: Osservazioni sulla morale cattolica, l’Adelchi, 21 marzo, Il 5 maggio, la prima e successive stesure di Fermo e Lucia, oltre all’appendice La colonna infame. Questo periodo particolarmente creativo e prolifico ben si concilia con il clima culturale della Milano alle prese con il primo Romanticismo. Grazie alle eredità del padre e di Carlo Imbonati (pervenuta tramite la madre), Manzoni può vivere sereno da un punto di vista economico, senza preoccuparsi troppo dei numerosi figli e concentrandosi sulla sua produzione letteraria e poetica.
Dopo il 1827 inizia ad occuparsi di problematiche linguistiche, rivede per l’ennesima volta la sua opera principale per un’ennesima stesura, progetta un trattato Della lingua italiana (incompiuto), e si reca a Firenze per “risciacquare i panni in Arno”. È convinto che il fiorentino possa essere l’unica lingua davvero comprensibile in tutta la penisola italica, senza distinzione tra lingua comune e lingua letteraria. La morte della moglie gli fa perdere gran parte del suo slancio creativo, che torna in parte dopo il secondo matrimonio con Teresa Borri.
È del 1840 l’edizione definitiva de I promessi sposi, mentre nel 1844-45 pubblica Opere varie. Nel 1850 pubblica due scritti di poetica, Del romanzo storico e Dell’invenzione. Nominato senatore nel 1860, ancora prima dell’Unità d’Italia, nel 1968 è presidente della commissione parlamentare per la lingua, nel cui ruolo redige una relazione intitolata Dell’unità della lingua e dei mezzi per diffonderla. Muore nel 1873 a 88 anni, a causa di una meningite contratta a seguito di un trauma cranico. Un anno dopo la morte, nella chiesa di San Marco di Milano, Giuseppe Verdi dirige personalmente, in suo onore, la Messa di requiem.