Le citazioni di: Gilbert Keith Chesterton

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Gilbert Keith Chesterton, a volte citato come G.K. Chesterton, è uno scrittore e giornalista britannico. Nasce a Londra il 29 maggio 1874 da un’agiata famiglia di confessione anglicana.

Sin da giovane manifesta un forte spirito d’indipendenza. Infatti, da studente alla Slade School of Art, si fa subito conoscere come critico d’arte e critico letterario, poi inizia a scrivere articoli polemici con uno stile brillante e pieno di humour, in cui attacca tutto ciò che crede essere un errore dei tempi moderni.

All’età di venti anni viene colpito da una grave forma di depressione e da una crisi di scetticismo nei confronti della fede, tanto da avvicinarsi allo spiritismo.

Supera il crollo, e finalmente inizia per lui una vera e propria rinascita. Nel 1895 lavora per l’editore Redway e per T. Fisher Unwin. Cinque anni dopo scrive la sua prima raccolta di poesie, The Wild Knight, a cui seguono articoli di critica letteraria sullo Speaker e sul Daily News. Nel 1901 si unisce in matrimonio con Frances Blogg, con la quale si trasferisce a Beaconsfield nel 1909.

Fonda con lo scrittore Hilaire Belloc la Lega distributista con lo scopo di aiutare lo sviluppo della piccola proprietà e della piccola industria mediante la divisione e la ridistribuzione delle grandi proprietà latifondiste. E, nel 1922, si converte al cattolicesimo grazie all’amicizia con padre John O’Connor e con Hilaire Belloc, tanto da venire battezzato da padre Vincent McNabb, frate domenicano.

Dopo aver ricevuto diverse lauree honoris causa, nel 1934 gli viene conferito il titolo di cavaliere dell’Ordine di San Gregorio Magno. Nel frattempo, scrive un gran numero di opere che affrontano vari generi, dai romanzi ai racconti, dalle poesie alle biografie, fino alle opere teatrali.

Amante del paradosso, fanno parte della produzione di Chesterton opere come: Eretici (1905), Ortodossia (1908), Che cosa va male nel mondo (1910), e I crimini dell’Inghilterra (1915).

I suoi romanzi, invece, testimoniano un’immaginazione vivace, paradossale e talora stravagante. Ne sono un esempio Il Napoleone di Notting Hill (1904), L’uomo che fu giovedì (1908), e Le avventure di un uomo vivo (1912).

Chesterton in trent’anni di attività scrive quasi cento libri e un numero difficilmente calcolabile di articoli, partecipando anche a tantissime dispute con altri grandi letterati.

In Italia trova un pubblico affezionato, grazie anche alle prime traduzioni delle sue opere come Le avventure di un uomo vivo e la serie di Padre Brown. Inoltre, in uno dei suoi viaggi in Italia, Chesterton intervista anche Benito Mussolini.

Muore la mattina del 14 giugno 1936 a Beaconsfield a causa di un’insufficienza cardiaca, dopo quella che lui ha sempre definito “una vita immeritatamente felice“.

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