Le citazioni di: Jean-Jacques Rousseau

Il filosofo Jean-Jacques Rousseau

Jean-Jacques Rousseau nasce a Ginevra il 28 giugno 1712. Il padre è un modesto artigiano di origine francese, di religione calvinista, mentre la madre muore nel darlo alla luce. Nel 1722 il padre è costretto ad emigrare e Jean-Jacques viene affidato ad uno zio. È l’inizio di un periodo molto complesso. Trascorre la giovinezza errando per l’Europa: vive anche a Torino, dove studia presso l’Ospizio dello Spirito Santo.

L’incontro con la nobildonna Madame de Warens gli dona un po’ di stabilità. Raggiunge la donna a Chambery e ne diviene l’amante. Presso la nobildonna può vivere immerso nella natura e dedicarsi alla lettura. Ma arriva un nuovo favorito della dama: Rousseau è costretto a nuove peregrinazioni per la Francia. A Lione è anche impiegato del catasto; successivamente arriva a Parigi, dove incontra i philosophes (intellettuali fulcro della cultura illuminista) e vive immerso nella vita culturale (e mondana) della capitale francese.

Rousseau svolge un breve ruolo politico a Venezia, come segretario dell’ambasciatore francese. Di ritorno a Parigi nel 1745 si occupa di teatro e musica: a lui sono affidate le voci musicali de L’Encyclopedie. Nel 1755 cura la ben più importante voce economia politica. Nel frattempo conosce una giovane cucitrice, Marie-Therese La Vasseur, dalla quale ha cinque figli, tutti abbandonati all’orfanotrofio a causa delle difficoltà economiche di Rousseau.

L’esordio letterario e filosofico avviene nel 1749, con l’opera Discorso sulle scienze e sulle arti. L’opera accende un acceso dibattito e dà all’autore un successo e una celebrità immediata. Nel 1754 pubblica il Discorso sull’origine della disuguaglianza tra gli uomini. Nel maggio di quell’anno Rousseau torna per qualche tempo nella nativa Ginevra. Già nelle prime opere di Rousseau è presente il nucleo del suo pensiero, che è poi ben visibile nei lavori successivi. Troviamo infatti una critica alla società, causa di tutti i mali dell’uomo, che può essere felice e realmente libero solo nello stato di natura. La possibilità per l’uomo di rifondare la società in cui vive viene descritta successivamente ne Il contratto sociale, l’opera più propriamente politica di Jean-Jacques Rousseau.

Gli anni Sessanta del ‘700 sono i più prolifici per Rousseau. Di ritorno a Parigi, ospite prima di Madame d’Epinay e poi protetto del Duca di Montmorency, compone le opere che lo fanno entrare di diritto tra i filosofi ed i pensatori più influenti della cultura occidentale. Nel 1761 scrive Giulia, o la nuova Eloisa, nel 1762 Il contratto sociale ed Emilio. le opere hanno un enorme successo, suscitando scandalo negli ambienti ecclesiastici per la visione naturalistica della religione sposte nell’Emilio. Le critiche e l’opposizione del clero e del parlamento della città di Parigi lo spingono a ritornare a Ginevra.

Nella città natia si scontra anche con la chiesa calvinista, da lui giudicata intollerante: si rifugia pertanto nei pressi di Berna, sul lago di Bienne, e successivamente in Inghilterra, su invito di Hume. Anche il rapporto con il filosofo inglese si deteriora e Rousseau passa gli ultimi anni della sua vita in solitudine, combattendo anche contro un precario equilibrio psichico.

In questo periodo riesce comunque a pubblicare opere degne di nota. Su tutte lo scritto autobiografico Confessioni. Si rifugia ad Ermenonville, presso un marchese suo amico, dove muore improvvisamente il 2 luglio 1778, probabilmente in seguito ad un’emorragia cerebrale.

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