Amore platonico, cosa significa e perché si dice così
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Amore platonico, cosa significa e perché si dice così

Un amore anacronistico o un sentimento moderno? Per rispondere a questa domanda bisogna andare a fondo e scoprire dove nasce e cosa vuol dire “amore platonico”

Silvia Pino

Silvia Pino

GIORNALISTA PUBBLICISTA

Ho iniziato con le lingue straniere, ho continuato con la traduzione e poi con l’editoria. Sono stata catturata dalla critica del testo perché stregata dalle parole, dalla comunicazione per pura casualità. Leggo, indago e amo i giochi di parole. Poiché non era abbastanza ho iniziato a scrivere e non mi sono più fermata.

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Ognuno di noi ne ha avuto uno (o ne avrà), che sia stata una cotta infantile o adolescenziale, oppure un sentimento provato in età adulta. L’amore platonico, insomma, è inevitabile, così come l’amore stesso, ma a differenza di un amore fisico o passionale resta nella mente e non si realizza nel concreto.

Ma, se resta platonico, un motivo c’è sempre e delle volte, come lascia intendere Tolstoj tra le righe in Anna Karenina, è un bene che resti tale.

Per l’amore platonico non può esservi dramma perché in un amore simile tutto è chiaro, puro.

(Lev Tolstoj, Anna Karenina)

La definizione

Come per ogni ricerca che si rispetti, andiamo innanzitutto a cercare il significato dell’espressione sul vocabolario. Bisogna scorrere fino alla lettera p per cercare il lemma platonico. Dal vocabolario online Treccani, estrapoliamo tre definizioni che ci interessano per spiegare l’amore platonico:

Platònico agg. [dal lat. Platonĭcus, gr. Πλατωνικός] (pl. m. -ci). – 1. a. Appartenente o relativo al filosofo greco Platone (428-348 a. C.), alle sue dottrine, ai suoi principî e alle sue opere (v. platonismo)

Amore platonico

  • l’amore concepito da Platone come processo di elevazione alla verità attraverso la contemplazione dei diversi gradi di bellezza, sino all’idea di bellezza, «bellezza eterna»;

  • nell’uso corrente, amore non sensuale, che esclude rapporti sessuali e si appaga dell’unione spirituale con la persona amata. Analogam., amante, amanti platonici.

Amore platonico, le origini dell’espressione

La prima definizione di platonico è fondamentale per capire l’origine dell’espressione.

Il termine deriva dal filosofo greco Platone, vissuto ad Atene tra il 428 e il 348 a.C. Platone descriveva l’amore come un sentimento elevato, aulico, ed espresse questa teoria in una delle sue più grandi opere, il Simposio.

Nel Simposio, durante un banchetto, alcuni intellettuali espongono le loro teorie su Eros (l’amore). Servendosi di Socrate, Platone espone la propria teoria sull’amore e racconta che Eros, il dio dell’amore, è in realtà un demone, cioè un’entità a metà tra gli uomini e gli dei, nato dall’unione di Penìa, la povertà, e Pòros, l’ingegno. Con questo mito Platone intendeva spiegare la duplice valenza dell’amore, descrivendolo come un’entità imperfetta: povera, ovvero mancante e desiderosa di qualcosa, ma allo stesso tempo ingegnosa e audace. L’amore è questo: porta a sentire un bisogno e ad attivarsi per colmare questo desiderio, e per Platone è un sentimento elevato, che si distacca dalla realtà sensibile e muove verso il divino, verso la conoscenza.

Nonostante la teoria arrivi dal Simposio, il primo a utilizzare l’espressione amor platonicus fu Marsilio Ficino nel XV secolo. L’umanista italiano coniò questo termine per descrivere il cosiddetto amor socraticus, il legame morale e intellettuale che si instaurava tra Socrate e i suoi allievi, ben descritto nel Simposio di Platone.

Il significato di amore platonico

L’espressione amor platonico di Ficino si diffuse nelle lingue moderne arrivando fino a oggi. Quando parliamo di amore platonico ci stiamo riferendo a una forma di amore spirituale, che esclude la dimensione fisica, la passione e la sessualità. E’ quell’amore che nel tempo ha perso il legame con la definizione di Ficino e si è fatto strada nell’ispirazione e nei canti dei grandi poeti come Dante, Petrarca, ma anche Leopardi. Un amore che non viene consumato, ma che viene sognato, sperato e cantato. Un amore fatto di piccoli gesti, di sguardi, di lettere e versi eterni. E’ un amore che resta un pensiero e non si materializza mai fisicamente e forse, proprio per questo, destinato a restare in eterno.