Gestire classe indisciplinata Fonte foto: iStock
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Come gestire una classe indisciplinata: i consigli

Come gestire una classe indisciplinata e approcciarsi all'insegnamento delle nuove generazioni: consigli utili da attuare

Luca Incoronato

Luca Incoronato

GIORNALISTA PUBBLICISTA E COPYWRITER

Giornalista pubblicista ed esperto Copywriter, amante della scrittura in tutti i suoi aspetti. Curioso per natura, adoro scoprire cose nuove e sperimentarle in prima persona. Non mi fermo mai alle apparenze, così come alla prima risposta, nel lavoro come nella vita.

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L’incubo di ogni giovane insegnane (non si tratta di una passeggiata neanche per i più esperti) è quello di ritrovarsi a dover gestire una classe indisciplinata. Giovani che non hanno alcuna intenzione di ascoltare chi siede dietro la cattedra, non limitandosi a lasciar vagare la mente guardando il proprio smartphone, bensì generando una situazione in apparenza incontrollabile.

Il pugno di ferro è quasi per tutti la prima idea suggerita da un cervello messo sotto pressione. Altri, invece, si sentono inadeguati e atterriti, lasciandosi travolgere o fornendo informazioni in maniera automatica, senza istruire realmente. Vi sono però altre strategie da poter adottare per far crescere la classe, aiutando i singoli a comprendere l’utilità di quelle ore in aula, senza dover fare di loro dei soldatini bloccati sulla sedia dalla paura.

I problemi degli studenti di oggi

Le condizioni in classe sono mutate, non di poco, rispetto alle generazioni passate. Quello che oggi si percepisce nel mondo giovanile, tra Gen Z e Gen Alpha, è la mancanza di fiducia nel futuro. Questo non appare solido o neanche reale. Ciò spinge a una ribellione ancor più accesa nei confronti di chi detta le regole. Un processo che va oltre i parametri "normali" dati dall’età. Un dato statistico è molto interessante e spiega come sia differente il lavoro degli insegnanti odierni.

Una ricerca del CeDisMa, ovvero Centro Studi e Ricerche sulla Disabilità e Marginalità, ha evidenziato come ogni professore impieghi due mesi e mezzo, a inizio anno, per generare il giusto clima in aula. In precedenza (lo sguardo va a 20 anni fa) invece occorrevano poco più di due settimane. L’irrequietezza è in aumento, la facilità ad annoiarsi è alle stelle, così come la tendenza verso un atteggiamento irrispettoso e soprattutto una fragilità emotiva dai risvolti inattesi. Nonostante tutto, però, si mira a coinvolgere gli studenti, gestendo davvero la classe e non limitandosi a tenerla in ordine.

Gestire una classe indisciplinata: consigli utili

Un punto importante, anche se complesso da rispettare, è quello di instaurare un certo rapporto con le famiglie degli studenti fin dalle prime fasi dell’anno. Oggi non sono così rari i duri confronti tra insegnanti e genitori in merito alla linea seguita in classe. Alcuni ritengono che i professori non abbiano il diritto di dettare regole, altri invece hanno la tendenza a difendere a ogni costo la prole, anche quando chiaramente in errore. Al fine di fare fronte comune ed evitare di fornire giustificazioni all’atteggiamento irrispettoso dello studente, una chiacchierata informale sarebbe l’ideale.

In questo modo si potrà chiarire il tipo di percorso che si intende seguire durante l’anno scolastico. Operare in questo modo al primo anno consente di gettare basi solide per l’intero percorso. Importante, inoltre, che quanto costruito in classe non venga disfatto a casa. I genitori devono sapere, in linea generale, cosa attende i loro figli a scuola, anche al fine di possedere i mezzi per giudicare eventuali resoconti disastrosi da parte dei minori, spesso avvezzi a esagerare determinate circostanze, giustificando un rendimento insufficiente.

L’importanza del gruppo

Uno dei primi lavori da svolgere in aula, sotto l’aspetto umano, è quello di attuare delle strategie che possano mettere in moto delle dinamiche di classe. Soprattutto quando si ha a che fare con medie e superiori, la valorizzazione di un gruppo coeso è fondamentale. Una sorta di squadra, che si muove nella stessa direzione e della quale fa parte lo stesso insegnante. Questi non è mai amico, ma deve riuscire ad alternare differenti atteggiamenti, tra l’apertura e la disponibilità al dialogo all’autorevolezza.

Analizzare gli studenti richiede grande capacità e attenzione. Mai dare per scontato che tutti siano in grado di stare in gruppo. Alcuni faticano per propria inclinazione, altri invece rigettano l’idea e passano al contrattacco, con aggressività, per proteggersi. Fa parte di una piccola comunità richiede infatti un certo grado d’apertura e vulnerabilità, che alcuni non riescono a concepire, collegandola a una debolezza che non intendono concedersi.

Mai isolare, quindi, chi disturba. Porlo in punizione, dietro la lavagna, come si usava un tempo, o di fianco alla cattedra, vuol dire in qualche modo accettare quell’atteggiamento e continuare ad avallare il suo escludersi dal gruppo classe. Sarebbe preferibile spingerlo a lavorare con un compagno, per poi ampliare il numero di volta in volta, fino a scorgere un cambiamento nel suo modo di rapportarsi agli altri.

Classe digitale: sì o no

Oggi è urgente il discorso legato alla tecnologia. Questa non era così presente nella vita dei giovani, e di tutti in realtà, nella prima fase del Duemila. Oggi è una questione da non poter ignorare. Cosa fare quindi con gli smartphone che tutti i propri studenti hanno in tasca o sul banco. Cosa fare per riuscire a integrare questi dispositivi nel proprio metodo d’insegnamento. Si registra un netto cambiamento negli studenti, con il tipo di didattica fornito che non pare seguire lo stesso ritmo.

L’apprendimento deriva anche dal rapporto instaurato in classe, il che vuol dire trovare un terreno comune sul fronte comunicativo. Parliamo quindi di didattica digitale, che va a integrare il metodo gesso e lavagna ma che, al tempo stesso, non può tradursi in uno studente "solo" dinanzi allo schermo del suo tablet. Un professore deve quindi iniziare a studiare le dinamiche comportamentali delle nuove generazioni, ponendo un freno all’atteggiamento che li vede solitamente additare la tecnologia come nemica e una semplice distrazione.

Mantenere alto l’interesse

Comprendere come un metodo d’insegnamento univoco per tutti i propri studenti non possa esistere, è un passo chiave nella gestione di una classe caotica. Molti insegnanti ritengono sia compito degli allievi accettare in silenzio una data tipologia d’istruzione, anche quando questa è in netto contrasto con le capacità d’apprendimento di alcuni. Il discorso diventa assurdo, poi, quando si pretende di approcciarsi ai giovani del 2022 come a quelli del 1980.

La scuola cambia con i propri studenti oppure perde del tutto il loro interesse. Non cambiare e adeguarsi vuol dire rinunciare alla formazione di parte della nuova forza lavoro di questo Paese. Una didattica differenziata risulta molto utile, perché facendo un passo in direzione dei propri ragazzi si otterrà la prima metà di un ponte di collegamento utilissimo. Dopo una prima fase di studio del gruppo, si avrà una generale idea dei soggetti simili tra loro per capacità d’apprendimento. Spesso bastano due metodi differenti per riuscire a consentire a tutti di mantenere lo stesso passo nel programma. In questo modo la soglia d’attenzione resterà generalmente elevata, evitando il pericolo noia che, ieri come oggi, è il grande ostacolo di molti.

Consigli utili

Non esiste un metodo magico per gestire una classe indisciplinata. Nessuna formula da attuare senza un reale sforzo e studio, ma soprattutto senza considerare le differenze interne alla propria classe. Possiamo però fornire alcuni consigli pratici da tenere a mente:

  • Conoscere e comprendere le problematiche interne alla classe. I ragazzi devono sapere di non essere solo un "fastidio", una presenza accessoria, ma di essere realmente visti. Un professore deve girare tra i banchi, sentire tutto e prestare attenzione;
  • Osservare un atteggiamento sbagliato e "registrarlo" mentalmente non basta. Occorre operare un controllo prossimale, ovvero avvicinarsi allo studente perché in questo modo l’azione viene frenata e, al tempo stesso, si manda un chiaro messaggio: ciò che avviene non passa inosservato e ogni gesto ha conseguenze;
  • Quando un comportamento risulta scorretto, è utile segnalarlo e biasimarlo ad alta voce. Ancora più importante, però, ricordarsi d’avere nel mirino il gesto e non chi lo ha commesso. Vi è bisogno di una lezione, non di una gogna;
  • Aprire un canale di comunicazione vuol dire creare un ponte con i propri allievi. Vi è una sorta di collaborazione. Si deve però mantenere il polso della situazione, ribadendo all’occorrenza chi è a gestire la classe;
  • Il tono di voce, l’uso delle pause e non solo hanno un ruolo importante nel fronteggiare determinati argomenti con i propri studenti. Trasformarsi in un attore e conoscere il proprio uditorio è un’arma segreta da gestire al meglio;
  • La voce ha una rilevanza enorme ma anche la comunicazione non verbale. Mani, viso, sguardo e tutto ciò che può consentire il regolare flusso della lezione;
  • Restare immobili, ripetendo concetti appresi a memoria nella speranza che i propri studenti facciano lo stesso, trovando il tutto interessante quasi per magia è assurdo. Catturare l’attenzione del proprio uditorio è la prima regola di un oratore e un professore è anche questo. Per riuscirci, però, occorre non lasciar andare la propria passione per questo lavoro;
  • Trovare il modo di "ripagare" lo sforzo della classe. Lavorare sodo non è facile, perché stare in aula vuol dire sacrificare ore che la propria mente vorrebbe si spendessero altrove. Una ricompensa è uno stimolo da non ignorare;
  • A seconda dell’attività da svolgere si può lavorare su una differente disposizione dei banchi all’interno dell’aula. Perché non creare delle "isole" per favorire un compito da svolgere in gruppi. Perchè non creare un cerchio in cui tutti possono guardarsi in viso se è in atto un confronto di qualsiasi genere;
  • La motivazione è l’arma per risollevare chi sente di non potercela fase. I momenti negativi esistono nel percorso scolastico di chiunque e un insegnante dovrebbe tenerne conto. Si motiva anche e soprattutto durante le interrogazioni, mirando a far crescere il giovane e non a umiliarlo.