Il termine corretto per indicare il celebre pensatore e letterato, ma anche storico, diplomatico e politico italiano vissuto a cavallo tra 1400 e 1500, è Machiavelli, con una c e due l. Seguono la stessa grafia i termini derivati come machiavellico e machiavellicamente, aggettivo e avverbio che si riferiscono a un oggetto o un’azione cinica, opportunista e spregiudicata. Invece la forma che prevede la doppia c, Macchiavelli, è errata.
Come succede anche per altri celebri artisti nazionali – quali ad esempio Donizetti con una sola z e Gioachino Rossini, con una c nel nome, ma lo stesso Niccolò Machiavelli il cui antroponimo presenta due c – si presenta il dubbio sulla necessità o meno di servirsi del raddoppiamento fonosintattico di alcune consonanti contenute nella parola.
Si tratta di un fenomeno influenzato dalla pronuncia toscana, ossia di una tendenza diffusasi perché legata a una regione che è stata per secoli la culla dell’italiano. Si assiste così all’usanza di rafforzare l’intonazione di alcuni gruppi di lettere in molte parole di uso comune, quali ad esempio avallo e collutorio.
Non sempre, però, il modo di parlare corrisponde al modo di scrivere: dialettismi e influssi popolari possono distorcere quello che sarebbe il giusto modo di emettere i suoni che compongono alcuni termini, e di conseguenza la corretta ortografia.
Nel nostro caso, ad esempio, dobbiamo ricordare che Machiavelli e derivati presentano sempre una sola c, a differenza del nome Niccolò che – a discapito di ciò che si potrebbe pensare – ne vuole due.
Esempio 1: La Mandragola è forse lo scritto più conosciuto di Niccolò Machiavelli
Esempio 2: I politici usano spesso un linguaggio machiavellico
Esempio 3: Il sindaco della città si sta comportando machiavellicamente