Comunicazione paraverbale Fonte foto: iStock
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Comunicazione paraverbale: cos'è e come funziona

Avete mai sentito parlare di comunicazione paraverbale? È una delle armi segrete dei migliori oratori, ecco perché

Luca Incoronato

Luca Incoronato

GIORNALISTA PUBBLICISTA E COPYWRITER

Giornalista pubblicista ed esperto Copywriter, amante della scrittura in tutti i suoi aspetti. Curioso per natura, adoro scoprire cose nuove e sperimentarle in prima persona. Non mi fermo mai alle apparenze, così come alla prima risposta, nel lavoro come nella vita.

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Il mondo della comunicazione è più complesso di quanto potremmo pensare. Le parole non sono di certo l’unico strumento a nostra disposizione. Per quanto in molti non vi diano peso e non vi abbiano mai riflettuto, quando ci rivolgiamo agli altri lo facciamo anche attraverso il tono con il quale impostiamo la nostra voce. Scegliamo un preciso volume a seconda della situazione, dei soggetti con i quali conversiamo, della tematica o delle nostre intenzioni. Cambierà, ad esempio, se intendiamo difendere un’idea posta sotto attacco, rispetto al diffondere un’informazione.

Durante un lungo discorso, poi, potrebbe variare a seconda delle fasi, così da consentire alle parole e ai concetti di avere un impatto differente, laddove ve ne sia bisogno. Un oratore esperto sa sfruttare al meglio il ritmo, ma soprattutto le pause. Sa imporre un certo timbro, adattato al contesto, gestendo al tempo stesso il respiro. Ci esprimiamo in tanti modi diversi, anche senza accorgercene, e di seguito vi offriamo un’introduzione al mondo della comunicazione paraverbale.

Cos’è la comunicazione paraverbale

Possiamo suddividere la comunicazione in tre tipologie: verbale, non verbale e paraverbale. Facile spiegare cosa sia la prima. La seconda tipologia è molto cara ai parlanti italiani, considerando come siamo famosi nel mondo per questo. Si tratta infatti di quel misto di gesti, impostazione del corpo e mimica messo in atto nel corso di una conversazione o un discorso dinanzi a un pubblico. "Parlare con le mani" fa parte della natura degli abitanti dello "stivale" ma, per quanto in maniera istintiva, siamo alquanto abili anche nel mettere in atto la terza tipologia.

Con comunicazione paraverbale ci riferiamo a questi aspetti che appaiono quasi impercettibili all’interno di un confronto verbale. I meno allenati potrebbero pensare che i silenzi, il timbro, i sospiri e altro ancora di un attore o un politico, per fare due esempi di soggetti ben allenati a disquisire, siano qualcosa di naturale, irrilevante quasi. Alle spalle vi è invece un attento studio. Saper modulare tali elementi vuol dire controllare la diffusione di determinare emozioni. Il discorso viene plasmato grazie a questi dettagli, che contribuiscono enormemente all’ottenimento di un dato risultato.

Comunicazione paraverbale: tutti gli elementi

Importante offrire uno sguardo approfondito sui principali elementi che vanno a comporre il linguaggio paraverbale. Parliamo del tono di voce, così come del volume, del timbro imposto e soprattutto del ritmo conferito alle parole espresse. Componenti fisse per qualsiasi intenzione abbia il parlante e soprattutto per ogni sorta di argomento. Ciò che fa la differenza è la differente modulazione di tali componenti.

Tono di voce

Per spiegare in maniera semplice quanto sia comune la differente impostazione del tono di voce basti pensare alle frasi interrogative. È necessario modulare l’intonazione in una certa maniera per far comprendere all’ascoltatore d’aver appena pronunciato una domanda. Lo stesso vale per le frasi esclamative. Cose che facciamo naturalmente, senza pensarci troppo. Il motivo è da ricercare nel fatto che siamo creature abituate a vivere in comunità. Le capacità comunicative sono state formate nelle differenti generazioni, offrendoci oggi una base ben solida.

Il tono di voce può esprimere sentimenti. In questo caso si tende a combinare una determinata intonazione con un certo livello del volume, come per l’espressione di rabbia o felicità. Un parlante esperto sa gestire abilmente la fusione tra tono e sentimenti espressi. Non è detto che si intenda svelare il proprio stato d’animo, il che ci costringe a modulare l’intonazione in una precisa maniera, anche se in contrato con il proprio animo in un preciso momento. Non farlo potrebbe generare un contrasto tra le parole espresse, che potrebbero essere accomodanti, e un tono che svela rabbia o semplicemente irritazione.

Ritmo del discorso

Un buon oratore deve saper gestire i tempi del proprio discorso. Quando si parla dinanzi a un gruppo di persone, senza la necessaria esperienza, è facile lasciarsi prendere dall’ansia. Si teme di non dire abbastanza, quando in realtà l’attenzione dovrebbe essere riposta dire ciò che si intende al meglio. Avere una specifica fascia di tempo da rispettare e non riuscire a esprimere ogni concetto non è un problema, a patto che quanto pronunciato sia stato d’impatto.

Molti temono i momenti di silenzio, che in realtà risultano essere dei fenomenali alleati, se sfruttati al meglio. Aumentare costantemente il ritmo non fa che affaticare l’uditorio in molti casi, che spesso non riesce a comprendere fino in fondo quanto detto. I passaggi chiave sfuggono via e, al di là di qualche slogan, ben poco resta impresso. Quando invece si ha bisogno di un ritmo sostenuto? Questo dev’essere incastrato tra due pause.

Un intero discorso non può avere un tono rapido costante per tutta la sua durata. L’uso della velocità perderebbe di significato. Ben sfruttato, il ritmo consente di guidare il pubblico verso un climax, aumentandone l’attenzione e il coinvolgimento, fino alla pausa, la nuova battuta (intesa come parte del discorso e non necessariamente battuta comica) e l’attesa del completamento della reazione.

Timbro vocale

Quando parliamo di timbro vocale facciamo riferimento al determinato carattere di un suono, emesso da una voce. È un tratto distintivo, un registro vocale tipico di una data persona, noto anche come colore vocale. Questo fattore, non di secondaria importanza nell’ambito della comunicazione, può rendere il nostro modo di parlare nasale, squillante, profondo e non solo. Varia a seconda della specifica conformazione delle corde vocali, della tonicità muscolare e della tipologia di cavità sopralaringali.

È possibile lavorare sul proprio timbro vocale, modificandolo per ottenere differenti risultati espressivi. Questo aspetto, però, non può bastare da solo per mostrarsi più autorevole o seduttivo, per fare due esempi. Quando si parla dinanzi a un pubblico è necessario provare un sentimento, vivendolo fino in fondo. In questo modo il timbro, così come l’intensità, aiuterà a rendere veicolare meglio il messaggio. In caso contrario, avrà l’effetto opposto, trasformando quanto detto in falso, vuoto e privo di un effettivo valore.

Volume del discorso

Il volume è uno degli elementi cardine del linguaggio paraverbale. Occorre saperlo gestire, evitando di eccedere. Risulta infatti chiave quando può variare l’intensità di quanto pronunciato, enfatizzando determinate parole. Se tutto viene urlato, però, ecco che il senso viene smarrito nel chiasso prodotto. Saper passare da un volume medio a uno più alto è indice d’esperienza e, generalmente parlando, chi adopera un volume eccessivamente basso viene percepito come timido o insicuro. Ciò non vuol dire non avere argomenti di cui parlare, soltanto non riuscire a esprimerli in maniera convincente nella maggior parte dei casi.

Alzare eccessivamente il volume della voce può anche farsi percepire come aggressivi e prepotenti, spingendo l’uditorio ben distante dal nostro punto di vista, a meno che non sia già fidelizzato, come nel caso delle manifestazioni politiche. Proprio nel corso di eventi del genere è molto facile sentir variare il volume, passando dall’enunciazione dei fatti all’esaltazione delle passioni del popolo.

Altre espressioni sonore

Se si parla di espressioni sonore il riferimento va a delle manifestazioni come il pianto, una risata o un semplice sospiro. Anche in questo caso si consiglia di credere fortemente in quanto espresso. Soltanto così si potrà dare un reale valore a queste aggiunte. Fingere una pausa per un sospiro, così da ottenere un risultato studiato a tavolino può essere decisamente controproducente. Salire su un palco e parlare può essere esaltante e rischioso allo stesso tempo. Nessuno vuole dare l’impressione di star recitando un copione. Il pubblico riesce a percepire queste cose quasi istantaneamente.

Sono tanti gli elementi da poter aggiungere alla propria comunicazione paraverbale. Anche un colpo di tosse può rientrarvi, magari a sottolineare quanto detto da un altro personaggio all’interno di una gag. All’elenco potremmo aggiungere anche dei semplici respiri, che possono arricchire una pausa o lasciar trasparire degli stati d’animo. Libertà all’oratore sotto quest’aspetto.

Come migliorare la comunicazione paraverbale

Svariati i modi per allenare la propria comunicazione paraverbale, così da renderla realmente efficace. Il primo passo è quello di riprendersi durante un discorso in pubblico, così da poter analizzare approfonditamente tutti gli aspetti cardine. Si potrà, quindi, studiare l’intonazione, al fine di capire se realmente sia stata in grado di sottolineare quanto si voleva esprimere. Da valutare anche l’impatto avuto sul pubblico, tenendo d’occhio le reazioni ai cambi di ritmo.

Il timbro di voce studiato e allenato dev’essere in linea con il messaggio e il volume della voce gestito a seconda della parte del discorso. Trovando una risposta a questi interrogativi, si aprirà la strada per migliorare come oratore. Quando ci si ritrova dinanzi a un muro che pare invalicabile, non riuscendo a migliorare gli aspetti che si reputano deboli, affidarsi all’analisi di grandi oratori può essere cruciale. Importante non escludere coloro che esprimono concetti distanti dai propri. L’unico metro di giudizio dev’essere l’efficacia che hanno sul loro pubblico. Utile anche studiare i discorsi altrui risultati fallimentari, così da stare alla larga da determinate strategie, soprattutto se si ha a che fare con argomento e pubblico simili.

Completate le prime due fasi, non resta che esercitarsi. L’allenamento, unito con le riprese e le necessarie correzioni, è la vera arma a disposizione di un oratore. Tenendo ben a mente gli obiettivi che si vogliono raggiungere e i temi da voler esprimere, si può studiare una strategia paraverbale adeguata a differenti situazioni, fino a sviluppare un proprio stile. In questo modo si avrà sempre una solida base per i propri discorsi in pubblico, alla quale aggiungere sfumature di vario genere per essere il più efficace possibile.