Cosa significa floppare Fonte foto: iStock
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Cosa significa e quando si usa "floppare"?

Dal cinema allo sport, fino ai videogame: cosa significa e come usare "floppare"

Luca Incoronato

Luca Incoronato

GIORNALISTA PUBBLICISTA E COPYWRITER

Giornalista pubblicista ed esperto Copywriter, amante della scrittura in tutti i suoi aspetti. Curioso per natura, adoro scoprire cose nuove e sperimentarle in prima persona. Non mi fermo mai alle apparenze, così come alla prima risposta, nel lavoro come nella vita.

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"Floppare" è probabilmente uno dei termini di derivazione inglese più utilizzati in Italia, tra i giovanissimi e non solo. Consideriamo infatti come in questa categoria non si possano più inserire i Millennials, per ragioni anagrafiche, e loro tendono a sfruttare questo anglicismo con grande frequenza.

Si può dire come in questo caso specifico il ponte comunicativo tra Millennials, Gen Z e Gen Alpha non sia così ampio. È infatti più facile individuare parlanti della generazione più matura di queste tre, nati a partire dagli anni ’80, o che riescano a decifrare il significato di "floppare", pur non adoperando il termine, rispetto a quanto avviene per altri termini come "snitch", ad esempio.

La materia risulta invece complessa per tutti gli altri, dalla Gen X ai cosiddetti Boomer. Non mancano le eccezioni, ovviamente, ma vi è generalmente maggior difficoltà nel riuscire a rapportarsi a questo nuovo verbo. La differenza sta tutta nel fatto che l’integrazione di questa parola è stata graduale. Non si è subito giunti a "floppare". Si è passati da "flop", che è divenuto comunemente noto come sinonimo di fallimento. Un discorso portato avanti soprattutto in ambito cinematografico, di cui parleremo poi.

Floppare: origini e significato

Come detto, la derivazione di "floppare" è inglese. Ritroviamo infatti nel parlato comune il termine "flop", che viene utilizzato per indicare un insuccesso che abbia del clamoroso. Non un errore, quindi, bensì un evento che sia andato in maniera evidentemente contraria alle aspettative. Va da sé che sia facile pensarne a un utilizzo legato alle pellicole nel momento in cui occorra ragionare in termini di incasso al botteghino, ad esempio.

La diffusione di "flop" è stata mondiale e fa parte di quel codice comprensibile ovunque. Con il passare del tempo si è poi iniziato a utilizzare svariate forme coniugate. Da "floppare" a "floppato", il che avviene anche in lingua inglese e, in generale, è una pratica molto comune nel parlato quotidiano, o slang. Una volta compreso come una parola si entrata di diritto nell’elenco di quelle utilizzate regolarmente e comprese dalla maggior parte dei parlanti, si passa a integrarla del tutto, italianizzandola attraverso la necessaria declinazione verbale. Non si dirà più "è stato un flop" o "ha fatto flop". Si ricorrerà alla formula: "Ha floppato".

Flop: come si usa

Il mondo del cinema offre il terreno ideale per dare il via a una completa comprensione del termine "flop" e del nuovo verbo "floppare". Il motivo è semplice, perché si è ormai avvezzi a sentir parlare o leggere di "top e flop". Molte classifiche fanno uso di questa forma di dualismo, così da generare ad esempio delle classifiche di pellicole piaciute o meno.

Vi sono poi svariate sfumature d’analisi. Si può parlare di "flop" in vari modi. Pensiamo ad esempio a quanto accaduto con Black Adam di Dwayne "The Rock" Johnson. Considerando i numeri, possiamo definire questo film il cui primo vero "flop" in carriera.

Dal mondo del wrestling a quello del cinema, la celebre star internazionale non ha mai conosciuto fallimenti. Abituati a essere in vetta, ha sempre trovato un ottimo piazzamento sul mercato, fino ad arrivare al mondo dei supereroi. Non gli manca di certo il fisico per imporsi e risultare credibile, allora perché le cose non sono andate? Il costo di produzione, insieme con quello legato al marketing, è stato inferiore agli incassi globali. Ecco un primo livello di "flop". Il secondo è legato all’arrivo di James Gunn, che ha il ruolo di restaurare il mondo cinematografico connesso all’universo narrativo DC Comics. Il creatore di Guardiani della Galassia e Suicide Squad, tra gli altri, ha rapidamente "fatto fuori" Black Adam, cancellando il progetto e salutando The Rock. Il terzo livello di "flop" è connesso al fatto che l’attore abbia provato per più di 10 anni a convincere una casa di produzione major a puntare sull’intrigante storia di questo supereroe, considerando in qualche senso minore. A un grande investimento personale è però corrisposta una sconfitta su tutti i fronti.

Ecco, quindi, come utilizzare "floppare" in una conversazione comune. In quest’ottica è chiaro a tutti come Black Adam abbia floppato. Poco da dire a riguardo, con gli esperti del settore che hanno poi evidenziato altri livelli d’analisi, ragionando su trama, messa in scena e capacità attoriali.

Non occorre però essere degli esperti cinematografici per poter utilizzare questa parola. Questa si è fatta largo sempre più nel panorama dello sport. In tal senso parliamo di calcio, al primo posto nella classifica delle preferenze in Italia. Al termine di ogni turno settimanale, si tende a guardare ai rendimenti di tutte le squadre, parlando di "top e flop" mettendo a confronto le aspettative e gli esatti esiti in campo. Ciò avviene in campionato come nelle coppe europee. Un’analisi che si fa poi più specifica, prendendo di mira i singoli calciatori.

Come nel caso del cinema, anche qui abbiamo diverse sfumature. Si può pensare ad esempio al mercato. Un calciatore pagato 50 milioni potrebbe non adattarsi al meglio all’ambiente o al campionato. In casa Juventus vi è l’esempio di De Ligt. Al contrario, invece, "l’economico" Kvaratskhelia ha sorpreso tutti in casa Napoli.

Un altro ambito nel quale le classifiche indicano costantemente ciò che è "top" e cosa è "flop", è quello dei videogame. Anche in questo caso, come per il cinema, vi è un equilibrio tra attese e risultati che segna in maniera netta il posizionamento nella graduatoria del pubblico e dei recensori. Pensiamo a un titolo come Stray, videogame che porta il giocatore a calarsi nei panni, o nel pelo in questo caso, di un felino. Una struttura semplice per un titolo definibile come "indie", ovvero al di fuori del classico mercato di massa, o "mainstream", per usare un’altra parola abusata al giorno d’oggi e appartenente al nuovo vocabolario comune. In questo caso non si può parlare di "flop", di certo, considerando come vi sia stato un enorme successo. L’amore per i gattini ha colpito ancora.

Vocabolario videogame

  • Bannare: la versione italianizzata deriva dal verbo inglese "to ban", che vuol dire espellere. In questo caso la traslazione nello slang è quasi letterale. L’uso riguarda principalmente il mondo online. Il riferimento è a quegli utenti che agiscono in maniera contraria a quelle che sono le linee di condotta di una data community. Ciò può riguardare i social network, da TikTok a Twitch, così come il mondo dei videogiochi. Il "ban" può essere temporane, ovvero avere una data precisa per il rientro alla navigazione, o a tempo indeterminato, anltrimenti detto "perma ban";
  • Bossfight: nel mondo dei videogame si fa riferimento con questo termine alle complesse sfide contro un nemico dall’enorme forza, spesso posizionato al termine di un dato capitolo di gioco. Una sfida volutamente ardua, cardine di titoli come i vari Dark Souls, ad esempio;
  • Bot: due le possibili interpretazioni di questo termine. Può trattarsi infatti tanto di un elemento gestito dall’IA, ovvero intelligenza artificiale del sistema, così come di un utente fittizio. In ambito social non è così insolito, infatti, individuare commenti pubblicati da account fittizi, creati ad hoc per motivi vari. Che si tratti di follower in vendita o semplice spam;
  • Buffering: tempo necessario all’esecuzione di alcune fasi del gioco;
  • Camper: all’interno dei videogiochi multiplayer, ovvero che offrono la possibilità di sfidare altri utenti in giro per il mondo, vi sono alcuni che preferiscono non gettarsi nella mischia. Un esempio in tal senso è il celebre titolo Call of Duty, dove vi è chi preferisce nascondersi in luoghi ben studiati, evitando il frequente rischio d’essere scovato e ucciso, attendendo la propria chance di colpire, guadagnando punti e "loot". Si definiscono quindi "camper", perché sostano per la maggior parte della loro sessione di gioco;
  • Cheater: utente che, grazie all’ausilio di codici e programmi, ottiene dei vantaggi in maniera scorretta all’interno del gioco. Un comportamento che, se scoperto dal sistema, porta al ban;
  • Crafting: sistema di modifica degli strumenti a disposizione del personaggio;
  • Cutscene: un filmato che si pone tra differenti livelli di gioco, spesso caratterizzato da un’intrigante grafica;
  • DLC: contenuto scaricabile che garantisce al giocatore maggiori contenuti extra da poter giocare. Un plus rispetto alla versione standard del gioco;
  • Easter Egg: elemento celato dagli sviluppatori in maniera goliardica all’interno della mappa di gioco. Un gesto che mira a scatenare una divertente, e spesso inutile, caccia al tesoro;
  • FPS: il senso è duplice in questo caso, indicando tanto uno sparatutto in prima persona (intesa come visuale del giocatore) e l’espressione fotogrammi per secondo;
  • Glitch: evidente difetto grafico provocato da un errore in fase di sviluppo del titolo;
  • Hype: grande aspettativa per la messa in commercio di un nuovo gioco, una console o altro. Termine utilizzabile anche in altri ambiti;
  • Lag: aumento delle tempistiche che intercorrono tra l’azione effettuata sul proprio controller e l’esecuzione all’interno del gioco;
  • Matchmaking: processo automatico di assegnazione di un avversario nell’ambito di un gioco multiplayer;
  • Mod: modifica effettuata da sviluppatori esterni alla compagnia che ha realizzato il gioco, selezionando spesso percorsi ben differenti da quelli standard;
  • Noob: videogiocatore alle prime armi, che si cimenta per la prima volta nel mondo videoludico o, nello specifico, con un dato titolo;
  • PvE: origine inglese, come spesso accade, da Player Versus Environment. Si fa riferimento a una fase di gioco nella quale il personaggio controllato dall’utente interagisce con altri gestiti unicamente dal sistema interno dell’IA;
  • PvP: la definizione completa è Player Versus Player e indica la fase di gioco che pone due utenti l’uno contro l’altro;
  • RPG: sta per Role-Playing Games, che possiamo tradurre come giochi di ruolo. Un genere che offre la possibilità all’utente di modificare in maniera dettagliata il proprio personaggio. Le sottocategorie sono JRPG, Japan Style RPG, e MMORPG, ovvero giodi di ruolo su larga scala.