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A Bari parte il corso in Scienza delle Decisioni: unico in Italia ANSA

A Bari parte il corso in Scienza delle Decisioni: unico in Italia

L'università degli studi di Bari si prepara ad attivare il corso di laurea magistrale in Decision Science, interamente in lingua inglese

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv di cronaca, politica, scuola, economia e spettacolo. Ha esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e Tv e lavora anche nell’ambito social

Le università del Sud stanno diventando più attrattive di quelle del Nord. I motivi sono soprattutto economici e riguardano il caro affitti nelle città settentrionali, ma in alcuni casi è anche l’offerta formativa a fare la differenza. Sono tante e varie le iniziative degli atenei meridionali per incrementare il numero di corsi e migliorare il programma, per esempio tramite l’assunzione di docenti d’eccellenza ed esperti e l’attivazione di laboratori. Una novità assoluta arriva da Bari, l’università Aldo Moro sta attivando un corso di laurea, unico nel suo genere, in “Scienza delle Decisioni“.

Il corso in Scienza delle Decisioni a Bari

L’università degli Studi di Bari Aldo Moro si prepara a introdurre nella sua offerta formativa il corso di laurea magistrale in Decision Science, appunto Scienza delle Decisioni. Il percorso di studi sarà interamente in lingua inglese e sono state appena aperte le iscrizioni.

Decision Science è stato attivato dal Dipartimento Interuniversitario di Fisica (DIF), riconosciuto dal Ministero dell’Università e della Ricerca come dipartimento di eccellenza per la qualità scientifica delle sue attività.

Quali sono gli obiettivi del corso di Scienza delle Decisioni

Lo scopo del corso di laurea magistrale di Decision Science punta a formare professionisti capaci di interpretare fenomeni socio-economici e di guidare le decisioni aziendali e organizzative attraverso un approccio scientifico e multidisciplinare.

Attualmente in Italia sono presenti soltanto otto corsi di laurea affini, distribuiti in cinque atenei.

La differenza tra l’offerta barese e le altre già esistenti è che il programma di studi di questo corso è l’unico che coniuga competenze STEM con psicologia cognitiva, neuroscienze, marketing e analisi comportamentale.

L’innovativa proposta si inserisce in un contesto accademico che, negli ultimi anni, ha visto il DIF attirare numerosi talenti e ricercatori internazionali, anche grazie al progetto di eccellenza “Quasimodo” che punta a sviluppare nuove aree di ricerca specificatamente nell’ambito dello sviluppo di sensori e modelli basati sulle tecnologie quantistiche da applicare ai settori della salute e dell’ambiente.

Le prospettive occupazionali per i laureati in Decision Science

Gli studenti che decideranno d’iscriversi a Decision Science, nel corso del programma accademico della durata di due anni, acquisiranno competenze avanzate in analisi dei dati, machine learning, intelligenza artificiale, comportamento del consumatore e marketing strategico.

A tutto questo si aggiungeranno le conoscenze in materia di scienze cognitive e della psicologia del processo decisionale. L’obiettivo è formare una figura ibrida, capace di unire interpretazione dei numeri e delle dinamiche algoritmiche a una visione aziendale strategica.

Ma, una volta ottenuto il titolo di studio in Decision Science, dove si potrebbe andare a lavorare e in che ruolo?

La risposta è molto positiva in quanto le prospettive occupazionali per i futuri laureati sono tra le più promettenti e vanno a coprire le posizioni più richieste come quelle dei data scientist e dei business analyst.

“Questo nuovo corso rappresenta una naturale evoluzione del nostro dipartimento – ha spiegato Roberto Bellotti, direttore del DIF e nuovo Rettore di UniBa, come riporta La Gazzetta del Mezzogiorno. “Oggi, comprendere la complessità delle decisioni umane e organizzative – ha aggiunto – richiede strumenti che vadano oltre la statistica: serve una visione integrata, che sappia unire neuroscienze, algoritmi e cultura del dato. È esattamente ciò che vogliamo offrire”.