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Jomo Fonte foto: iStock

Addio Fomo, ora c'è la Jomo: cos'è e cosa c'entrano i social

È arrivato il momento di dire addio alla Fomo (la paura di perdersi qualcosa) e praticare la Jomo: ecco cos'è e cosa c'entrano i social network

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Addio Fomo, ora c’è la Jomo. La paura di essere tagliati fuori e perdersi qualcosa di importante (Fear of missing out) sta lasciando spazio ad una nuova tendenza, la ‘Joy of missing out’: cos’è e cosa c’entrano i social.

Fomo e dipendenza da social

L’acronimo Fomo compie 20 anni. A utilizzarlo per la prima volta, nel 2004, è stato l’autore americano Patrick James McGinnis in un articolo pubblicato sulla rivista ‘The Harbus’ della Harvard Business School. Da lì il termine è diventato di uso comune, soprattutto con la diffusione dei social network.

La Fomo, acronimo di ‘Fear of missing out‘, ovvero ‘paura di essere esclusi’, corrisponde al timore di perdere o di non partecipare ad una esperienza piacevole e gratificante che coinvolge conoscenti o amici. “La sensazione principale riconducibile alla Fomo è che gli altri conducono una vita più appagante della nostra”, ha spiegato Donata Pratesi, psichiatra del Centro disturbi dell’umore dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Turro. “Il secondo elemento è un po’ una conseguenza del primo – ha proseguito – ed è legato alla necessità di ricercare costantemente cosa stanno facendo gli altri e cosa si sta perdendo”.

La Fomo è sempre esistita – ha proseguito la psichiatra -, anche prima dell’avvento digitale, ad oggi però ci sono tante più occasioni per provare questo tipo di esperienza poiché siamo ininterrottamente esposti all’esperienza altrui”. Tutto “è esploso maggiormente con la creazione delle stories di Instagram – ha precisato – che consentono di avere un report quotidiano delle vite altrui entro le 24 ore dalla pubblicazione: questo comporta un continuo controllo del social e dello smartphone”.

La Fomo, infatti, è strettamente correlata alla dipendenza da smartphone. “Quando questa necessità diventa costante ed estremizzata – ha continuato Pratesi – può provocare delle condizioni patologiche come ansia sociale, elevati livelli di stress, insoddisfazione, insonnia e sintomatologie ansioso depressive“.

Cos’è la Jomo

Un modo pratico per dire addio al Fomo è la Jomo. Mentre la Fomo spinge a partecipare a ogni evento, a controllare ossessivamente i social e a confrontare la propria vita con quella degli altri, la Jomo invita a rallentare, a disconnettersi e a riscoprire il piacere delle piccole cose.

Jomo, acronimo di ‘Joy of missing out‘, nel Collins english dictionary è definita come “il piacere di godersi le proprie attività, senza preoccuparsi del fatto che altre persone abbiano una vita più soddisfacente”. La Jomo, dunque, ci ricorda che la vera felicità non si trova nell’accumulare esperienze o nell’ottenere l’approvazione degli altri, ma nel coltivare la nostra interiorità e nel vivere in armonia con i nostri valori.

Come praticare la Jomo

Se da una parte la Fomo è strettamente legata all’uso dei social, la Jomo si alimenta di concretezza, vita vissuta e reale lontano dalle app. E allora, la prima cosa da fare per abbracciare la Jomo è quella di prendere le distanze dai social. Disintossicarsi dai dispositivi digitali, anche solo per poche ore al giorno, può aiutare a riconnettersi con se stessi e con il mondo reale. Come fare? Provate a lasciare il telefono in un’altra stanza mentre lavorate, leggete o fate le pulizie, o a spegnerlo durante i pasti o prima di andare a dormire.

I social avvicinano le persone senza farle sentire vicine, alimentando le fragilità di cui si nutre la Fomo, ha spiegato lo psicoterapeuta Gianluca Frazzoni, come riportato da ‘La Repubblica’. “Stare insieme di persona, invece, permette di sintonizzarsi veramente con l’altro in modo autentico e, soprattutto fisico – ha proseguito -. Un dato importantissimo questo, basta tornare con la memoria del nostro corpo a quando eravamo bambini, ricordare la sensazione del contatto fisico con i nostri genitori o come ci faceva stare l’assenza di questo contatto, per comprendere quali siano i limiti invalicabili della rete”. E allora, largo alle relazioni significative con amici e familiari, basate sulla presenza e l’ascolto reciproco.

Mentre la Fomo si concentra su ciò che fanno gli altri, la Jomo riporta l’attenzione su se stessi e sul proprio presente. Per farlo, è importante “ricollegarsi ai propri sensi”, ha suggerito il dottor Frazzoni. Il che “significa recuperare l’autenticità dell’esperienza – ha specificato -, sia in termini personali sia nel rapporto con gli altri, limitando l’attenzione sul giudizio degli altri, sull’accettabilità sociale di quello che facciamo, sui doveri e sulle prestazioni che crediamo di dover rispettare, perché interferiscono con la consapevolezza della nostra esistenza fisica più autentica”, ha concluso.