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Libri scolastici Fonte foto: iStock

Antitrust avvia un'indagine sui libri scolastici: tutti i motivi

L'Antitrust avvia un'indagine conoscitiva sul mercato editoriale dei libri scolastici: tutti i motivi e la reazione delle associazioni dei consumatori

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Nei giorni in cui suona la prima campanella per milioni di studenti italiani, si torna a discutere sui costi dei libri scolastici. Ma questa volta l’Antitrust ha deciso di fare luce sulla questione, avviando un’indagine conoscitiva su un mercato editoriale che vale un miliardo di euro. Ecco i motivi.

L’Antitrust indaga sul mercato dei libri scolastici

L’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato un’indagine conoscitiva sul mercato dell’editoria scolastica in Italia, un settore dalla “significativa rilevanza in termini economici, sociali e culturali”, visto che coinvolge “circa 7 milioni di studenti e le loro famiglie” e “quasi un milione di docenti“. E che possiede, nonostante “l’impatto stagionale” del reperimento dei libri di testo, “un fatturato annuo a livello nazionale stimabile nell’ordine di circa un miliardo di euro tra nuove tirature dei libri di testo e rivendita dell’usato”.

Come si legge nel documento dell’Antitrust, “sotto il profilo imprenditoriale, l’editoria scolastica è caratterizzata da un forte e crescente grado di concentrazione, con la presenza di alcuni grandi gruppi titolari di ampi portafogli di marchi, perlopiù presenti sia nel segmento dei libri per la scuola primaria che in quelli dei libri per le scuole secondarie di primo e secondo grado”.

Inoltre, si tratta di una filiera in cui le “interazioni tra domanda e offerta presentano alcune peculiarità”. Infatti, “chi sceglie i libri (docente) non ne sostiene i costi, chi li paga (famiglie e/o amministrazioni pubbliche) non li usa, mentre chi li usa (studenti) non li sceglie né li paga, secondo un modello di fatto assimilabile a quello dei medicinali soggetti a prescrizione”.

A questo si aggiunge che “l’intermediazione della domanda comporta che i libri vengano
promossi nei confronti dei docenti da informatori editoriali, spesso organizzati in forma di agenzie indipendenti ma fortemente condizionate dai rapporti intercorrenti con gli editori”.

Perché l’Antitrust ha avviato l’indagine

L’indagine avviata dall’Autorità “intende approfondire le dinamiche concorrenziali dei mercati interessati e una serie di criticità oggetto di ricorrente considerazione pubblica, come l’andamento dei prezzi, le modifiche frequenti delle edizioni, le difficoltà di approvvigionamento e delle modalità di distribuzione, le possibili rigidità nelle modalità di adozione scolastica, anche considerando le innovazioni tecnologiche nel settore, soprattutto per quanto riguarda la combinazione dei formati cartaceo-digitale e la circolazione dei diritti di proprietà delle edizioni digitali”.

Insieme all’indagine, l’Autorità ha avviato una consultazione pubblica: tutti i soggetti interessati possono inviare contributi pertinenti all’indirizzo e-mail IC57@agcm.it.

La reazione della associazioni dei consumatori

La notizia arriva proprio mentre gli studenti stanno tornando in classe. La ripresa delle attività scolastiche comporta spese significative per le famiglie: una recente indagine della Federconsumatori ha stimato che ogni studente spenderà in media 591,44 euro per i libri di testo e 2 dizionari, con un aumento del 18% rispetto al 2023 (le spese variano dai 461 euro per le prime medie ai 715 euro per le prime liceo).

E sono infatti proprio le associazioni dei consumatori ad accogliere positivamente l’iniziativa dell’Antitrust. “Bene, ottima notizia”, ha commentato Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. “Da anni – ha proseguito – siamo i soli a batterci perché siano aboliti gli articoli della legge 128/2011 che, per fare un favore ai librai, hanno danneggiato le famiglie”. Un provvedimento, ha aggiunto, “statalista e dirigista che nulla ha a che vedere con il libero mercato”.

Per il Codacons “fa bene l’Autorità a puntare il faro sul mercato dei libri di testo”. Infatti “ogni anno – si legge nella nota dell’associazione -, attraverso piccole modifiche ai testi, una nuova prefazione, capitoli introduttivi, e cambiamenti minimi, si immette sul mercato un nuovo testo scolastico che deve essere acquistato per sostituire quello dell’anno precedente. Un danno per le famiglie che devono così acquistare un nuovo libro indicato dai professori, andando incontro ad una spesa aggiuntiva che porta il conto complessivo del caro-scuola a raggiungere, tra libri e corredo, la soglia dei 1.300 euro a studente“.