
Caos Maturità, studente chiede a Valditara di abbassargli il voto
Continuano le proteste degli studenti che hanno gettato nel caos la Maturità 2025: un ragazzo ha chiesto a Valditara di abbassargli il voto d'esame
I casi di scena muta volontaria all’orale della Maturità 2025 continuano a far discutere, alimentando il dibattito sul sistema di valutazione e, in generale, sul sistema scolastico italiano. A queste contestazioni si è aggiunta una nuova protesta, quella di uno studente romano che, pur avendo sostenuto il colloquio d’esame, ha deciso di rifiutarne il voto, chiedendo direttamente al ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, di abbassarglielo alla soglia minima di 60.
- Nuovo caso di protesta alla Maturità 2025
- Perché lo studente ha chiesto a Valditara di abbassargli il voto
- Cos'ha detto il presiedente dell'associazione dei presidi
Nuovo caso di protesta alla Maturità 2025
Pietro Marconcini, 19 anni, appena diplomatosi al liceo scientifico Plinio Seniore di Roma, è l’ultimo studente a unirsi alla ‘protesta dei voti’ nata dopo il caso di Gianmaria Favaretto, il maturando padovano che per primo si è rifiutato di sostenere l’orale della Maturità 2025 per contestare il sistema di valutazione scolastica.
Il caso di Favaretto ha innescato un’ondata di emulazione, con altri studenti che hanno deciso di fare scena muta al colloquio per protesta. A questi gesti di dissenso, il ministro Giuseppe Valditara ha risposto annunciando una nuova norma che, probabilmente dal prossimo anno scolastico, preveda la bocciatura in caso di “boicottaggio” della prova orale.
La protesta di Pietro Marconcini, però, è diversa. Il giovane ha sostenuto il colloquio di Maturità, diplomandosi con 83. Dopo di che ha inviato una lettera al ministro Valditara per chiedere di abbassargli il voto al minimo, ovvero 60.
Perché lo studente ha chiesto a Valditara di abbassargli il voto
“Il gruppo di studio coi compagni sembra un gruppo di sostegno psicologico. Avevamo tutti molta ansia, respiravamo una mentalità tossica e inutilmente competitiva“, ha raccontato Pietro Marconcini, come riportato dal Corriere della Sera.
E ha proseguito: “La scuola così come è strutturata ci fa pensare solo al voto, senza farci apprezzare le cose che impariamo e la cultura. È solo nozionismo e trasferimento di contenuti“.
Per questo ha deciso di unirsi alla protesta dei maturandi e di scrivere una lettera a Valditara, dove ha espresso al ministro il suo disagio: “Ad oggi la scuola non rappresenta più quel luogo di crescita, sia sul lato dell’istruzione che per l’aspetto dell’educazione come futuri cittadini e cittadine di questo paese ma, invece, ci sembra che l’unico obiettivo del sistema scolastico sia quello di assegnarci voti in un clima, spesso e volentieri, di competizione tossica: una scuola che non si interroga sulla reale formazione delle persone, ma si ferma solo all’attribuzione di un voto”.
E ancora: “Ogni anno, e durante l’ultimo ancora di più, il piacere della conoscenza viene prevaricato dalla costante presenza del voto, l’ascia di un boia sempre presente sopra le nostre teste e che, per evitarlo, causa in ognuno di noi stress e disagio, che impatta fortemente sulla nostra salute e sul nostro benessere fisico psicologico”.
Marconcini ha concluso la lettera con la sua richiesta: “Per tutte le lacrime versate, per tutte le crisi nervose avute, per tutte le prese in giro, le critiche subite a causa di un sistema scolastico alienante e cieco, per tutti i sorrisi che ci sono stati sottratti, ministro, io le chiedo di ridurre il mio voto attribuito al termine dell’esame di stato a 60 centesimi“.
Cos’ha detto il presiedente dell’associazione dei presidi
Farsi abbassare il voto della Maturità, come richiesto da Pietro Marconcini, “a livello amministrativo è impossibile”, ha commentato Mario Rusconi, dirigente scolastico e presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp) di Roma.
Tuttavia, secondo Rusconi la protesta solleva “problemi reali“, soprattutto per quanto riguarda il rapporto con gli insegnanti: “I docenti italiani per lo più sono abituati alla lezione tradizionale, trasmissiva, mentre ci vorrebbero lezioni interattive“.
Per il presidente di Anp Roma, “si dovrebbe passare da un tipo di insegnamento trasmissivo a fortemente coinvolgente. Questa dovrebbe diventare la misura pedagogica e didattica per l’apprendimento dei nostri studenti”, ha concluso.
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