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Jannik Sinner Fonte foto: ANSA

Che scuola ha fatto Jannik Sinner

Jannik Sinner trionfa ai Miami Open di tennis e conquista la seconda posizione del mondo: che scuola ha fatto il tennista e le parole dei coach

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Jannik Sinner è inarrestabile. Dopo l’ultima vittoria al torneo Atp 1000 di Miami, in cui ha battuto in finale il bulgaro Grigor Dimitrov per 6-3 6-1, è adesso il tennista numero 2 del mondo. Ma che scuola ha fatto Sinner? Scopriamolo insieme.

Sinner conquista la Florida e diventa il tennista numero 2 del mondo

Domenica 31 marzo Jannik Sinner ha vinto i Miami Open di tennis, traguardo che gli è valso il secondo posto del mondo scavalcando lo spagnolo Carlos Alcatraz. Prima del 23enne altoatesino, mai nessun tennista italiano ha raggiunto una posizione simile nel ranking internazionale.

La vittoria di Miami si aggiunge alle altre 21 da inizio 2024, in cui Sinner ha visto una sola sconfitta. Adesso nel mirino del tennista italiano c’è la prima posizione del ranking occupata dal serbo Novak Djokovic, assente in Florida.

Che scuola ha fatto Jannik Sinner

Jannik Sinner è nato il 16 agosto 2001 a San Candido ed è cresciuto a Sesto, due piccoli comuni della provincia autonoma di Bolzano a circa 10 chilometri di distanza. A poco più di tre anni ha iniziato a cimentarsi negli sport, puntando sia sul tennis che sullo sci, in cui ha ottenuto ottimi risultati. A partire dal 2008 ha iniziato ad allenarsi con maggiore intensità nel tennis, abbandonando definitivamente lo sci all’età di 13 anni. A 14 ha iniziato a giocare a tennis da professionista.

Per quanto riguarda la scuola, Jannik Sinner ha frequentato l’Istituto tecnico economico Walther di Bolzano fino al quarto anno. Gli studi, infatti, mal si conciliavano con gli impegni sportivi che, già durante l’adolescenza, erano molto intensi. Dopo l’abbandono all’ultimo anno delle superiori, Sinner ha ripreso il percorso scolastico conseguendo il diploma da privatista.

Le parole del coach di tennis di Jannik Sinner

Con il tempo diventerà ancora più forte“. Ne è convinto coach Darren Cahill, raggiunto il giorno dopo il trionfo di Sinner al Masters 1000 di Miami da ‘Il Fatto Quotidiano’. “Jannik è un bravo ragazzo – ha proseguito – ed è un piacere lavorare con lui. In questo momento sta giocando con grande sicurezza, il livello espresso in questi giorni è stato fantastico, ma io sono certo che possa fare ancor meglio”.

La sua evoluzione, infatti, è “ancora in corso, con il tempo diventerà ancora più forte, più veloce, più saggio e furbo”. Ma adesso, ha aggiunto Cahill, è “importante riflettere sul percorso degli ultimi 6 mesi”, nei quali l’azzurro ha vinto 42 incontri su 45 portando a casa 6 trofei (compresa la Coppa Davis). “Godiamoci il momento, sta giocando ad un livello stellare e sta meritando tutto quello che gli sta accadendo”, ha concluso l’allenatore.

L’altro coach di Jannik Sinner, Simone Vagnozzi, non è potuto volare a Miami ed ha assistito alla vittoria del ‘suo allievo’ dal divano di casa. “Sta diventando un po’ come con Valentino Rossi e Alberto Tomba e non penso sia solo merito dei risultati, ma anche merito del ragazzo, dell’esempio che dà”, ha ammesso Vagnozzi a ‘La Repubblica’. “La semplicità di Jannik è contagiosa – ha continuato l’allenatore -, si fa voler bene, quindi è una bella cosa”.

“Il fatto che un ragazzo semplice sia visto da così tanti ragazzini, giovanissimi, secondo me è bellissimo – ancora coach Vagnozzi -. Perché non vedono Jannik come un qualcuno di irraggiungibile. No. Il messaggio che manda Jannik ai ragazzi è che se si lavora nella giusta direzione si possono raggiungere i sogni, e penso che questo, per i ragazzini che giocano a tennis, ma anche per quelli di tutti gli altri sport, sia il messaggio decisivo”.

“Quindi voglio ripeterlo – ha concluso Simone Vagnozzi -: quello che vedo, e che penso, è che siamo di fronte a un fenomeno e che l’atmosfera intorno a lui sia pura, bellissima. Speriamo che duri il più possibile”.