
Come funziona il cervello di un adolescente: sorpresa per i prof
Uno psicologo ha spiegato come funziona il cervello degli adolescenti e come gli adulti possano aiutare i ragazzi: l'attuale generazione è ansiosa
Álvaro Bilbao è uno psicologo spagnolo che ha cercato di spiegare come funziona il cervello di un adolescente. Lo ha fatto prima in una serie di incontri, anche con gli stessi ragazzi e non solo con gli adulti, e poi in un libro in cui ha raccontato le sue scoperte. Scoprire come funziona la mente dei teenager può aiutare tutti gli adulti di riferimento, dai genitori ai professori e presidi, ad aiutare ragazzi e ragazze ad affrontare quella che è considerata l’età più critica.
Come funziona il cervello degli adolescenti, una generazione ansiosa
Álvaro Bilbao, padre di ragazzi adolescenti, ha raccontato in un’intervista all’AGI di tenere da dieci anni conferenze nelle scuole superiori, per parlare agli adolescenti, particolarmente interessati alle tematiche affrontate dal professionista.
Lo psicologo ha raccontato: “Ogni volta che vado per una conferenza in una scuola superiore i professori e i presidi mi dicono ‘ma guarda queste tematiche non interesseranno affatto ai ragazzi‘ e poi invece viene fuori che gli interessano eccome“. Anche i genitori sono felici di questi incontri, “perché vedono che i loro figli soffrono in qualche modo e hanno bisogno di ricevere delle parole e dei consigli per aiutarli”.
Il cervello degli adolescenti di oggi, infatti, funziona in modo tale da rendere questa generazione decisamente ansiosa. Questo è dovuto “a diversi fattori. Il primo crediamo che abbia a che fare con l’introduzione e l’avvento degli schermi che fanno sì che ragazze e ragazzi abbiano un’iperattivazione a carico dei circuiti della ricompensa cerebrale, che sappiamo sono strettamente legati all’ansia”.
Lo psicologo, poi, ha anche sottolineato che i ragazzi “hanno ricevuto un’educazione molto gentile, molto affettuosa, molto amorevole, ma senza disciplina, senza capacità di attesa e con poca capacità di persistenza, con poca tenacia. I social network da parte loro provocano una necessità di paragonarsi continuamente ad altri, ma non ad altre persone ‘normali’, ma a persone con le quali non è giusto paragonarsi, come gli influencer, i VIP, gli sportivi professionisti”.
Gli adolescenti sentono “maggiori aspettative, maggiori esigenze, si sentono angosciati e sentono di avere e hanno, di fatto, una capacità di affrontare le cose minore”. Poi lo psicologo ha aggiunto: “Più che angosciati forse dovremmo parlare di agitati, nervosi, neurologicamente più attivi, più propensi all’azione“.
Il pericolo di essere genitori iperprotettivi
Lo psicologo nell’intervista si è anche soffermato a parlare del livello di iperprotezione che i genitori mettono in campo nei confronti dei loro figli adolescenti. “Abbiamo molti studi a disposizione che ci confermano, che dimostrano che maggiore la iperprotezione da parte dei genitori, inferiore è la capacità decisionale o maggiore l’insoddisfazione nei confronti delle decisioni prese“.
Uno studio, ad esempio, ha scoperto “come gli adolescenti i cui genitori che hanno ricevuto una maggiore influenza da parte dei genitori nella scelta per esempio degli studi universitari sono quelli che poi sono più insoddisfatti dagli studi intrapresi. Quindi bisogna separare bene, bisogna differenziare tra l’aiutare, sostenere e l’iperproteggere”.
Come aiutare gli adolescenti di oggi
La generazione attuale di adolescenti “ha delle difficoltà nell’orientarsi, nel trovare la strada. Perché la quantità di offerte in termini di formazione, la quantità di offerte a portata di mano con gli schermi fanno si che si sentano ansiosi”, ha spiegato il dottore, aggiungendo: “A volte un grande ventaglio, una grande gamma di possibilità davanti a noi può, benché positivo, può creare ansia“.
Come possono gli adulti aiutare gli adolescenti? “Dobbiamo sapere che cosa fanno con gli amici e che cosa fanno sui social network. È normale che gli adolescenti abbiano comportamenti a rischio, che si tratti di andare troppo forte in bici o suonare citofoni, ma questi sono comportamenti a rischio in qualche modo tollerabili e noi dobbiamo fare la massima attenzione per vedere se per caso i vostri figli si trovano all’interno di questi limiti accettabili”.
Secondo Álvaro Bilbao i genitori “non devono sentirsi colpevoli. Quello che dobbiamo fare è prestare davvero tantissima attenzione, essere molto vicino ai nostri figli e cercare di avere una conversazione il più aperta possibile”. Bisogna saper cogliere i campanelli d’allarme, come il “fatto di non conoscere i loro amici, che abbiano solo amici virtuali e che passino tantissimo tempo nella loro stanza. Se prima di dormire continuano a stare sui social, se fanno fatica a condividere tempo con il resto della famiglia, lì dobbiamo mettere dei limiti e aumentare la vigilanza”.