
Come pubblicare un romanzo: errori da evitare per prof Galiano
Il professor Enrico Galiano in un video ha svelato i 7 errori di chi vuole pubblicare un romanzo: molti li ha commessi lui stesso nella sua carriera
Molte persone si dedicano alla scrittura di storie e racconti, non avendo mai il coraggio di provarci con qualche casa editrice, che magari sarebbe interessata a pubblicare questi testi. Per tutti coloro che hanno un romanzo già scritto o che vorrebbero pubblicarne uno, il professor Enrico Galiano (scrittore e insegnante italiano classe 1977) ha pubblicato sul suo profilo Facebook un video in cui dà una serie di consigli, sugli errori da evitare. Lui stesso ha ammesso di aver compiuto tanti errori durante la sua carriera di scrittore. Per questo ha realizzato questo filmato che contiene dei consigli per tutti coloro che vogliono pubblicare un romanzo. “Premessa doverosa iniziale: sono tutti errori che ho fatto anche io per primo. Parlo per esperienza”.
Credere che il romanzo sia finito
Il primo errore individuato dal professor Galiano, laureato in Lettere e Filosofia all’Università Ca’ Foscari di Venezia, è quello di pensare che il proprio romanzo sia finito. “Anche se l’hai nominato su Word con .def, .superdefmegadefinitivo che proprio non ci voglio neanche mettere più le mani… No, non è davvero finito”.
Secondo lo scrittore serve anche uno sguardo esterno prima di definire finito un romanzo e questo consiglio ci ricollega all’errore numero due.
Far leggere il romanzo a chi ci vuole bene
Un altro errore che si commette è quello di chiedere un parere a chi ci vuole bene. “Un errore molto comune è far leggere la propria roba a qualcuno che ti vuole troppo bene. Quindi no, non devi farlo leggere a tua madre, al tuo migliore amico, perché altrimenti ti diranno solo cose belle, avranno una remora a farti notare, invece, le cose che non vanno”.
Sarebbe meglio far leggere il proprio libro a “qualcuno che non si fa problemi a dirti: Oh, qua non si capisce niente, per favore sta pagina è noiosissima”. Serve uno sguardo esterno, ma non di una persona che ci vuole troppo bene e che potrebbe non avere la giusta obiettività nel valutare il romanzo.
Non stalkerare la gente
Il professor Galiano, poi, consiglia di non stalkerare le persone, cominciando “a mandare mail a scrittori e autori famosi. Io ricevo circa 1-2 libri al giorno di gente che, appunto, mi dice con grande passione: Per favore leggi il mio libro. Come faccio? Non funziona così. Può forse funzionare al contrario. Cioè se tu stabilisci almeno un minimo di relazione, se si crea un rapporto, potrebbe essere che a un certo punto magari, se lo scrittore si rende conto che ci sai fare, ti dica: Dai mandami qualcosa che vediamo cosa si può fare”.
Scrivere una lettera di presentazione sciatta
Il manoscritto deve essere accompagnato da una lettera di presentazione. È un testo molto importante, non deve essere sciatto, come suggerito dal professore. “La lettera di presentazione, non dico che sia tutto, ma quasi. Nel senso che è quella cosa che deve accendere la curiosità. Devi lavorare più quasi alla lettera di presentazione che al libro”.
Inviare a tutte le case editrici il libro
“Errore numero 5: sparare a mitraglietta alle case editrici“. Quando pensiamo che il romanzo sia pronto, non dobbiamo cedere alla tentazione di inviarlo a chiunque: dobbiamo fare una selezione. “Io l’ho fatto questo errore. Ecco non farlo. Devi saper selezionare le case editrici, cioè scegliere quelle adatte al libro che hai scritto”.
Essere convinti di aver scritto un capolavoro
“Lo ammetto, questo è proprio mio”. Il professore scrittore ha ammesso di aver commesso questo errore: “Essere convinti di aver scritto un capolavoro. E no tesoro, no, anche se è venuto fuori benissimo, credimi, veramente, deve ancora uscire il potenziale del tuo libro”.
Sottovalutare i rifiuti ricevuti
L’ultimo errore si basa “sul famoso principio del “Eh ma Marcel Proust. Eh ma Italo Svevo“, cioè queste grandi eccezioni di autori diventati naturalmente dei classici che prima erano stati rifiutati”. Il professor Galiano spiega: “Se hai ricevuto un sacco di rifiuti, c’è un motivo. Evidentemente la roba che hai messo lì è ancora acerba. Quindi non basarti su questi casi, pochi, queste eccezioni fortunate”.