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Concorso docenti Fonte foto: ANSA

Concorso docenti 2024: domande facili? Ministero replica a accuse

Record di promossi al Concorso docenti 2024 e c'è chi ha parlato di prove troppo facili: il ministero dell'Istruzione e del Merito respinge le accuse

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Boom di promossi allo scritto del Concorso docenti 2024: sono passati all’orale l’85% dei candidati. Qualcuno ha così parlato di prove troppo facili. Il ministero dell’Istruzione e del Merito ha respinto le accuse sulle domande: ecco cosa ha detto.

Domande troppo facili al Concorso docenti 2024: le accuse

Le prove scritte del Concorso docenti 2024 proposte dal ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM), che si sono tenute nelle giornate dell’11 e del 19 marzo, erano troppo facili? Per qualcuno sì, e questo lo dimostrerebbe il numero record di promossi alla prova orale, in totale 158mila candidati, pari all’85% dei quasi 186mila che hanno sostenuto l’esame.

Alcuni organi di informazione hanno fatto dell’ironia sulle domande della prova scritta. Il ‘Corriere della Sera’, per esempio, ha puntato il dito contro il ministero dell’Istruzione definendolo “un selezionatore di manica extra-large deciso a promuovere tutti ma proprio tutti salvo i somari con gli zoccoli”. Il quotidiano ha parlato di “quesiti tanto elementari da consentire a molti di rispondere a tutte le 50 domande in un quarto d’ora per bighellonare poi nei 100 minuti a disposizione”. E ha riportato un esempio: “Da chi è redatto il Piano Didattico Personalizzato (PDP)? A) Dalla famiglia B) Dallo studente C) Dall’azienda sanitaria D) Dalla scuola. Manco Lucignolo – ancora su ‘Il Corriere della Sera’ – avrebbe potuto sbagliare. Risultato: sugli orali si scaricherà una massa enorme con tutti i rischi del caso”.

La replica del ministero dell’Istruzione sul Concorso docenti 2024

Il ministero dell’Istruzione e del Merito ha replicato duramente alle accuse: “È di tutta evidenza – si legge su una nota del dicastero – la grande superficialità di chi ha inteso giudicare il livello di difficoltà dei 650 quesiti basandosi esclusivamente sulla conoscenza del contenuto di due, tre di questi, scelti forse non casualmente fra i più semplici”. Al riguardo, si ricorda che le due giornate di prove sono state organizzate in 13 turni (3 per il concorso della scuola dell’infanzia e primaria e 10 per la secondaria). Per questo il Ministero ha parlato di 650 quesiti complessivi, ovvero 50 domande per ogni turno.

Il dicastero guidato da Giuseppe Valditara, finito nel mirino per un post su X, ha poi sottolineato come la maggior parte dei promossi al concorso abbia raggiunto risultati poco soddisfacenti, compresi tra 70 (punteggio minimo per superare la prova) e 81 punti, come per esempio il 61,2% degli aspiranti insegnanti delle scuole d’infanzia e primarie ed il 52,4% degli ammessi per le scuole secondarie. Solo lo 0,4% dei futuri maestri e lo 0,6% degli aspiranti professori di medie e superiori hanno conseguito un punteggio compreso tra 97 e 100 punti.

“Una informazione come quella apparsa su alcuni media, palesemente superficiale – hanno concluso dal Ministero dell’Istruzione -, contribuisce a creare un clima di discredito qualunquistico verso le istituzioni“.

I quiz del Concorso docenti 2024

Il ministero ha anche presentato alcuni esempi di domande per provare la difficoltà delle stesse, come riportato da ‘TgCom24’. Tra i quesiti più ‘ostici’ per gli aspiranti maestri era presente una domanda sullo studio della memoria e del problem solving in relazione alla prospettiva cognitivista e un’altra sul concetto di memoria di lavoro (working memory) proposto dallo psicologo britannico Alan Baddeley.

Secondo il MIM, anche nel concorso per i futuri docenti delle scuole secondarie erano presenti domande ‘spinose’, come quella sul significato delle funzioni esecutive o quella sul modello di memoria di Atkinson e Shiffrin.