
Cosa cercano i giovani dal lavoro? Un buon stipendio (e non solo)
Una nuova indagine evidenzia quali sono i fattori che determinano la scelta di un lavoro per i giovani: non solo lo stipendio, ma anche altri elementi
Non sono soltanto gli stipendi a guidare le scelte dei giovani in fatto di lavoro. I fattori che determinano la scelta sono cambiati rispetto al passato e a darne conferma è l’indagine “Giovani e lavoro”, promossa da Confartigianato Imprese Piemonte Orientale, Università del Piemonte Orientale (UPO) con il supporto della Camera di commercio Monte Rosa, Laghi, Alto Piemonte.
Cosa cercano oggi i giovani dal lavoro? Che siano laureati o diplomati, i giovani non sono interessati soltanto allo stipendio, ma anche ad alcuni fattori che contribuiscono a modificare il mondo del lavoro rispetto al passato.
- Quali sono i fattori che guidano la scelta del lavoro per i giovani
- Tasso di occupazione basso per i giovani: la "beffa" italiana
Quali sono i fattori che guidano la scelta del lavoro per i giovani
L’indagine “Giovani e lavoro”, redatta da Format Research e dal gruppo di lavoro UPO (formato da Eliana Baici, docente ordinario di politica economica, Carmen Aina e Samuele Poy, ricercatori), ha coinvolto un campione di mille giovani italiani tra i 18 e i 39 anni, di cui l’81% diplomato e il 16% laureato. I risultati hanno messo in chiaro un elemento importante: la retribuzione non è l’unico elemento che viene considerano dai giovani. Ci sono altri fattori determinanti che guidano le loro scelte in merito al lavoro.
A determinare la scelta del lavoro nei giovani, oltre al tema economico, “sono anche la qualità dell’ambiente di lavoro, un buon rapporto in azienda, una buona dotazione di welfare e una combinazione tra tempi di vita e di lavoro che lasci spazio alle relazioni umane e personali”, come ha spiegato la professoressa Baici e riportato dal Sole 24 Ore.
Ecco i risultati emersi dall’indagine che indicano i fattori maggiormente attenzionati dai giovani nella ricerca di lavoro:
- Retribuzione adeguata: 81,2% degli intervistati
- Condizioni di sicurezza adeguate: 74,4%
- Stabilità contrattuale (lavoro a tempo indeterminato): 66,2%
- Disponibilità adeguata di tempo libero: 65,4%
Lo studio ha anche evidenziato quali sono le principali difficoltà e gli ostacoli incontrati dai giovani nella ricerca di lavoro, che sono:
- Insufficiente esperienza del candidato potenziale: 38,9%
- Difficoltà di gestire il proprio tempo libero: 35,9%
Al contrario, tra gli elementi che potrebbero accelerare la scelta di un lavoro, troviamo:
- Accessibilità delle informazioni: 57,5%
- Supporto per la scrittura del proprio curriculum vitae: 56,6%
Tasso di occupazione basso per i giovani: la “beffa” italiana
L’indagine ha evidenziato quali sono le esigenze dei giovani nella ricerca di lavoro, facendo emergere anche quali sono gli elementi a cui le aziende dovrebbero porre maggior attenzione: “una maggiore comunicazione verso i giovani, la possibilità di trovare rapidamente informazioni su lavoro, imprese, opportunità”, ha detto la docente Baici, che ha sottolineato come oggi il tasso di occupazione giovanile in Italia sia ancora basso, rappresentando però anche “un segnale di potenzialità ancora non espresse”.
Secondo gli ultimi dati pubblicati nel Rapporto Inapp 2024, infatti, in Italia si sta verificando un paradosso: se da un lato l’occupazione italiana è aumentata negli ultimi anni, dall’altro nella fascia di popolazione dei giovani in realtà è crollata.
La crescita di persone impegnate nel mondo del lavoro è infatti legata agli over 50, mentre i giovani e le donne hanno registrato ancora numeri negativi. Una “beffa” del lavoro giovanile, che appare evidente guardando ai numeri: se nel 2004 l’indicatore degli occupati under 34 rispetto a quelli senior (50-64 anni) era in positivo di circa 11 punti percentuali, dal 2009 quel rapporto si è invertito e a fine 2020 era in negativo di circa 20 punti percentuali.
Il risultato? Nel 2004 i giovani occupati erano 7,6 milioni, mentre nel 2023 erano 5,4. Tra le cause, oltre all’invecchiamento della popolazione, anche l’allungamento degli anni di studio (con conseguenti maggiori difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro) e la cosiddetta fuga dei cervelli.
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