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Crepet: "Chi è sempre felice è idiota". Lo sfogo sull'educazione
"Non si può essere sempre felici, chi è sempre felice è un idiota": lo sfogo dello psichiatra e sociologo Paolo Crepet sull'educazione dei giovani
“Chi è sempre felice è un idiota“. Lo ha detto Paolo Crepet ospite di Giacomo Poretti a Poretcast. Durante l’intervista, lo psichiatra ha affrontato numerosi temi legati alla società odierna, come la felicità, il rapporto tra genitori e figli e l’educazione dei giovani di oggi. Lo sfogo dell’esperto: ecco le sue parole.
- Crepet: “Se uno è felice sempre è un idiota”
- L'attacco sull'educazione: "I bimbi devono poter sbagliare"
- Perché Crepet ha definito la scuola "come un aeroporto"
Crepet: “Se uno è felice sempre è un idiota”
“Lei è felice?”. È la prima domanda che Giacomo Poretti ha posto a Paolo Crepet, ospite della 22esima puntata della terza stagione del podcast Poretcast.
“Sono felice tratti a tratti, cioè a intermittenza come il cuore. Non si può essere sempre felici, uno che è felice sempre è un idiota“, ha risposto lo psichiatra. Che ha aggiunto: “Se capisci un po’ il mondo, come fai a essere sempre felice?“.
Per l’esperto, la felicità non è un sentimento costante nella vita, e così deve essere. Soprattutto perché anche il dolore è una parte molto importante dell’esistenza “che deve essere accettata”. Per quale motivo la “fragilità deve essere vista come una roba da cancellare?”, ha affermato Crepet.
L’attacco sull’educazione: “I bimbi devono poter sbagliare”
Da qui la sua riflessione sull’educazione dei bambini. Per lo psichiatra tentare di eliminare il dolore dalla loro vita, evitando che lo vivano, non è la via giusta da percorrere. Così come cercare di rendergli la “vita semplice”.
La “preoccupazione” dei genitori di oggi, definiti “iperprotettivi”, ha come conseguenza quella di non dare la possibilità ai propri figli di sbagliare e di fare esperienza. “I bambini devono poter sbagliare – ha detto -. Per cui se tu gli impedisci di fare una cosa che magari va a loro stesso danno, come cadere dalla bicicletta piuttosto che fare un’altra cretinata per esempio mangiare un chilo di marmellata, loro non impareranno e non si responsabilizzeranno”.
Lo psichiatra ha spiegato: “Se mangi un chilo di marmellata, poi stai in bagno tutta la notte, quindi capisci da te che non hai fatto una genialata. E ed è da lì che cresci, che decidi di prendere il cucchiaino e di mangiarne il giusto“.
Perché Crepet ha definito la scuola “come un aeroporto”
Paolo Crepet ha raccontato un episodio “che ha dell’incredibile”, proponendolo come un ulteriore esempio della “iperprotezione” alla quale sono soggetti i bambini di oggi. “Ho visto una scuola elementare che sembrava un aeroporto perché vanno tutti col trolley. Ma non siamo in grado di sostenere lo zainetto? E si usa il trolley perché al bambino, poverino, sennò viene la la gobba?”, ha detto con tono ironico.
Lo psichiatra ha proseguito: “Io sono della generazione della cartella, che era pesante anche da vuota, col manico di cuoio. Mi ricordo che per anni ho avuto i calli: quello era un distintivo dell’essere studente. Solo dopo sono arrivate altre cose più simpatiche, tipo l’elastico”. Ma il risultato restava lo stesso: il peso dei libri si sentiva, sempre. E “sentire il peso delle cose che fai è una metafora” che significa che “tu per fare una cosa devi affrontare la fatica. Punto e basta”, ha concluso Paolo Crepet.