
Crepet attacca sull'Italia "idiota", duro sfogo su scuola e QI
Perché per Paolo Crepet l'Italia è il secondo Paese più "idiota": il duro sfogo dello psichiatra e sociologo sulla scuola e sul QI degli italiani
Durante il suo spettacolo dell’11 aprile al Teatro Team di Bari, Paolo Crepet è stato un fiume in piena. “A voi piace questo mondo?”, ha esordito. Da lì è partito snocciolando una riflessione dietro l’altra sulla società odierna, sul rapporto genitori-figli, sulla scuola. Ma anche sulla tecnologia e su come questa sta cambiando le nostre vite, e non sempre in positivo (secondo lo psichiatra). Il duro sfogo dell’esperto sul QI e sull’Italia “idiota“: ecco cosa ha detto.
Perché per Crepet l’Italia è il secondo Paese più “idiota”
“Poco tempo fa, ho letto un articolo di Federico Fubini sul Corriere della Sera riguardo il Quoziente Intellettivo degli italiani. Cosa è emerso? Che siamo il secondo Paese più idiota tra i 30 presi in considerazione”. Lo ha detto Paolo Crepet nel corso del suo spettacolo a Bari, come riportato dal Corriere del Mezzogiorno.
L’articolo di cui ha parlato Crepet contiene una riflessione sui risultati di Piaac 2024, la rilevazione Ocse che che misura lo stato delle competenze della popolazione adulta nei Paesi del mondo. L’indagine, pubblicata lo scorso dicembre, ha mostrato che in Italia un adulto su tre ha competenze linguistiche o matematiche insufficienti. Questo dato ha trascinato il Bel Paese in coda alla classifica europea sopra solo al Portogallo.
“Noi che eravamo lo Stato di geni come Caravaggio, Fellini, Michelangelo, adesso facciamo molta fatica“, ha proseguito Crepet. Da qui il suo attacco all’IA: “Siamo nell’era dell’Intelligenza Artificiale, a proposito della quale Sam Altman (tra i fondatori di OpenAI, che ha sviluppato ChatGpt) ha annunciato la volontà di realizzare un nuovo algoritmo capace di creare romanzi creativi. Ma perché deve essere tutto programmato così banalmente?”, ha polemizzato lo psichiatra.
E ancora: “Bisognerebbe provare a ingannare l’IA. Come? Con l’intelligenza umana. E l’intelligenza umana ama lo scarto, il cambiamento, la ribellione”. Solo così, secondo Crepet, si può sperare in un futuro diverso. Un futuro in cui sta a ognuno di noi scegliere se nuotare o annegare: “Lo diceva un mio professore di Harvard, ‘o nuoti o anneghi'”, ha raccontato lo psichiatra, ricordando che i grandi della storia hanno sempre puntato sulla prima opzione. Tra questi c’è Andy Warhol, “che si presentò davanti al più grande stilista come un pezzente. Ma ha nuotato, ha dimostrato di avere talento, e ce l’ha fatta”, ha affermato Crepet.
L’attacco sulla scuola di Paolo Crepet
Nel suo intervento, Paolo Crepet ha dedicato molto spazio al tema dell’educazione, parlando del ruolo dei genitori e facendo anche vari accenni alla scuola. Quest’ultima è stata introdotta con la consueta battuta degli studenti che vanno in classe con il trolley, che per lo psichiatra è la dimostrazione di come le famiglie di oggi educano i propri figli, ovvero cercando di evitargli ogni tipo di fatica. “Ormai è diventato insopportabile anche il peso fisico dei libri – ha detto -. Ma portare il peso dei libri è una chiara metafora: se vuoi vivere davvero, farai fatica. La vita è faticosa“.
E sulla scuola ha continuato: “Ci sono tantissimi genitori che accompagnano i figli a scuola anche durante gli anni della scuola superiore. Mio padre non sapeva neanche dove fosse il mio liceo”. Per lo psichiatra andava bene così perché “il liceo era una cosa mia, era il mio lavoro”.
A suo avviso oggi invece i genitori sono eccessivamente coinvolti, monitorando ogni passo dei propri figli: “Accompagniamo nostro figlio fuori dalla scuola e, appena lo vediamo varcare la soglia, apriamo il registro elettronico per capire se è stato di nuovo interrogato”, ha affermato.
Questa eccessiva protezione, che per Crepet si riscontra anche nella tendenza a preferire “i maestri delle pacche sulle spalle a quelli scomodi” e nella registrazione nelle scuole italiane del “99,9% di promossi”, conduce ad una cultura dell’accontentarsi, dove il merito e il sacrificio vengono sostituiti da un’idea di ereditarietà. “Tutto questo è come dire a un ragazzo o a una ragazza: se studi o non studi fa lo stesso, tanto erediti“, ha spiegato.
Il futuro, però, “non è da ereditare” ma “è da fare”, ha aggiunto. Per questo, secondo Paolo Crepet, per educare i giovani è fondamentale “togliere” piuttosto che “aggiungere”, affinché possano sviluppare il desiderio di raggiungere i propri sogni e non aspettare fermi sul divano che qualcosa gli venga concesso.