
Crepet ha svelato quali sono le frasi peggiori da dire ai figli
Durante il suo spettacolo a Bari, lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet ha svelato quali sono, a suo avviso, le frasi peggiori da dire ai figli
“A voi piace questo mondo?”. Ha esordito così Paolo Crepet sul palco del Teatro Team di Bari dove, venerdì 11 aprile, ha portato in scena il suo spettacolo ‘Mordere il cielo’. Nel suo monologo, lo psichiatra ha svelato le frasi peggiori da dire ai figli. Ecco quali sono.
Le frasi da non dire ai figli secondo Crepet
Come educare i propri figli? Il noto psichiatra e sociologo Paolo Crepet non ha dubbi: “Noi adulti, per i ragazzi, dobbiamo essere istruttori di volo“, ha affermato durante il suo spettacolo al Teatro Team di Bari, come riportato dal Corriere del Mezzogiorno. Secondo l’esperto, essere degli istruttori di volo per i propri figli significa sostenerli lasciandoli liberi: “Non siamo qui per mettere piombo sulle loro ali”, ha detto.
Crepet ha così spiegato il suo punto di vista evidenziando quali sono, a suo avviso, le frasi che non dovrebbero essere dette ai figli. “Prima, i nostri genitori ci dicevano: ‘Questa casa non è un albergo’. Adesso, invece, diciamo ai nostri figli: ‘Questa casa è un albergo. Rimanete qui con noi, per favore. Non andate via‘. La parola libertà è diventata una chimera – ha aggiunto lo psichiatra -. Nel dopoguerra c’era tantissima voglia di fare, quello è stato il tempo dei capolavori del cinema arditi e provocatori. Oggi, al contrario, insegniamo ai ragazzi a vivere in comfort zone, in comodità: divano, maschera, vision pro, Playstation, ‘stai tranquillo amore mio‘. Quando sentite ‘amore mio’, scappate”.
Secondo lo psichiatra, frasi come ‘Questa casa è un albergo’ o ‘Stai tranquillo amore mio’ trasmettono un messaggio di dipendenza e mancanza di responsabilità. Al contrario, per Crepet i genitori dovrebbero incoraggiare i figli a prendersi cura di se stessi e a sviluppare la propria autonomia.
Il monito “badati“, che la nonna di Crepet usava per esprimere fiducia nelle capacità del nipote, per l’esperto è un esempio di come i genitori possano comunicare ai figli che sono in grado di affrontare le sfide della vita. Solo così, ha detto, impareranno a cadere e a rialzarsi con le loro forze: “È necessario insegnargli a perdere facendoli giocare liberamente – ha spiegato -. Ogni partita persa, rafforza. Chiedetelo a Sinner se e quanto sia utile perdere”.
L’attacco di Crepet ai genitori sulla scuola
A proposito di educazione, nel monologo di Paolo Crepet non è mancato un accenno al tema scuola: “Vedo tantissimi bimbi entrare a scuola con il trolley – ha esordito lo psichiatra -. Ormai è diventato insopportabile anche il peso fisico dei libri. Ma portare il peso dei libri è una chiara metafora: se vuoi vivere davvero, farai fatica. La vita è faticosa”.
L’esperto ha proseguito dicendo di vedere con preoccupazione il fatto che molti papà e mamme accompagnino i propri figli a scuola anche durante gli anni delle superiori. “Mio padre non sapeva neanche dove fosse il mio liceo – ha raccontato -. Secondo lui il liceo era una cosa mia, era il mio lavoro. Lui faceva il medico e io non entravo nelle sue questioni lavorative, così io andavo a scuola e lui non si intrometteva nelle mie faccende”.
Una volta lasciato il figlio a scuola, ha continuato Crepet, “apriamo il registro elettronico per capire se è stato di nuovo interrogato da quell’insegnante a distanza di poco tempo rispetto alla precedente interrogazione. E poi registriamo il 99,9% di promossi. Preferiamo i maestri delle pacche sulle spalle, a quelli scomodi“.
E ha spiegato: “Tutto questo è come dire a un ragazzo o a una ragazza: se studi o non studi fa lo stesso, tanto erediti. Il futuro, però, non è da ereditare. Il futuro è fare. I soldi non possono comprarti l’amore, i sogni. Al contrario, i sogni a volte fanno arrivare i soldi. Bisogna desiderare, cioè volere qualcosa che non si possiede. Ecco perché per educare è necessario togliere, non aggiungere. Solo così si allena al desiderio“, ha concluso Paolo Crepet.