Salta al contenuto
Julio Velasco Fonte foto: ANSA

Disagio giovanile, genitori e scuola: la lezione di Julio Velasco

Il ct delle azzurre oro alle Olimpiadi di Parigi ha espresso il proprio punto di vista sui problemi di giovani e genitori di oggi: cosa ha detto

Francesca Pasini

Francesca Pasini

SEO CONTENT WRITER

Content Writer laureata in Economia e Gestione delle Arti e delle Attività Culturali, vivo tra l'Italia e la Spagna. Amo le diverse sfumature dell'informazione e quelle storie di vita che parlano di luoghi, viaggi unici, cultura e lifestyle, che trasformo in parole scritte per lavoro e per passione.

Si torna sul tema del disagio giovanile e sui genitori di oggi, che “parlano con gli allenatori e gli insegnanti pensando di aiutare i figli, ma sono mossi dal loro senso di colpa”. Sono le parole di mister Julio Velasco, commissario tecnico delle azzurre vincitrici dell’oro nel volley alle Olimpiadi di Parigi, pronto a tornare a guidare la squadra nel Mondiale in Thailandia di fine agosto.

Julio Velasco ha parlato di disagio giovanile e di “disagio dei genitori”, spiegando il suo punto di vista sui problemi che esistono oggi in tali categorie, fino a toccare il tema dello sport tra i ragazzi, che troppo spesso diventa una ricerca spasmodica della vittoria e dei primi risultati in classifica.

Il problema del disagio giovanile spiegato dal mister Julio Velasco

Ricollegandosi al discorso di fine anno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha chiesto di ascoltare il disagio dei giovani, Julio Velasco ha espresso il proprio punto di vista, basandosi sulla sua lunga carriera nel mondo della pallavolo e, in particolare, nei settori giovanili.

Secondo il ct dell’ItalVolley, intervistato di recente dal quotidiano ‘La Repubblica’, i ragazzi di oggi in realtà non sono cambiati, ma piuttosto “è cambiato il mondo, è cambiata la velocità di cambiamento del mondo“.

A proposito del disagio giovanile, si tende a dare spesso colpa al web e ai social, ma secondo il mister il problema principale sarebbe un altro. “Faccio parte della generazione di rottura, quella degli anni Sessanta, quando contestavamo il sistema – ha affermato Velasco -. Anche allora gli adulti criticavano tante cose che, secondo loro, ci avrebbero reso peggiori. Ora non so se il web aumenta la stupidità, ma so che aumenta la possibilità di accedere a certe cose, di imparare a farle, di esprimerti se vuoi cantare o suonare”.

Ecco quindi quale sarebbe il problema secondo l’allenatore della nazionale femminile di pallavolo: “Trovo ingeneroso dire che i giovani hanno poca voglia di fare: il problema è che fanno troppe cose, il corso di inglese, l’allenamento sportivo, lo studio, e hanno poco tempo davvero libero, per la noia e l’ozio creativo”, ha spiegato il mister.

Nel corso dell’intervista, a proposito dei giovani, Velasco ha aggiunto che “nella maggior parte dei casi sanno risolvere le cose e hanno meno paura di cambiare perché non hanno molto da perdere“. Quindi ha sottolineato che “c’è chi attraversa momenti difficili, ma spesso questi momenti fanno parte dei problemi comuni a tanti ragazzi. Non tutto è patologico”.

“I genitori sono cambiati”: qual è il problema secondo Julio Velasco

Secondo Velasco, piuttosto che i giovani, ad essere cambiati sarebbero i genitori, “forse per il senso di colpa di non poter stare tanto a casa”.

Si tratterebbe di un senso di colpa che li porta a voler proteggere i figli dall’insoddisfazione e dalla delusione: “Oggi i genitori hanno paura della frustrazione dei figli, pensano che la frustrazione o i traumi danneggino la loro anima per sempre. La storia dimostra che non è così: altrimenti dopo la guerra, con una generazione cresciuta tra bombe e miseria, cosa sarebbe dovuto succedere?”.

Per l’allenatore si continua a tentare di evitare che i figli soffrano e per questo i padri e le madri “intervengono troppo. Parlano con l’allenatore, parlano con l’insegnante. Per aiutarli, ovviamente, ma non capiscono che ciò che ti rende forte è un buon sistema immunitario. Per costruirlo, però, devi anche ammalarti e superare il virus. E lo devi superare tu, da solo”.

Tanti sostengono il paradigma secondo il quale se i genitori non intervengono allora significa che non si prendono abbastanza cura dei figli. Ma secondo Velasco non è così: “Mia madre, quando ci diceva che dovevamo arrangiarci, lo usava come metodo. Perché quando la mano del genitore ti molla come fai?”.

Inoltre, i genitori userebbero i figli “come specchio narcisistico”. In che modo? “Per avere conferme su di loro – ha chiarito il ct -. I figli ti devono piacere perché sono tuoi, non perché sono i migliori. Non c’è un ranking: tuo figlio non vale solo se arriva in alto, altrimenti è un fallito. Quando un genitore dice ‘mio figlio è bravo ma non lo capiscono’, sta tranquillizzando se stesso. ‘Non è colpa sua’ vuol dire ‘non è colpa mia'”.

Basandosi sulla propria esperienza da mister delle giovanili di volley, che l’ha portato a confrontarsi spesso con i genitori, Julio Velasco ha espresso il seguente pensiero: “Si riflette poco su che tipo di genitori siamo. Più che parlare del disagio dei figli, parlerei del disagio dei genitori“. Sembra infatti che non ci sia spazio per questa analisi perché “l’opinione pubblica vive in modo frenetico, c’è sempre un fatto che va commentato, un’altra urgenza che merita attenzione. Non c’è un luogo e un tempo di riflessione sull’aiuto che serve”, ha aggiunto Velasco.

Giovani e sport: “La vita non è un campionato”

Lo sport è importante per la crescita dei giovani, ma mister Velasco pone l’attenzione sulle esagerazioni: “Se viene trasformato in una lente per guardare alla vita, non fa bene. La vita non è un campionato. Se anche la musica o l’arte diventano una classifica, come nei talent, può anche essere divertente, ma applicando lo schema in modo rigido diventa un po’ mostruoso”.

“Van Gogh sarebbe retrocesso e solo da morto avrebbe vinto la Champions”, ha concluso il ct delle azzurre pronte a tornare in campo per il Mondiale in Thailandia.