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Insegnante e operaio Fonte foto: iStock

Quanto guadagna un insegnante in Italia: confronto con un operaio

Nuova polemica di Anief sugli stipendi dei docenti: ecco quanto guadagna un insegnante in Italia e il confronto con il salario di un operaio

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Gli stipendi degli insegnanti italiani sono tra i più bassi dei Paesi Ocse. A dirlo è il rapporto ‘Education at a glance 2024’, pubblicato il 10 settembre scorso dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che ha generato numerose polemiche. L’Anief (Associazione nazionale insegnanti e formatori) ha sottolineato che negli ultimi 30 anni il salario medio di un docente è diventato più basso di quello di un operaio. Quanto guadagna un insegnante in Italia: il confronto.

Confronto tra i salari di docenti e operai

Negli ultimi 30 anni gli stipendi dei docenti sono diventati più bassi di quelli degli operai“. A parlare è il presidente nazionale di Anief Marcello Pacifico.

“A causa dei blocchi di contratti, degli aumenti limitati e del caro-vita, negli ultimi 30 anni gli stipendi degli insegnanti italiani sono stati praticamente dimezzati – ha spiegato -. Oggi un docente percepisce una busta paga più bassa di un operaio”.

Come riportato dal sindacato, se nel 1993 lo stipendio lordo di un operaio edile era di 1,3 milioni di lire e un docente della scuola secondaria percepiva 2,2 milioni di lire, nel 2023 i numeri cambiano, e “di molto”, ha sottolineato il presidente. Secondo i dati riportati da Anief, lo stipendio lordo di un operaio edile è passato a 1.600 euro, mentre quello di un docente delle scuole medie e superiori si è fermato a 1.500 euro. Per questo servono “scatti stipendiali automatici più numerosi e ravvicinati nel tempo”, ha aggiunto Pacifico.

Il sindacato ha poi ricordato che anche in Francia i compensi iniziali degli insegnanti risultano “non altissimi”, ma “non certo ai livelli sotto la soglia della dignità che vengono assegnati nel nostro territorio nazionale”. Nel paese transalpino, come “scriveva qualche mese fa ‘Le Monde’, lo stipendio degli insegnanti, pur risultando in decrescita, si colloca sempre ben al di sopra di quello di un operaio edile”, hanno puntualizzato da Anief.

“Valore della busta paga dimezzato in 10 anni”

“I governi italiani negli ultimi decenni hanno fatto a gara per tenere bassi i compensi dei nostri docenti – ha proseguito Pacifico -: soltanto a parole hanno denunciato la scarsa valorizzazione del corpo docente, come pure del personale Ata, senza però mai produrre interventi strutturali, senza mai collocare questi lavoratori in un contesto contrattuale tutelato, senza mai pensare di allineare la spese pubblica nazionale per l’Istruzione rispetto al Pil”.

“Un insegnante in Italia nel 1993 guadagnava 29 milioni di lire all’anno – ha specificato il sindacalista -. Per quale motivo lo stesso docente nel 2023 ha perso metà stipendio, visto che va a prendere in media 29mila euro?”. Questo significa che negli ultimi 30 anni il personale della scuola “ha perso quasi metà del valore della busta paga”. Nel medesimo periodo, ancora Pacifico, “un operario edile ha avuto invece quasi raddoppiato lo stipendio. E anche il salario minimo è di fatto raddoppiato per gli altri lavoratori del Paese”.

“Il costo della vita si va ad aggiungere al problema di chi, nella scuola, prende stipendi ai quali mancano annualmente quasi 5mila euro rispetto alla media della Pubblica amministrazione e in ritardo abissale rispetto ad altri Paesi europei come la Germania o i Paesi scandinavi”, ha concluso Marcello Pacifico.