Social vietati ai giovani in Italia: la proposta di legge
Anche in Italia c'è una proposta di legge per vietare l'uso dei social media ai giovani, nello specifico ai minori di 15 anni: ecco cosa prevede
In Australia i social sono stati vietati agli under 16. E anche in Italia è in cantiere una proposta di legge bipartisan per limitare l’accesso alle piattaforme social ai giovani. Ecco cosa prevede.
Social e minori: la proposta di legge in Italia
Social media vietati ai minori di 16 anni: l’Australia è il primo Paese al mondo ad aver previsto questo divieto per legge. Ma regolamentare l’accesso ai social da parte dei giovanissimi è una priorità per molti altri Stati, Italia compresa.
Sia alla Camera che al Senato, infatti, si sta discutendo di introdurre dei limiti all’uso dei social da parte di bambini e adolescenti.
“L’Australia ha vietato i social media agli under 16 con una legge votata da tutto il Parlamento. Possiamo farlo anche noi”, hanno commentato, come riportato da ‘LaPresse’, la senatrice Simona Malpezzi e la deputata Marianna Madia, firmatarie dei due progetti di legge (uno al Senato e uno alla Camera)
“Velocizziamo il ddl bipartisan già incardinato al Senato a prima firma Mennuni, Malpezzi e Madia e sottoscritto da altri gruppi parlamentari – hanno aggiunto -. È arrivato il momento di riconoscere un problema e cominciare ad occuparsene”.
Cosa prevede la proposta di legge sui social e i giovani
Ma cosa prevede questa proposta di legge? L’atto, denominato ‘Disposizioni per la tutela dei bambini e degli adolescenti nell’utilizzo degli strumenti digitali‘, pone l’accento sugli obblighi di identificazione dei minori, che vengono messe in capo a tutte le piattaforme social “a prescindere dal luogo di stabilimento”.
Inoltre, si stabilisce che le modalità tecniche e le procedure da seguire dovranno essere definite dall’Agcom, sentito il Garante privacy, in modo da assicurare “un livello di sicurezza adeguato al rischio e la minimizzazione dei dati personali”.
All’articolo 3 del progetto di legge, invece, si prevede la nullità dei contratti stipulati tra la società (ovvero il social) e coloro che hanno meno di 15 anni, con conseguente illiceità del trattamento dei dati personali. “I contratti conclusi tra i fornitori di servizi della società dell’informazione e i minori di anni 15 sono nulli – si legge nella proposta – e non possono costituire idonea base giuridica per il trattamento dei dati personali”.
Però è prevista una deroga: “i contratti conclusi tra i fornitori di servizi della società dell’informazione e i minori di anni 15 sono validi qualora il consenso sia stato validamente prestato, per conto dei minori medesimi, da chi esercita la responsabilità genitoriale o dal
tutore”. Questo significa che, a differenza di quanto deciso in Australia, con il consenso dei genitori gli under 15 potrebbero comunque usare i social.
L’articolo 5 invece va a disciplinare i proventi derivanti dalla diffusione via social di immagini di minori. Per prima cosa si stabilisce che la pubblicazione delle foto che ritraggono un minore di 15 anni deve essere autorizzata da un genitore o un tutore legale. Qualora la foto sia pubblicata a fini economici, se i proventi superano i 12mila euro annui, è necessaria l’autorizzazione anche della Direzione provinciale del lavoro. I guadagni, comunque, devono essere versati su un conto corrente intestato al minore e non potranno essere utilizzati dai genitori se non in casi eccezionali e previa autorizzazione giudiziaria.
Infine, l’articolo 6 prevede che i fornitori di servizi predispongono all’interno delle loro piattaforme una funzionalità che consenta ai minori di 15 anni l’attivazione istantanea di un canale di comunicazione vocale o testuale con il numero di emergenza per l’infanzia ‘114’.