
Smartphone vietati ai minori, qual è il vero problema per Floris
La riflessione del giornalista Giovanni Floris sul divieto degli smartphone ai minori: qual è il "vero problema" del rapporto tra giovani e tecnologia
Il dibattito sull’uso degli smartphone da parte dei minori è uno dei più accesi e polarizzanti nel panorama contemporaneo, dividendo l’opinione pubblica tra sostenitori di divieti più stringenti e fautori di un approccio basato su consapevolezza e regolamentazione. Anche il giornalista Giovanni Floris ha detto la sua sul tema, argomentando qual è, a suo avviso, il “vero problema” nel rapporto tra giovani d’oggi e cellulare.
- Qual è il vero "problema" degli smartphone (per Giovanni Floris)
- Floris: "Trasformare gli smartphone da pericolo a risorsa"
- Divieto degli smartphone e l'esempio del motorino: le parole di Floris
Qual è il vero “problema” degli smartphone (per Giovanni Floris)
Giovanni Floris, giornalista e conduttore televisivo, è stato ospite della puntata del 23 luglio de ‘La Torre di Babele’ di Corrado Augias su La7. Nel corso della puntata, i due hanno discusso sul tema degli smartphone e sull’uso che ne fanno le nuove generazioni.
Floris si è detto in disaccordo con l’idea che lo smartphone sia “una fonte di pericolo notevole“. La sua analisi è partita da una prospettiva storica ricordando che nel passato un timore simile ha accompagnato l’introduzione di altre innovazioni tecnologiche. Negli anni Cinquanta era la televisione a suscitare preoccupazioni, e ancora prima la radio. “I miei genitori, i miei nonni, mi dicevano sempre ‘non stare davanti alla televisione’,” ha raccontato, sottolineando come ogni generazione abbia identificato un “colpevole” per i mali del proprio tempo.
Pur riconoscendo che lo smartphone possa “riconfigurare in qualche modo la testa delle ultime generazioni”, Floris è convinto che il vero nodo della questione non sia lo strumento in sé, ma il “contesto in cui questa riconfigurazione prende atto”. Il problema, secondo Floris, non è l’esistenza di questa “potente tecnologia”, ma la mancanza di strumenti adeguati per gestirla.
Floris: “Trasformare gli smartphone da pericolo a risorsa”
Parlando del libro di Jonathan Haidt ‘La generazione ansiosa. Come i social hanno rovinato i nostri figli’, Floris ha spiegato: “Lui (Haidt) dice che è come se i nostri ragazzi fossero i primi che nascono su Marte: noi non ne sappiamo nulla, non abbiamo gli strumenti. Il problema è quello, che non abbiamo gli strumenti, non che esista Marte. Io son cresciuto su Giove rispetto ai miei genitori. E i miei genitori figuriamoci, rispetto ai loro genitori sono vissuti su Venere. Ognuno ha sconvolto il mondo del precedente, c’è sempre stato un colpevole“.
Quel “colpevole”, ha proseguito, oggi è lo smartphone: “È vero, è pericoloso e deve essere utilizzato bene. Ma è vero anche che ha salvato le nuove generazioni durante il Covid, quando erano chiuse in casa: gli ha dato la socialità“.
Floris ha poi citato il suo professore di Economia all’università che diceva che ‘tutto quello che è inevitabile deve diventare auspicabile’. “Allora, i telefonini non li facciamo esplodere in tutta Italia, è meglio utilizzarli”, trasformandoli da “pericolo a risorsa”.
Divieto degli smartphone e l’esempio del motorino: le parole di Floris
Partendo dal dato di fatto che “lo smartphone c’è” ed è ormai onnipresente nella vita quotidiana di ciascuno di noi, Floris ha affrontato la questione dei divieti e della regolamentazione. L’idea di far mettere lo smartphone nello zaino durante le ore di scuola “probabilmente è una buona idea”, ha ammesso aggiungendo però che questo, a suo avviso, non risolve il problema alla radice. “Il ragazzino poi esce da scuola e lo ha in mano, e ha dei genitori che lo hanno sempre in mano”.
Il giornalista ha aggiunto: “L’esistente è inevitabile in qualche misura. Quello che si può fare è da una parte regolare, dall’altra informare. Ma per far questo non servono dei figli, servono dei genitori”, ovvero una comunità adulta, compresa la politica.
Per illustrare la sua posizione, Floris ha utilizzato l’esempio del motorino. Negli anni della sua giovinezza, i motorini potevano essere guidati “senza casco, in due, non c’era la targa”. Nonostante i pericoli evidenti, non furono aboliti. Al contrario, la soluzione fu “addomesticarli”. Successivamente “hanno creato l’obbligo del casco, ci hanno dato la targa, hanno reso obbligatorio il patentino”.
Allora, “quello che c’è fa paura se non è, in qualche misura, addomesticato“. La stessa logica, dunque, secondo lui dovrebbe essere applicata al telefonino. Invece di proibirlo indiscriminatamente, a suo avviso è necessario trovare “una via per addomesticarlo” per far sì che “non sia un pericolo ma magari una risorsa”.
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