
Crepet all'attacco su social e smartphone: "Dovrebbero tacere"
"Dovrebbero tacere": con chi ce l'ha (e perché) Paolo Crepet, che torna all'attacco contro l'uso di smartphone e social da parte dei giovani
La questione dell’impatto degli smartphone e dei social sulle nuove generazioni è un argomento molto discusso all’interno del dibattito pubblico. Alcuni Stati hanno già previsto delle misure per limitare l’uso dei cellulari da parte di ragazzi e ragazze. In Italia il divieto fino alle scuole medie è stato esteso, a partire dal prossimo anno scolastico, anche alle superiori. Questa decisione ha incontrato il favore del noto psichiatra e sociologo Paolo Crepet. In un’intervista, parlando del rapporto tra giovani e smartphone, ha detto: “Dovrebbero tacere”. Ma con chi ce l’ha? E perché?
- Cos'ha detto Crepet su social e smartphone a scuola
- Chi "dovrebbe tacere" secondo Crepet
- Smartphone e social, perché Crepet parla di "egoismo genitoriale"
Cos’ha detto Crepet su social e smartphone a scuola
Intervistato da Il Messaggero, il professor Paolo Crepet ha espresso con chiarezza la sua posizione sulle restrizioni all’uso di smartphone e social network, soprattutto in ambito scolastico. Per lo psichiatra, questi interventi sono necessari perché “è un dato di fatto ormai che i pericoli ci siano – ha affermato -. Non è che l’Australia ha introdotto queste misure perché ce l’ha con chissà chi, come pure la Francia. Semplicemente, hanno preso in considerazione l’enormità delle conclusioni di ricerche che testimoniano evidenti danni cognitivi e relazionali“.
La sua posizione è dunque in linea con le decisioni prese da altri Paesi e con l’annuncio del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara riguardo lo stop all’uso dei cellulari anche alle scuole superiori. Crepet ha manifestato pieno accordo con l’iniziativa del ministro, sottolineando come non vi sia “nessun intento punitivo, piuttosto migliorativo“.
Chi “dovrebbe tacere” secondo Crepet
“Lo Stato italiano, per fortuna, non può intervenire su come e cosa dire, su come fare i genitori. Può dire però come comportarsi a scuola“, ha aggiunto. Dalla decisione di vietare i cellulari a scuola “potrebbe scaturire una discussione, anche un aiuto ai genitori incerti, che non sanno cosa fare”. Mentre “i detrattori dovrebbero tacere“, ha sentenziato, perché “ci sono motivi, dati scientifici per essere preoccupati”.
Per Crepet, di fronte all’evidenza dei “danni cognitivi e relazionali” testimoniati da numerose ricerche, ogni obiezione o resistenza al cambiamento appare ingiustificata e irresponsabile.
Smartphone e social, perché Crepet parla di “egoismo genitoriale”
Crepet ha continuato: “Credo che non debba prevalere l’egoismo genitoriale che pensa: io voglio che tu abbia il cellulare perché voglio sapere dove sei alle 23.12″. E ha specificato che, a suo avviso, questo è il comportamento di “un perfetto egoista che non ha nulla a che vedere con una buona educazione“.
Tuttavia, secondo lo psichiatra, “il fenomeno è molto più grande e preoccupante” perché “riguarda gli interessi delle più importanti aziende mondiali che sono dietro la tecnologia digitale”. Crepet ha così richiamato l’attenzione su un episodio: “Dopo che la commissione d’inchiesta del Senato americano, un anno e mezzo fa, ha chiesto conto ai responsabili di Instagram di ciò che era emerso da una serie di indagini, ossia che i giovani ‘collegati’ stavano peggio dal punto di vista psicologico, cosa è successo? Niente”. E, ha aggiunto, “oggi con l’IA (intelligenza artificiale) è diventato tutto più complicato”.
Crepet ha concluso la sua riflessione evidenziando che “si deve, almeno in ambito scolastico, intervenire. Siamo in un momento in cui le autorità governative, nazionali, regionali, scuole, presidi tutti, devono dire come proseguire. C’è una semplice decisione che semplice non è: far sì che i bambini non usino i social”. Per questo, “sarebbe molto importante il divieto a scuola, minimo fino alla terza media”.
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