Educazione e giovani, preside contro genitori: "Non serve Crepet"
La crisi educativa nei giovani sarebbe responsabilità dei genitori: il discorso sincero della preside Tina Gesmundo di un liceo a Bari, cosa ha detto
La crisi educativa nei giovani sarebbe colpa dei genitori, non dei social: è l’accusa della preside Tina Gesmundo del liceo scientifico Gaetano Salvemini di Bari. Parole schiette che fanno parte di un lungo discorso rivolto ai genitori presenti all’Open Day scolastico. In tale occasione, la preside ha parlato di violenza, di emergenza educativa tra i giovani e del ruolo che dovrebbero avere padri e madri. Nel farlo cita anche lo psichiatra e sociologo Crepet. Critiche rivolte anche alla “Bari Bene” e alla politica. Ecco cosa ha detto.
- La preside attacca i genitori a Bari: cosa ha detto su Crepet
- Critiche alla "Bari Bene" e alla politica
- Il rapporto famiglia-scuola secondo gli esperti
La preside attacca i genitori a Bari: cosa ha detto su Crepet
“In questa città c’è un’emergenza educativa”, sono le parole del discorso schietto e sincero di Tina Gesmundo, preside del liceo scientifico Gaetano Salvemini di Bari, in occasione dell’annuale Open Day, organizzato per presentare l’istituto ai futuri studenti e ai loro genitori, svoltosi domenica 17 novembre.
Un incontro in cui ha parlato apertamente ai presenti, senza nascondere i gravi problemi che la scuola sta attraversando nell’educazione dei giovani alunni. Nel farlo, ha ricordato il ruolo da educatori dei genitori, che ritiene responsabili della crisi educativa dei ragazzi.
“Questa scuola va molto di moda, l’anno scorso 400 iscrizioni, 400 vastasi, delinquenti, che fotografano le targhe dei professori, che sfottono un compagno per un brutto voto, perché in sovrappeso, perché troppo magra”, è iniziato così il lungo discorso della preside Gesmundo, menzionando anche i recenti fatti di cronaca e violenza che hanno avuto come protagonisti dei ragazzini.
Gesmundo ha poi chiarito: “Non c’entrano i social, c’entrate voi che sovrapponete i vostri desiderata alle vite dei vostri figli, educate a coltivare solo il mito del successo e del denaro, e quando sarete vecchi vi abbandoneranno in una casa di cura”. Successivamente, in un’intervista al ‘Corriere’, ha spiegato che ormai le famiglie hanno derogato il ruolo educativo alla scuola: “Io capisco che i genitori lavorino, però poi i figli crescono da soli. Ecco perché ho parlato delle Rsa. Se noi non educhiamo i nostri figli alla cura e al rispetto delle debolezze e delle fragilità, noi stessi saremo mandati nelle Rsa”.
“Non c’è bisogno che Crepet o Galimberti ci dicano che i genitori stiano troppo affidando alla scuola una loro incapacità educativa, lo si vede dai fatti di violenza di tutti i giorni – ha proseguito la preside -. Il body shaming verso i compagni più fragili o l’offesa verso chi prende un brutto voto, chi lo fa è un teppista nonostante i genitori della ‘Bari Bene’ gradiscano questo appellativo”.
La preside ha poi chiarito che non ci sono realmente 400 teppisti nella sua scuola, ma che esiste un problema che va affrontato: “Vorrei essere chiara, non penso di avere 400 teppisti nella mia scuola. Ma ho parlato di emergenza educativa, quella c’è. Quest’anno nelle prime abbiamo dei ragazzi particolarmente vivaci”. Il liceo Gaetano Salvemini, tra l’altro, si è confermato il miglior liceo scientifico della città di Bari, secondo la classifica Eduscopio 2024.
Critiche alla “Bari Bene” e alla politica
Il discorso diretto della preside del liceo Salvemini ha poi preso di mira la “Bari Bene” e la politica. Critiche per le famiglie altolocate della città di Bari che approfitterebbero di favori politici per intervenire sull’operato della scuola.
“Poi ci sono quelli della Bari Bene che mi fanno chiamare dagli assessori regionali per raccomandare i figli, i padri innamorati dell’indirizzo sportivo pensando di avere in casa dei calciatori, quelli del Cambridge che camminano con la puzza sotto al naso”, ha raccontato Gesmundo, concludendo con un invito diretto ai genitori: “Se dovete venire qui a fare tutte queste cose, andate altrove. E in ogni caso ascoltate i vostri figli, insegnate la cura, non a coltivare sogni di gloria e di ricchezza”.
Intervistata dal ‘Corriere’, la preside ha spiegato: “I figli della Bari bene vengono con l’idea che chi si iscrive al corso Cambridge possa fare i viaggi d’istruzione, cosa che io non consento. Non possiamo pensare di fare le crociere o esperienze all’estero se nella stessa classe ci sono ragazzi che arrivano da famiglie con problemi a pagare le bollette”. E ha aggiunto: “Io credo che qualcuno debba dire queste cose. E ancora, dobbiamo considerare che l’80% degli studenti che si iscrivono al liceo scientifico sportivo poi non diventano Sinner o qualche altro calciatore di fama. Noi dovremmo essere più equilibrati”.
“Io a chi si vuole iscrivere in questa scuola devo dire la verità, non vendo detersivi e non sono sul mercato”, ha spiegato Gesmundo raccontando alcuni episodi che hanno visto protagonisti gli studenti: “Ho le foto di ragazzi che hanno immortalato le targhe delle auto dei professori o che filmano i docenti durante la lezione, un atteggiamento inaccettabile. Sono segnali di disfunzione – ha proseguito -. Che vogliono fare? Tagliare le ruote? E se questo mi sorprende, a colpirmi ancora di più sono le famiglie che hanno derubricato tutto a ragazzate. Non so come si possa accettare che questo accada”.
In merito alle raccomandazioni richieste dalla politica, la preside ha infine spiegato: “Mi ha scritto un assessore regionale per annunciarmi l’arrivo di un genitore, è una cosa che non ha alcun valore per me. Io ho una mail istituzionale, chi mi scrive viene ricevuto entro la fine della settimana. Non serve nessuna intermediazione, non mi interessa che sia un notaio o un operatore ecologico, sono genitori di alunni della mia scuola. Li ricevo tutti”.
A tal proposito, ha chiarito che le raccomandazioni della politica non riguardano la valutazione finale, ma “per agevolare i ragazzi in fase di iscrizione al Salvemini”.
Il rapporto famiglia-scuola secondo gli esperti
Il dibattito sul rapporto tra famiglia e scuola continua ad essere al centro dell’attenzione di insegnanti ed esperti. Il pedagogista Daniele Novara ha di recente affrontato questo tema, spiegando che a scuola ormai “non abbiamo più soltanto gli alunni ma, per ognuno di loro, abbiamo anche 2 genitori e la loro ombra più o meno lunga”.
Lorenzo Varaldo, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Sibilla Aleramo di Torino, ha inoltre riferito che il problema sta nella confusione dei ruoli: “La famiglia è la sede primaria dell’educazione, la scuola è la sede dell’elaborazione della conoscenza“. Se i due ruoli “non vengono tenuti distinti, si crea il cortocircuito”.