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In Italia non si legge Fonte foto: iStock

In Italia non si legge più, ma è polemica sul motivo

In Italia non si legge più, come sottolineato dai dati Istat, ma è polemica sul motivo: sui social network si è aperto un vero e proprio dibattito

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

In Italia non si legge più: secondo i dati Istat, circa il 60% degli italiani non legge neanche un libro all’anno. Sui social, la pubblicazione dei dati sulla lettura nel Belpaese ha aperto un vero e proprio dibattito, ed è scoppiata la polemica sul motivo che spinge le persone a leggere sempre meno.

Quanti sono gli italiani che (non) leggono

Come sottolineato dall’Istat, il 2022 ha segnato un record negativo per quanto riguarda la lettura: in quell’anno solo il 39,3% degli italiani con 6 anni e più hanno dichiarato di aver letto almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali (erano il 40,8% nel 2021). Nel 2023, pur restando bassa, è aumentata leggermente la quota di lettori di libri, passando dal 39,3% al 40,1%. Tra questi, il 43,7% ha letto fino a 3 libri durante l’anno, mentre i ‘lettori forti’ (12 o più libri letti in un anno) sono il 15,4%. La lettura di libri è soprattutto prerogativa dei giovani (fascia d’età 11-24 anni) e delle donne.

Rispetto al 2022, nel 2023 diminuiscono i lettori dei quotidiani, che sono per lo più maschi. In entrambi gli anni, i maggiori lettori di quotidiani appartengono alla fascia d’età più adulta, 45enni e oltre.

Nel 2023 la percentuale di italiani che leggono giornali, informazioni e riviste su internet (44,2%) è rimasta stabile. Il fenomeno è più diffuso tra i maschi (46,8%, con una differenza di 5 punti percentuali rispetto alle femmine). La fascia di età più attiva è quella tra i 25 ed i 54 anni, con un picco nella fascia d’età 35-44 anni (62,1%).

Nel 2023, rispetto all’anno precedente, è rimasta costante la percentuale di persone di 6 anni e più che ha utilizzato internet per leggere o scaricare e-book. Per questo tipo di attività, si registra un vantaggio a favore delle femmine, che diventa più ampio nelle fasce d’età più giovani, in cui la lettura dei libri in formato digitale è più diffusa. Il 30,4% delle ragazze nella fascia d’età tra i 20 ed i 24 anni ha utilizzato internet negli ultimi 3 mesi per leggere o scaricare libri online o e-book, rispetto al 22,3% dei coetanei maschi.

Le regioni dove si legge di più (e di meno)

Ma quali sono le regioni in cui, nel 2023, si legge di più? Come riporta l’Istat, è il Trentino Alto-Adige la regione con più lettori, con la provincia autonoma di Trento che ottiene il primato con il 55,9% di abitanti con più di 6 anni che hanno letto almeno un libro in 12 mesi.

In generale, nel 2023 come nel 2022, le regioni del Mezzogiorno, rispetto a quelle del Nord, hanno manifestato una minore propensione alla lettura di libri con l’eccezione della Sardegna, che ha registrato una quota di lettori più elevata (38,6%). La Sicilia è la regione in cui si legge meno.

Ecco di seguito la classifica delle regioni. Le percentuali (dalla più alta alla più bassa) rappresentano la quota di persone con 6 anni e più che hanno letto almeno un libro nel 2023.

  1. Trentino Alto-Adige (52,6%);
  2. Valle d’Aosta (49,3%);
  3. Lombardia (48,4%);
  4. Friuli-Venezia Giulia (48,1%);
  5. Emilia Romagna (46,4%);
  6. Veneto (46,2%);
  7. Liguria (45,5%);
  8. Piemonte (44,8%);
  9. Toscana, Lazio (44,4%);
  10. Marche (41,3%);
  11. Umbria (39,1%);
  12. Sardegna (38,6%);
  13. Abruzzo (38,2%);
  14. Molise (33,7%);
  15. Puglia, Basilicata (28,6%);
  16. Campania (26,5%);
  17. Calabria (26,4%);
  18. Sicilia (25,3%).

Perché si legge poco: la polemica social

Il 14 agosto, il magazine online ‘Youtrend’ ha pubblicato sui social i dati sulla lettura in Italia di Istat riferiti all’anno 2022, in cui il 60% della popolazione non ha letto neanche un libro in 12 mesi. Sono stati molti gli utenti che hanno lasciato un commento, aprendo un vero e proprio dibattito sulle possibili cause del fenomeno.

“Aggiungiamo anche il fatto che, grazie alle meravigliose leggi per limitare gli sconti, chi legge deve farsi altrettanti conti in tasca e limitare gli acquisti, visti i prezzi vergognosi che hanno raggiunto i libri?”, ha scritto un utente. “Ma per favore – ha ribattuto un’altra -. Con l’investimento iniziale di un Kindle, di libri (non tutti, chiaro) ne trovi a uno o due euro, 5 quando ti dice male. Si può fare”.

La maggior parte di coloro che hanno commentato il post ha posto l’attenzione sul problema ‘qualità’: “Non dimentichiamo che tra i libri eventualmente letti c’è anche monnezza diseducativa – ha affermato un utente -. Sappiamo che tutto questo non accade per caso, è il frutto della demolizione pianificata del sistema educativo nazionale“.

“E quelli che leggono – ha proseguito un’altra -, almeno dalle classifiche, non è che leggano neppure tanto ‘bene’. Molta ‘roba’ da influencer fra il motivazionale e la mindfulness ‘de noantri’. Per non dire dei libri i cui autori hanno la pretesa di insegnarci a vivere, spesso scritti (o tradotti) pure male”.

C’è anche chi ha sottolineato che oggi esistono altri modi per fruire di contenuti culturali: “La statistica è fuorviante – ha scritto un utente -. In molti siamo passati ad altri media. Io sfrutto le 2 ore del tragitto casa-lavoro per ascoltare conferenze e lezioni di luminari, però nell’anno in corso avrò letto forse 2 libri”. Inoltre, ha aggiunto riagganciandosi alla polemica precedente: “Ci sarebbe anche da valutare la qualità dei testi”.