In Italia non si legge più, ma è polemica sul motivo
In Italia non si legge più, come sottolineato dai dati Istat, ma è polemica sul motivo: sui social network si è aperto un vero e proprio dibattito
In Italia non si legge più: secondo i dati Istat, circa il 60% degli italiani non legge neanche un libro all’anno. Sui social, la pubblicazione dei dati sulla lettura nel Belpaese ha aperto un vero e proprio dibattito, ed è scoppiata la polemica sul motivo che spinge le persone a leggere sempre meno.
- Quanti sono gli italiani che (non) leggono
- Le regioni dove si legge di più (e di meno)
- Perché si legge poco: la polemica social
Quanti sono gli italiani che (non) leggono
Come sottolineato dall’Istat, il 2022 ha segnato un record negativo per quanto riguarda la lettura: in quell’anno solo il 39,3% degli italiani con 6 anni e più hanno dichiarato di aver letto almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali (erano il 40,8% nel 2021). Nel 2023, pur restando bassa, è aumentata leggermente la quota di lettori di libri, passando dal 39,3% al 40,1%. Tra questi, il 43,7% ha letto fino a 3 libri durante l’anno, mentre i ‘lettori forti’ (12 o più libri letti in un anno) sono il 15,4%. La lettura di libri è soprattutto prerogativa dei giovani (fascia d’età 11-24 anni) e delle donne.
Rispetto al 2022, nel 2023 diminuiscono i lettori dei quotidiani, che sono per lo più maschi. In entrambi gli anni, i maggiori lettori di quotidiani appartengono alla fascia d’età più adulta, 45enni e oltre.
Nel 2023 la percentuale di italiani che leggono giornali, informazioni e riviste su internet (44,2%) è rimasta stabile. Il fenomeno è più diffuso tra i maschi (46,8%, con una differenza di 5 punti percentuali rispetto alle femmine). La fascia di età più attiva è quella tra i 25 ed i 54 anni, con un picco nella fascia d’età 35-44 anni (62,1%).
Nel 2023, rispetto all’anno precedente, è rimasta costante la percentuale di persone di 6 anni e più che ha utilizzato internet per leggere o scaricare e-book. Per questo tipo di attività, si registra un vantaggio a favore delle femmine, che diventa più ampio nelle fasce d’età più giovani, in cui la lettura dei libri in formato digitale è più diffusa. Il 30,4% delle ragazze nella fascia d’età tra i 20 ed i 24 anni ha utilizzato internet negli ultimi 3 mesi per leggere o scaricare libri online o e-book, rispetto al 22,3% dei coetanei maschi.
Le regioni dove si legge di più (e di meno)
Ma quali sono le regioni in cui, nel 2023, si legge di più? Come riporta l’Istat, è il Trentino Alto-Adige la regione con più lettori, con la provincia autonoma di Trento che ottiene il primato con il 55,9% di abitanti con più di 6 anni che hanno letto almeno un libro in 12 mesi.
In generale, nel 2023 come nel 2022, le regioni del Mezzogiorno, rispetto a quelle del Nord, hanno manifestato una minore propensione alla lettura di libri con l’eccezione della Sardegna, che ha registrato una quota di lettori più elevata (38,6%). La Sicilia è la regione in cui si legge meno.
Ecco di seguito la classifica delle regioni. Le percentuali (dalla più alta alla più bassa) rappresentano la quota di persone con 6 anni e più che hanno letto almeno un libro nel 2023.
- Trentino Alto-Adige (52,6%);
- Valle d’Aosta (49,3%);
- Lombardia (48,4%);
- Friuli-Venezia Giulia (48,1%);
- Emilia Romagna (46,4%);
- Veneto (46,2%);
- Liguria (45,5%);
- Piemonte (44,8%);
- Toscana, Lazio (44,4%);
- Marche (41,3%);
- Umbria (39,1%);
- Sardegna (38,6%);
- Abruzzo (38,2%);
- Molise (33,7%);
- Puglia, Basilicata (28,6%);
- Campania (26,5%);
- Calabria (26,4%);
- Sicilia (25,3%).
Perché si legge poco: la polemica social
Il 14 agosto, il magazine online ‘Youtrend’ ha pubblicato sui social i dati sulla lettura in Italia di Istat riferiti all’anno 2022, in cui il 60% della popolazione non ha letto neanche un libro in 12 mesi. Sono stati molti gli utenti che hanno lasciato un commento, aprendo un vero e proprio dibattito sulle possibili cause del fenomeno.
“Aggiungiamo anche il fatto che, grazie alle meravigliose leggi per limitare gli sconti, chi legge deve farsi altrettanti conti in tasca e limitare gli acquisti, visti i prezzi vergognosi che hanno raggiunto i libri?”, ha scritto un utente. “Ma per favore – ha ribattuto un’altra -. Con l’investimento iniziale di un Kindle, di libri (non tutti, chiaro) ne trovi a uno o due euro, 5 quando ti dice male. Si può fare”.
La maggior parte di coloro che hanno commentato il post ha posto l’attenzione sul problema ‘qualità’: “Non dimentichiamo che tra i libri eventualmente letti c’è anche monnezza diseducativa – ha affermato un utente -. Sappiamo che tutto questo non accade per caso, è il frutto della demolizione pianificata del sistema educativo nazionale“.
“E quelli che leggono – ha proseguito un’altra -, almeno dalle classifiche, non è che leggano neppure tanto ‘bene’. Molta ‘roba’ da influencer fra il motivazionale e la mindfulness ‘de noantri’. Per non dire dei libri i cui autori hanno la pretesa di insegnarci a vivere, spesso scritti (o tradotti) pure male”.
C’è anche chi ha sottolineato che oggi esistono altri modi per fruire di contenuti culturali: “La statistica è fuorviante – ha scritto un utente -. In molti siamo passati ad altri media. Io sfrutto le 2 ore del tragitto casa-lavoro per ascoltare conferenze e lezioni di luminari, però nell’anno in corso avrò letto forse 2 libri”. Inoltre, ha aggiunto riagganciandosi alla polemica precedente: “Ci sarebbe anche da valutare la qualità dei testi”.