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ragazzi non leggono più Fonte foto: iStock

Perché i ragazzi non leggono più: l'allarme lanciato da Oxford

L'Università di Oxford, una delle più prestigiose al mondo, ha lanciato l'allarme sui ragazzi che non leggono più: ecco perché secondo un insegnante

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Da una delle università più prestigiose al mondo è stato lanciato l’allarme: i ragazzi non leggono più. Ecco perché secondo un docente di Oxford.

L’allarme dell’università inglese

Oxford è uno degli atenei che viene sempre menzionato tra i primi posti delle classifiche delle migliori università a livello internazionale. Nonostante questo, e nonostante gli studenti siano rigidamente selezionati tra i più bravi del Regno Unito e del mondo, gli insegnanti stanno osservando che i giovani d’oggi abbiano problemi con la lettura.

Come riportato da ‘Il Corriere della Sera’, il professore Jonathan Bale, che a Oxford insegna letteratura inglese, ha lamentato alla ‘Bbc’ che una volta era in grado di dire ai suoi studenti “questa settimana facciamo Dickens, leggete per favore ‘Grandi speranze’, ‘David Copperfield’ e ‘La casa desolata'”, tutti in una volta. Oggi invece i ragazzi a stento riescono a finirne uno in tre settimane.

Ed è lo stesso docente ad individuare i responsabili di questo cambio di rotta. Secondo il prof Bale il problema sta nella una minore durata dell’attenzione dei giovani d’oggi dovuta all’uso degli smartphone, con i loro “video di sei minuti su YouTube e le iniezioni istantanee di dopamina su TikTok“.

Inoltre, l’insegnante addossa parte della colpa a programmi scolastici semplificati, che ad esempio in Inghilterra, tra i libri di John Steinbeck, vedono preferire ‘Uomini e topi’ al posto di ‘Furore’ perché è più corto.

Anche negli Usa gli universitari leggono sempre meno

Ma il problema della lettura tra i giovani non è solo britannico. Se ne parla anche in un articolo pubblicato sul nuovo numero della rivista statunitense ‘The Atlantic’: “Molti studenti – si legge – non arrivano più al college, nemmeno in college d’élite altamente selettivi, preparati a leggere libri”.

Come riportato dal magazine, Nicholas Dames, docente che insegna alla Columbia University dal 1998, ha raccontato che una sua studentessa gli ha detto che prima dell’università, nella scuola pubblica, non le era mai stato chiesto di leggere un libro intero, ma solo estratti, oppure poesie o articoli di giornale.

Vent’anni fa, le classi di Dames non avevano problemi a impegnarsi in discussioni di alto profilo su ‘Orgoglio e pregiudizio’ in una settimana e ‘Delitto e castigo’ nella successiva. Ora i suoi studenti gli dicono subito che il carico di lettura sembra impossibile.

Anche ‘The Atlantic’ punta il dito contro i dispositivi elettronici. Gli adolescenti sono costantemente tentati dai loro smartphone, che secondo Daniel Willingham, insegnante di psicologia alla University of Virginia “ha cambiato le aspettative su ciò che è degno di attenzione”.

Nel 1976, circa il 40% degli studenti statunitensi delle scuole superiori affermava di aver letto almeno sei libri per divertimento nell’anno precedente, solo l’11,5% dichiarava di non averne letto nessuno. Nel 2022 quelle percentuali si sono invertite.

E in Italia?

Cosa sappiamo sull’Italia? Gli ultimi dati Istat testimoniano che nel nostro Paese si legge sempre meno, ma sono i giovani a leggere di più. Circa il 60% degli italiani che hanno più di 6 anni ha dichiarato di non aver letto neanche un libro in un anno. Ma la quota scende sotto al 50% se si parla dei ragazzi tra gli 11 ed i 24 anni.

I lettori più assidui sono i più piccoli, gli under 14, il 57% dei quali ha letto almeno un libro in 365 giorni. Percentuale che aumenta se si considerano le ragazze (65%).

Dopodiché, a partire dai 25 anni, questa buona abitudine diminuisce, tornando a crescere solo a ridosso dei 60 anni, per poi ridiscendere nella terza età, dopo i 74 anni.