Infiltrati nelle università: l'allarme del ministero dell'Interno
Crescono le proteste studentesche per le tensioni in Medio Oriente e il ministero dell'Interno lancia l'allarme sugli infiltrati nelle università
Le manifestazioni nelle università per la crisi in Medio Oriente sono in aumento in tutto il mondo occidentale, compresa l’Italia. Dal ministero dell’Interno, presieduto dal ministro Matteo Piantedosi, è stato lanciato l’allarme sugli infiltrati nelle proteste degli atenei.
L’allarme del ministero sugli infiltrati nelle università
Il 13 maggio al Viminale, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha presieduto, alla presenza del ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, una riunione del Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica. All’incontro hanno partecipato anche il vicepresidente della Conferenza dei rettori delle università italiane, Francesco Bonini, ed i vertici delle Forze di polizia e delle agenzie di informazione e sicurezza. Oggetto della riunione: le manifestazioni che si stanno svolgendo in molti atenei italiani dopo la ripresa del conflitto israelo-palestinese a seguito degli avvenimenti del 7 ottobre 2023, nel corso delle quali, “solo in un numero limitato di casi, si sono registrate criticità”.
Come si legge sulla nota diffusa dal ministero dell’Interno, “anche alla luce di quanto finora emerso, è stata condivisa la necessità di proseguire con le efficaci attività di mediazione da parte dei responsabili delle università e delle Forze di polizia per prevenire ripercussioni sull’ordine pubblico“.
In questo contesto, “particolare attenzione è rivolta a impedire che soggetti estranei al mondo universitario possano infiltrarsi nelle manifestazioni al solo scopo di strumentalizzare il dissenso, alimentando forme di violenza che, per loro natura, sono incompatibili con la libera manifestazione del pensiero”, hanno proseguito dal ministero dell’Interno.
Secondo le analisi delle forze dell’ordine, come riportato da ‘Ansa’, “in più occasioni è stata infatti rilevata la presenza di anarchici e personaggi legati ad organizzazioni di resistenza palestinese”.
Dunque, occhi puntati sui prossimi appuntamenti “a rischio”: in primis, la riunione del Senato accademico dell’Università La Sapienza di Roma del 14 maggio, dove gli studenti si sono autoconvocati per un “contro-senato”.
La protesta degli studenti nelle università italiane
“In tutta Italia e in tutto il mondo è chiaro: ora è il momento di alzare la voce. La follia genocida sionista non accenna a fermarsi, le operazioni di pulizia etnica sono iniziate a Rafah e ripartite in tutta la striscia. È nostro dovere mandare un segnale forte e interrompere le connessioni con lo stato d’apartheid israeliano nelle università”. Questo è l’appello lanciato su Facebook dal Coordinamento Collettivi Sapienza, di cui fanno parte alcuni gruppi studenteschi universitari dell’ateneo romano.
“Da una settimana – si legge ancora sul post – siamo in presidio permanente per continuare a ribadire, assieme a tutta la comunità studentesca, le nostre richieste: lo stop agli accordi con la filiera bellica e le università sul suolo occupato e una presa di posizione della nostra università sul genocidio in corso”.
“La Sapienza – hanno proseguito dal coordinamento – continua tuttavia a erigere un muro di silenzio e a reprimere con la forza ogni dissenso”. E ancora: “Non lasceremo che la rettrice continui a ignorarci, per questo la invitiamo al nostro contro-senato affinché si esponga davanti a tutta la comunità studentesca”.
“Nelle università di tutto mondo si alza dalle tende il grido Palestina libera”, si chiude il post del Coordinamento Collettivi Sapienza.
In molte università italiane, così come in tanti atenei di tutto il mondo, sono stati creati dei veri e propri accampamenti studenteschi davanti alle sedi accademiche. Tende sono state montate a Pisa, Bergamo, Genova, Milano, Bologna e Torino, ma sono previsti nuovi presidi di protesta per i prossimi giorni.