
L'allarme di prof Schettini: "Povera Italia". La sfida da vincere
Il prof Vincenzo Schettini ha lanciato l'allarme sulla "nostra povera Italia": qual è la sfida che il Paese deve vincere secondo l'insegnante
Vincenzo Schettini, il vulcanico insegnante di fisica che ha conquistato milioni di follower sui social e in tv, nelle sue lezioni-show non si è mai limitato esclusivamente a dare nozioni di scienza. I suoi interventi sono sempre ricchi di riflessioni e messaggi per le nuove generazioni (e non solo). Durante il suo tour teatrale, il prof ha lanciato l’allarme sul futuro di quella che ha definito “la nostra povera Italia” spiegando qual è, a suo avviso, la sfida che deve vincere.
- Qual è la sfida che l'Italia deve vincere per prof Schettini
- Perché per Schettini l'Italia è "messa molto male"
- La lezione di prof Schettini sull'Overshoot Day
Qual è la sfida che l’Italia deve vincere per prof Schettini
Vincenzo Schettini sta per concludere il suo tour nei teatri italiani. Sabato 17 maggio andrà in scena l’ultimo spettacolo di questa stagione al teatro Petruzzelli di Bari. “Vivremo una sorta di conclusione dell’anno scolastico. La maggior parte dei messaggi di questa lezione-show è infatti dedicata agli spettatori più giovani“, ha riferito il prof a La Gazzetta del Mezzogiorno precisando che “fra gli spettatori circa il 40% hanno meno di 20 anni e il 20% meno di 10“.
Nel corso dell’intervista, Schettini ha spiegato che il suo show cambia di tappa in tappa, ma c’è un argomento ricorrente: “Lo spettacolo non ha un copione predefinito – ha svelato -. Ma particolare attenzione l’ho sempre dedicata alla sfida dell’indipendenza energetica in cui la nostra povera Italia è ancora una Cenerentola rispetto, ad esempio, alla vicina Francia che, grazie soprattutto all’energia nucleare, è davvero encomiabile”.
Perché per Schettini l’Italia è “messa molto male”
La questione energetica è strettamente collegata a quella ambientale, come ha chiarito prof Schettini in un’intervista a Il Resto del Carlino dello scorso 22 aprile. In quell’occasione ha evidenziato di essere preoccupato per il cambiamento climatico, che è “innegabile, dati alla mano -ha affermato -. Solo prendendo in esame i fenomeni violenti dal 1850 in poi vediamo un andamento che è spaventoso”.
Tuttavia, “a me preoccupa di più un’altra cosa – ha proseguito -. È che l’Italia è messa molto male, non avendo materie prime e combustibili fossili”. Eppure, ha osservato l’insegnante, “non punta come dovrebbe sul fotovoltaico e l’eolico, come molti altri Paesi stanno facendo, Cina compresa”.
Partendo da queste constatazioni, Vincenzo Schettini ha poi lanciato il suo appello: “Dobbiamo far capire ai giovani che i posti di lavoro del futuro sono lì”. Per il professore, il settore delle energie rinnovabili rappresenta un’opportunità occupazionale per il futuro dell’Italia, ma anche un modo per affrancarsi dalla dipendenza dagli altri Stati. E, soprattutto, una via per costruire un’economia più sostenibile.
La lezione di prof Schettini sull’Overshoot Day
L’ambiente è un tema che sta davvero molto a cuore a Vincenzo Schettini. Il 7 maggio, sul suo profilo Instagram, ha scritto: “Stiamo vivendo un dramma che sta avvelenando il mondo: l’eccesso“. Il prof ha pubblicato questo post in occasione dell’Overshoot day 2025 dell’Italia.
Cos’è? “Significa che in questi primi 126 giorni del 2025 abbiamo già consumato tutte le risorse naturali che il nostro pianeta sarebbe in grado di rigenerare in un anno intero – ha spiegato il fisico -. Da oggi e per i prossimi 239 giorni saremo in debito con la Terra“.
“Eppure continuiamo – ha aggiunto l’insegnante -. Continuiamo a nutrirci di fast fashion, a volere abiti che costano meno di un caffè, a confondere il superfluo con il necessario”.
In questo contesto, per Schettini la speranza per il futuro passa attraverso l’educazione delle nuove generazioni: “Possiamo ancora scegliere? Possiamo rallentare? Possiamo restituire valore alle cose, alle persone, al tempo? Sì, e possiamo fare la cosa più importante di tutte: educare i giovani a capire che il punto di non ritorno può essere trasformato nel punto di sfida, di cambiamento”, ha concluso il prof.
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