Lavoro dopo scuola: Italia Paese per imprenditrici? Il record
Dopo scuola e università, molte ragazze investono su loro stesse e diventano imprenditrici: e l'Italia segna un record nell'imprenditoria femminile
L’Italia è un Paese per imprenditrici? A dare una risposta a questa domanda è il nuovo report dell’Ufficio studi della Cgia Mestre (Associazione artigiani e piccole imprese) sul lavoro delle donne. L’indagine sottolinea che, nonostante continui ad avere il tasso di occupazione femminile più basso d’Europa, l’Italia conquista il record se si parla di imprenditoria femminile. Le informazioni contenute nella ricerca della Cgia potrebbero essere utili anche alle numerose ragazze che stanno finendo la scuola o l’università e decidono di investire su loro stesse per creare un proprio business.
- L'Italia ha il più alto numero di imprenditrici in Ue
- Che tipo di aziende guidano le imprenditrici in Italia
- Le province con più (e meno) imprenditrici: la classifica
L’Italia ha il più alto numero di imprenditrici in Ue
L’Italia presenta, in termini assoluti, il numero più elevato di lavoratrici indipendenti tra i Paesi dell’Unione europea. Lo segnala l’Ufficio studi della Cgia, che ha pubblicato un nuovo rapporto sull’imprenditoria femminile.
Nel 2023, le donne italiane in possesso di partita IVA che lavorano come artigiane, commercianti,
esercenti o libere professioniste ammontano a 1.610.000, a fronte di 1.433.100 presenti in Francia e 1.294.100 occupate come autonome in Germania.
Si tratta, hanno spiegato dalla Cgia, di “un record europeo che evidenzia ulteriormente la notevole propensione degli italiani, sia maschi che femmine, all’imprenditorialità”. Anche perché il tasso di occupazione femminile italiano continua ad essere il più basso a livello Ue (53,6% contro una media europea pari al 66,5%), complici investimenti “in misura limitata nello sviluppo dei servizi sociali e della prima infanzia” che penalizzano il lavoro delle donne.
Questa situazione, però, sta subendo un cambiamento, anche grazie all’imprenditoria. La letteratura specializzata, infatti, evidenzia almeno due fattori che spingono le donne ad intraprendere un percorso imprenditoriale:
- uno correlato alla condizione socio-economica delle stesse (situazioni di disoccupazione, tradizioni familiari o la presenza di incentivi economici inducono a considerare l’imprenditorialità come necessità);
- l’altro di tipo motivazionale. L’autoimprenditorialità si è affermata come uno degli strumenti più efficaci per riconquistare protagonismo e realizzare i propri obiettivi e aspirazioni a livello professionale, soprattutto dopo la nascita di un figlio.
Infine, l’imprenditoria femminile favorisce l’occupazione femminile. I dati proposti dalla Cgia dimostrano che le donne che fanno impresa tendono ad assumere altre donne in misura significativamente maggiore rispetto ai loro colleghi uomini.
Che tipo di aziende guidano le imprenditrici in Italia
In Italia circa il 56% delle imprenditrici italiane guida un’attività nel settore dei servizi alla persona (come parrucchiere, estetiste e tatuatrici) e nei servizi alle imprese (agenzie di viaggio, agenzie immobiliari, imprese di pulizie, noleggio di veicoli, agenzie pubblicitarie, fotografe, video maker, studi di commercialisti e consulenti del lavoro).
Quasi il 20%, invece, opera nel commercio, mentre poco più del 10% è attivo hotel, ristoranti e bar. Circa il 6% è occupato nell’industria e una medesima percentuale nell’agricoltura.
Le province con più (e meno) imprenditrici: la classifica
Sono soprattutto le province del Mezzogiorno a registrare l’incidenza percentuale più elevata di imprese a conduzione femminile sul totale delle attività presenti in ciascuna delle 105 realtà territoriali monitorate dall’Ufficio studi della Cgia (sono escluse le province di Barletta-Andria-Terni e Sud Sardegna per assenza di dati).
Al vertice della classifica nazionale c’è Cagliari con il 40,5% delle attività guidate da donne sul totale provinciale (in valore assoluto sono 13.340). Seguono Benevento con 30,5% (9.227) e Avellino con il 30,2% (11.149).
La prima provincia dell’Italia settentrionale che incontriamo nella graduatoria è La Spezia, che si colloca al 18esimo posto, con un’incidenza del 26,4% (4.582 in numero assoluto).
Se invece guardiamo la classifica nazionale in base al numero assoluto di imprese femminili, in vetta troviamo la Città Metropolitana di Roma, con 76.519 attività ‘in rosa’, pari al 22,7% del totale delle imprese presenti a livello provinciale. La capitale è seguita da Milano con 57.341 imprese femminili. Il capoluogo lombardo, però, è in coda alla graduatoria se si considera la percentuale di attività guidate da donne sul totale delle imprese, pari al 17,9%.
Di seguito la classifica delle prime 10 province in cui l’incidenza delle imprese femminili sul totale è più alta (tra parentesi la percentuale):
- Cagliari (40,5%);
- Benevento (30,5%);
- Avellino (30,2%);
- Nuoro (29,3%);
- Chieti e Bari (28,9%);
- Frosinone (28,7%);
- Foggia (28,6%);
- Grosseto (28,1%);
- Potenza e Campobasso (28%);
- Viterbo e Enna (27,9%).
Ecco invece le 10 province che chiudono la classifica nazionale (dal gradino più basso):
- Milano (17,9%);
- Trento (18,6%);
- Bolzano (18,9%);
- Reggio Emilia (19,1%);
- Monza Brianza (19,4%);
- Oristano (19,8%);
- Lodi (19,9%);
- Como (20,1%);
- Vicenza e Treviso (20,2%);
- Venezia (20,7%).