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Storia, geografia e telefonino: la lezione di Liliana Segre Fonte foto: Ansa

Liliana Segre e la lezione ai giovani: dalla storia al telefonino

La senatrice a vita Liliana Segre ha raccontato la sua esperienza ad Auschwitz e ha inviato un messaggio ai giovani: cosa ha detto agli studenti

Stefania Bernardini

Stefania Bernardini

GIORNALISTA

Giornalista professionista dal 2012, ha collaborato con le principali testate nazionali. Ha scritto e realizzato servizi Tv di cronaca, politica, scuola, economia e spettacolo. Ha esperienze nella redazione di testate giornalistiche online e Tv e lavora anche nell’ambito social

La senatrice a vita Liliana Segre ha tenuto un discorso in occasione della celebrazione della Giornata della Memoria al Quirinale, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, della premier Giorgia Meloni, e delle più alte cariche dello Stato. Condividendo il suo ricordo personale della deportazione, ha mandato un messaggio anche ai più giovani ricordando l’importanza di conoscere il passato per costruire un futuro di pace.

Il messaggio di Liliana Segre ai giovani

Liliana Segre ha raccontato che dopo l’approvazione delle leggi razziali “solo tre delle mie compagne di scuola sono rimaste mie amiche e hanno continuato a invitarmi” e che “anche la maestra fu indifferente, come il mondo intorno a me”. La senatrice era rimasta anche senza madre. Al Memoriale della Shoah a Milano ha voluto che venisse scritta la parola “Indifferenza” anche se sostiene che “nel ricco vocabolario italiano non ci sono le parole per descrivere quello che sono state le persecuzioni, i campi di sterminio”.

Segre ha perciò invitato i giovani a prestare attenzione a ciò che accade intorno a loro e a “studiare la storia, studiare la geografia e staccarsi da quella terza mano che avete e che è il telefonino“. La senatrice ha poi ricordato che l’amore ricevuto durante l’infanzia è stato una protezione fondamentale anche nei momenti più bui della sua vita.

Il racconto di Liliana Segre su Auschwitz

Durante l’intervento, Segre ha voluto condividere il racconto della sua esperienza personale. “Eravamo incerti, non sapevamo cosa fare, poi mio papà decise che saremmo scappati in Svizzera, ci preparò, ebbe un permesso dalle autorità di Como”, “non immaginavamo che una volta entrati in Svizzera, gli svizzeri ci avrebbero respinto, riaccompagnati al confine e lì arrestati“. “Avevo 13 anni e mi sembrava impossibile, io italiana, essere arrestata da italiani, così cominciò il giro delle prigioni italiane finché un giorno da San Vittore fummo portati alla Stazione Centrale, nei sotterranei della stazione dove oggi c’è il Memoriale della Shoah“.

“Con grande indifferenza della città di Milano – ha continuato Liliana Segre – il 30 gennaio del 1944 siamo stati portati su camion scoperti, tra calci e pugni di tedeschi e fascisti, fummo caricati su vagoni bestiame, con un poco di paglia per terra. Il viaggio per arrivare ad Auschwitz durò una settimana, i più fortunati erano quelli che pregavano, io no, venivo da una famiglia atea, altri piangevano, poi solo silenzio”.

“Avevo compiuto 14 anni da prigioniera, sono stata prigioniera schiava fino al Primo maggio del 1945, cose che, per ora, si studiano sui libri di storia”, ha ricordato la senatrice spiegando come la lotta per la sopravvivenza sia continuata anche dopo l’apertura dei cancelli di Auschwitz. “Vedevamo questo nervosismo dei nostri carcerieri, mi pare che nella marcia della morte siamo partiti in 58mila, degli scheletri – ha aggiunto – sentivo quelli che cadevano che non ce la facevano, allora si sentiva uno sparo, io camminavo, volevo vivere. Sono stata così amata da bambina, per i miei primi 13 anni ho avuto così tanto amore che ho avuto uno scudo fantastico che sapevo di avere anche quando avevo l’uniforme stracciata di Auschwitz”.

Chi è Liliana Segre

Liliana Segre è un’attivista e politica italiana, superstite dell’Olocausto e testimone attiva della Shoah. Cresciuta in una famiglia laica di ascendenza ebraica, a partire dal 1938 subì le imposizioni discriminatorie delle leggi razziali fasciste. A 13 anni fu arrestata e deportata al campo di concentramento di Auschwitz. Dagli anni ’90 ha iniziato a raccontare pubblicamente la propria esperienza, impegnandosi per sensibilizzare le nuove generazioni contro il razzismo e l’indifferenza.

Nel 2018 è stata nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella “per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”.