Salta al contenuto
Mense scolastiche Fonte foto: iStock

Prezzi mense scolastiche: le regioni più e meno care in Italia

Mangiare a scuola costa sempre di più: le regioni con le mense scolastiche più e meno care in Italia secondo l'indagine svolta da Cittadinanzattiva

Camilla Ferrandi

Camilla Ferrandi

GIORNALISTA SOCIO-CULTURALE

Nata e cresciuta a Grosseto, sono una giornalista pubblicista laureata in Scienze politiche. Nel 2016 decido di trasformare la passione per la scrittura in un lavoro, e da lì non mi sono più fermata. L’attualità è il mio pane quotidiano, i libri la mia via per evadere e viaggiare con la mente.

Mangiare a scuola costa sempre di più: in Italia sono infatti aumentati i prezzi delle mense scolastiche quasi ovunque. Ecco quali sono le regioni più e meno care in Italia.

Quanto costa mangiare a scuola in Italia

Nell’anno scolastico 2023/2024 le famiglie hanno speso circa 85 euro al mese per la mensa scolastica di un figlio iscritto alla scuola dell’infanzia o alla primaria, ovvero intorno ai 4,20 euro a pasto. A dirlo è la VII Indagine delle mense scolastiche di Cittadinanzattiva che, rispetto allo scorso anno, ha registrato un incremento del 3%. Ma, come è stato sottolineato dall’associazione, le variazioni sono molto differenti a livello regionale. Se infatti in Calabria è stato registrato un aumento di oltre il 26%, in Umbria è stato osservato un calo del 9%.

L’indagine è stata condotta prendendo a riferimento la famiglia “tipo” italiana, composta da 3 persone, 2 genitori e un figlio iscritto alla scuola dell’infanzia o alla primaria, con un reddito lordo annuo di 44.200 euro e un ISEE di 19.900 euro. Nel calcolo della quota annuale del servizio di ristorazione scolastica è stata ipotizzata una frequenza di 20 giorni mensili per un totale di 9 mesi escludendo eventuali quote extra annuali e/o mensili. Il Trentino Alto Adige non è presente nell’indagine, hanno precisato da Cittadinanzattiva, “poiché le 2 province autonome calcolano le tariffe su indicatori diversi dall’Isee e non comparabili con le altre regioni”.

In quali regioni le mense scolastiche costano di più

Per l’anno scolastico 2023/2024, la regione che si è classificata al primo posto tra quelle più care è stata la Basilicata con una media di 109 euro mensili, seguita dall’Emilia Romagna (107 euro) e dalla Liguria (103 euro).

La regione più economica, invece, è risultata essere la Sardegna (61 euro nell’infanzia e 65 per la primaria), preceduta di poco dell’Umbria (67 euro). Solo in 2 regioni il costo del pasto è rimasto invariato rispetto all’anno precedente (Abruzzo e Valle d’Aosta) e solamente in 4 (Basilicata, Lazio, Toscana e Umbria) è diminuito. Nelle altre, invece, sono stati registrati aumenti anche molto consistenti, come nel caso della Calabria (+26%), seguita da Lombardia (+7,5%), Molise (+7,2%), Puglia (+6,9%), Liguria (+6,83%) e Friuli Venezia Giulia (+5,9%).

Per quanto riguarda i capoluoghi di provincia, per le scuole di infanzia sono state le famiglie di Torino a spendere di più (6,60 euro a pasto), mentre per le scuole primarie quelle di Livorno e Trapani (6,40 euro). Al contrario, i costi più bassi sono stati evidenziati a Barletta (2 euro sia alla materna che alle elementari). Tra le città metropolitane, solo Roma è rientrata nella classifica delle meno care, con una media di 2,32 euro a pasto sia per la scuola d’infanzia che primaria.

Mense scolastiche carenti al Sud

Come è stato spiegato da Cittadinanzattiva, un terzo degli edifici scolastici, ossia 13.533 su 40.160, sono dotati di locale mensa. La distribuzione però non è omogenea, in quanto nelle regioni meridionali poco più di un edificio su 5 dispone di una mensa scolastica (al Centro è il 41% e al Nord il 43%) e la quota scende al 15,6% in Campania e al 13,7% in Sicilia.

La regione con un numero maggiore di scuole dotate di mensa è la Valle d’Aosta (72%), seguita da Piemonte, Toscana e Liguria dove è presente in 6 edifici su 10. In Puglia, Abruzzo e Lazio sono presenti in un edificio su 4.

“Il PNRR non viene incontro alle esigenze delle scuole del Sud, almeno non nella misura sperata”, hanno affermato dall’associazione. “Su 1.052 interventi previsti e 600 milioni di fondi stanziati, il Sud riceve – da graduatorie di giugno 2023, le ultime disponibili – la metà delle risorse, contro il 58% previsto da piano originario”.

Inoltre, “sul totale degli interventi previsti a livello nazionale, poco più della metà (541 su 1.052) prevede la costruzione di nuovi locali mensa – hanno specificato da Cittadinanzattiva -. Per il 21% si tratta di interventi di demolizione, ricostruzione ed ampliamento e per il 28% di riqualificazione, riconversione e messa in sicurezza di spazi e mense preesistenti”.