
Perché dobbiamo per forza diventare qualcosa? Risponde Galiano
Enrico Galiano ha risposto sui social alla domanda di una studentessa di 13 anni che gli ha chiesto "perché dobbiamo per forza diventare qualcosa"
Su Facebook il professore e scrittore Enrico Galiano ha raccontato un’esperienza che ha vissuto durante un incontro con alcuni ragazzini che frequentano le scuole medie. Una studentessa di soli 13 anni ha alzato la mano per fargli una domanda che lo ha lasciato davvero senza parole. Con tutta la naturalezza e la spontaneità della sua età, la ragazzina ha chiesto a prof Galiano perché dobbiamo per forza diventare qualcosa. La risposta pubblicata sui social dal docente ha lasciato tutti senza parole.
Perché dobbiamo diventare per forza qualcosa?
Enrico Galiano ha raccontato di un suo incontro con alcuni ragazzi di una scuola media di Copertino, città in provincia di Lecce, in Puglia. Dopo aver parlato, come sempre il professore ha lasciato spazio alle domande. Alcuni studenti li hanno scritti in modo anonimo su bigliettini “piegati e un po’ timidi”, ha raccontato lo scrittore. Mentre una ragazza ha alzato la mano di fronte a tutti.
“Occhiali grandi, occhi azzurri fermi, colpi di sole rossi tra i capelli, maglietta nera con il nome di una band rock che non avevo mai sentito e che – puntuale – ho già dimenticato”, ha raccontato il professore descrivendo la ragazzina. Lei non ha voluto affidarsi a foglietti e bigliettini e non ha avuto esitazioni nel porgli quella “domanda nata lì, sul momento, mentre mi ascoltava parlare”.
“Mi scusi, ma perché dobbiamo per forza diventare qualcosa?”, ha chiesto la giovane studentessa di scuola media, spiegando poi meglio cosa intendeva dire con quella domanda. “Sembra che per esistere dobbiamo per forza diventare, che ne so, un muratore, un falegname, un avvocato… qualsiasi cosa. Ma perché?”.
La risposta di Prof Galiano alla studentessa
Enrico Galiano, che è anche intervenuto sul tema dei compiti a casa, chiedendo se siano utili o dannosi, ha raccontato di aver guardato meglio la giovanissima studentessa, confermando che Alessia, questo il suo nome, aveva solo 13 anni. “In quell’istante, capisco che Alessia ha già colto qualcosa che a me sfugge ancora, ogni tanto”.
Cosa ha capito meglio di altri quella giovane ragazzina dai grandi occhi azzurri? “Che viviamo in un mondo dove sei qualcuno solo se fai qualcosa. Se produci, se ti definisci, se metti una targhetta davanti al tuo nome. Ma se semplicemente sei, allora non basti mai”.
Il professore ha spiegato: “Ci insegnano a chiederci ‘Cosa vuoi diventare?’, mai ‘Chi sei davvero?’. Ci abituano a pensare che per meritare uno sguardo, un ascolto, un posto, dobbiamo dimostrare, salire, ottenere. E così cresciamo convinti che, se non diventiamo qualcosa, rischiamo di restare invisibili”.
Enrico Galiano ha continuato, sottolineando che “viviamo in un mondo che ci guarda solo se brilliamo, ci ascolta solo se urliamo, ci riconosce solo se facciamo. Un mondo che ha fretta di definirci, di incasellarci, di darci un nome e archiviarci lì, per sempre”.
Secondo il prof, che ha dato anche un’importante lezione su Papa Francesco sui social, “dovremmo imparare da Alessia. A non starci. A ribellarci quando ci vogliono chiudere in una definizione. A difendere il diritto di non sapere ancora chi siamo. Perché a volte, restare indefiniti è l’unico modo per restare – infiniti”, ha concluso lo scrittore nel suo intervento su Facebook.