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Stipendio medio neolaureati italiani Fonte foto: iStock

Lo stipendio medio dei neolaureati in Italia è in calo

A quanto ammonta lo stipendio medio in Italia di un neolaureato, il tasso di occupazione e il confronto con l’estero: il Rapporto Almalaurea

Virgilio Scuola

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REDAZIONE

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A quanto ammonta lo stipendio medio di un neolaureato in Italia? E se si decide di cercare il medesimo lavoro all’estero quanto si viene pagati? A queste e a molte altre domande ha dato risposta l’ultimo “Rapporto Almalaurea sul profilo e la condizione occupazionale dei laureati in Italia”, presentato nell’Aula Magna dell’Università di Trieste. Lo studio, che ha coinvolto circa 660.000 studenti di 78 atenei, ha approfondito che cosa accade ai laureati a distanza di 1, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo di studio.

Quanto vengono pagati i neolaureati: stipendi in calo

Secondo i dati raccolti e inseriti nel report, “i laureati sono sempre meno disponibili ad accettare lavori a basso reddito o non coerenti con il proprio percorso”. Nel 2023, “a un anno dal titolo la quota, tra i laureati di primo e di secondo livello, di chi accetterebbe una retribuzione al più di 1.250 euro è pari al 38,1% e al 32,9%” con un calo sul 2022 “dell’8,9% e del 6,8%”.

Per quanto riguarda lo stipendio mensile netto a un anno dal titolo, in media un neolaureato di primo livello percepisce 1.384 euro, mentre quelli di secondo livello ne guadagnano 1.432. A distanza di 5 anni dalla laurea, naturalmente le paghe aumentano: 1.706 euro per i laureati di primo livello e 1.768 euro per quelli di secondo.

Paragonando la situazione con l’estero, si nota che oltre i confini nazionali le retribuzioni “sono notevolmente superiori: complessivamente, i laureati italiani di secondo livello trasferitisi all’estero percepiscono, a un anno dalla laurea, 2.174 euro mensili netti”, vale a dire un +56,1% rispetto ai 1.432 euro con cui si è pagati se si resta nel territorio nazionale. La forbice aumenta ancor più guardando ai dati di coloro che hanno un titolo di secondo livello da 5 anni: all’estero la retribuzione media è di 2.710 euro, ossia +58,7% rispetto ai 1.768 euro italiani.

L’inflazione, inoltre, ha contribuito negativamente sullo stipendio medio dei neolaureati. Nel 2023 si è verificato un calo dell’1,4% (da 1.404 a 1.384 euro) nella retribuzione mensile dei neolaureati di primo livello, e si è registrato un -0,5% nello stipendio medio dei neolaureati magistrali (da 1.439 a 1.432 euro).

Lavoro, le lauree più richieste e l’età media dei neolaureati

Nel 2023, in media, gli studenti sono arrivati a laurearsi a 25,7 anni. Il 60%, di chi ha raggiunto il traguardo è donna. Il 61,5% sono coloro che si sono laureati nei tempi previsti, cioè senza andare fuori corso. Nel dettaglio, 24,5 è l’età per i laureati della triennale e 27,1 quella per i laureati magistrali e delle lauree a ciclo unico.

Ma quali sono le lauree che promettono migliori sbocchi lavorativi? Sempre secondo il “Rapporto Almalaurea”, i neolaureati che hanno più possibilità di trovare un lavoro in fretta e coincidente con il proprio percorso accademico sono gli studenti delle facoltà di informatica e tecnologie ICT. Tante chance anche per quelli del gruppo medico-sanitario e farmaceutico, di ingegneria industriale e dell’informazione, e di architettura e ingegneria civile. Ricercati anche coloro che si sono laureati nei campi scientifici, economici e nei gruppi dell’educazione e della formazione, dell’agrario-forestale e della veterinaria.

I percorsi di studio con i quali è più difficile la ricerca di lavoro? Sono le facoltà appartenenti ai gruppi disciplinari psicologico, giuridico, letterario-umanistico, di arte e design, per i quali i neolaureati faticano di più a trovare un’occupazione.

Tasso di occupazione, donne e chi vive al Sud svantaggiati

Il report certifica una riduzione del tasso di occupazione di poco superiore all’1% tra i neolaureati. In particolare, nel 2023, il tasso di occupazione si è attestato, a un anno dal conseguimento del titolo, al 74,1% tra i laureati di primo livello e al 75,7% tra quelli di secondo livello, con un -1,3% e un -1,4 % rispetto al 2022.

Lo studio ha inoltre evidenziato ancora una volta che gli uomini trovano più facilmente lavoro rispetto alle donne. In particolare hanno il 15,2% di probabilità in più di essere occupati.

Inoltre, è stata nuovamente ravvisata una discrepanza a livello territoriale circa le chance di avere un lavoro: chi risiede al Nord ha il 20.8% di possibilità in più di collocarsi professionalmente rispetto a chi vive nel Mezzogiorno. La forbice aumenta ancor più per quanto riguarda la ripartizione geografica di studio: i laureati del Nord hanno il 39,3% in più di probabilità di essere occupati rispetto a quelli del Mezzogiorno.